Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Possagno (TV) – Perché le promesse vanno mantenute. In un teatro gremito di studenti, il campione di ciclismo Danilo Di Luca ritorna all’Istituto Cavanis per siglare l’accordo con il team russo Katusha di fronte agli stessi ragazzi ai quali, qualche settimana fa, disse: “Credetemi, tornerò a vincere senza scorciatoie”. Un rientro in grande stile (dopo una squalifica di due anni per doping, poi ridotta di 9 mesi e 7 giorni per collaborazione) per un campione dalla fortissima personalità, guidato da un leader carismatico qual è Andrei Tchmil – il “lupo di Roubaix” – che l’ha fortemente voluto nella sua squadra a condizioni quasi proibitive: ingaggio zero. Solo una tabella premi, perché “Danilo restituisca al ciclismo quello di cui s’è impropriamente addebitato”. Accompagnato dal suo fido scudiero-amico don Marco Pozza e dal suo legale Ernesto De Toni, Danilo è apparso a tratti emozionato nel firmare un gesto dall’altissimo valore simbolico di fronte ad una nutrita schiera di nuovi fans che a lui non chiederanno le grandi imprese della leggenda, ma uno stile di corsa e di vita all’altezza delle promesse fatte.

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Dopo l’annuncio dato in anteprima questa mattina da La Gazzetta dello Sport, su internet è tutto un tam – tam di voci che applaudono questo nuovo riscatto e voci che condannano la fiducia ad un campione che per due volte ha tradito la leggenda del grande ciclismo. Ma – parole del suo tecnico Tchmil – ragione vuole che nella nostra squadra si dia la caccia al doping e non la caccia all’uomo. Ecco perché a chi sogna il riscatto una chance va sempre data.
Una scommessa partita da lontano e che ha visto come protagonista anche don Marco Pozza, il sacerdote-maratoneta vicentino, che ha preso per mano Danilo come un fratello e gli è stato vicino fino ad entrare nella ristretta “famiglia” che ha aiutato Danilo a riprendere la strada della redenzione: «ho pianto troppo – precisa don Marco – il giorno in cui ho concelebrato ai funerali di Marco Pantani. E nel Cimitero dei Pescatori quel giorno mi promisi che non avrei più voluto vedere storie di campioni infrangersi in quel modo. M’è capitata l’occasione d’incrociare Danilo. Ci siamo guardati nel volto da uomini e ci siamo capiti. Tutto il resto è stata la conseguenza di quel gesto d’affetto, in un tempo nel quale le stelle erano divenute stalle».
Un avvocato indomito e capace, un prete dalla forza d’animo smisurata e un tecnico stimato a livello internazionale (è stato anche Ministro dello Sport della Moldavia) hanno aperto le porte del ciclismo ad un campione che chiede di ritrovarsi per poter continuare a raccontare la splendida avventura di un sogno ch’è diventato la sua ragione di vita.
Adesso la parola passa alla strada. Il debutto a Maiorca (SPA) il 6 febbraio 2011: il numero sulla schiena e si riparte. Ma, a giudicare dalla grinta che si respirava nelle parole dei protagonisti stamattina, il bello deve ancora a venire. Anche se il segreto è forse nascosto nelle parole carismatiche di questo prete che con Di Luca condivide classe e temperamento: «ai fuoriclasse genetici bisogna saperci parlare. Non basta essere capaci, occorre metterci il mordente attorno alle parole».
E questi quattro di carisma ce ne hanno da vendere. (e.l.)

Foto di FotoBolgan

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