Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

I Re Magi ci invitano a non aver paura di viaggiare. Intraprendere un viaggio significa mettersi in discussione, non aver paura di pensare di cambiare, essere disponibili all’ascolto e alla diversità che un (A)altro ci mette innanzi. Perché, alle volte, il viaggio più impegnativo è proprio dentro noi stessi.

I ragazzi dell’Oratorio di Santa Maria avevano preparato una recita sul mistero del Natale. Avevano scritto le battute degli angeli, dei pastori, di Maria e di Giuseppe. C’era persino una particina per il bue e l’asino. Ma quando suor Renata vide le prove dello spettacolo sbottò: “Avete dimenticato i Re Magi!”.
Enzo il regista si mise le mani nei capelli, mancava un solo giorno alla rappresentazione. Dove trovare i tre Re Magi così sui due piedi?
Fu Don Pasquale a trovare la soluzione.
“Cerchiamo tre persone della parrocchia! – disse – Spieghiamo loro che devono fare i Re Magi moderni, vengono con i loro abiti di tutti i giorni e portano un dono a Gesù Bambino. Un dono a loro scelta. Tutto quello che devono fare è spiegare con franchezza il motivo che li ha spinti a scegliere proprio quel particolare dono”.
La squadra dei ragazzi si mise in moto e nel giro di due ore erano stati trovati i Re Magi sostituti.
La sera di Natale, il teatrino parrocchiale era affollato.
I ragazzi ce la misero tutta e lo spettacolo filò via liscio e applaudito. Senza che nessuno lo potesse prevedere il momento più commovente divenne l’entrata dei Re Magi.
Il primo era un uomo di cinquant’anni, padre di cinque figli: portava una stampella. La posò accanto alla culla e disse: “Tre anni fa ho avuto un brutto incidente d’auto. Uno scontro frontale. Fui ricoverato all’ospedale con parecchie fratture. Nessuno azzardava un pronostico. I medici erano pessimisti sul mio recupero. Da quel momento cominciai ad essere felice per ogni più piccolo progresso: poter muovere la testa o un dito, alzarmi seduto da solo e così via. Quei mesi in ospedale mi cambiarono. Sono diventato umile scopritore di quanto possiedo. Sono riconoscente per le cose piccole e quotidiane. Porto a Gesù Bambino questa stampella in segno di riconoscenza”.
Il secondo Re era in verità una regina, madre di due figli. Portava un catechismo. Lo posò accanto alla culla e disse: “Finché i miei bambini erano piccoli e avevano bisogno di me, mi sentivo realizzata. Poi sono cresciuti e ho cominciato a sentirmi inutile. Ma ho capito che era inutile commiserarmi. Ho chiesto al parroco di fare catechismo ai bambini. Così ritrovai un senso alla mia vita. Mi sento come un apostolo, un profeta: aprire ai nostri bambini le frontiere dello spirito è un’attività che mi appassiona. Sento di nuovo di essere importante”.
Il terzo Re era un giovane. Portava un foglio bianco. Lo pose accanto alla culla del Bambino e disse: “Mi chiedevo se era il caso di accettare questa parte. Non sapevo proprio cosa dire, né cosa portare. Le mie mani sono vuote. Il mio cuore è colmo di desideri, di felicità e di significato per la vita. Dentro di me si ammucchiano domande, inquietudini, attese, errori, dubbi. Non ho niente da presentare. Il mio futuro mi sembra così vago. Ti offro questo foglio bianco, Bambin Gesù. Io so che sei venuto per portare speranze nuove. Vedi, io sono interiormente vuoto, ma il mio cuore è aperto e pronto ad accogliere le parole che vuoi scrivere sul foglio bianco della mia vita. Ora che ci sei Tu tutto cambierà…”.
(Bruno Ferrero, Storie di Natale, d’Avvento e d’Epifania)

Un breve riepilogo.

Nella sezione “Centro Sportivo Camillo e Peppone“:

Nella sezione “Del Vangelo di Ychai (Il postino di Cafarnao)” – Commento al Vangelo della Domenica:

Nella sezione “Pensiero creativo“:

Nella sezione “Sala dibattiti“:

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