Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

letteraZaino in spalla e domattina si riparte, carissimi ragazzi. C’è un nuovo anno che chiede d’essere abitato: forte di mattinate da scrivere, di vecchie passioni da riallenare, di mille piccoli impegni che fanno di una vita qualsiasi un’opera d’arte. Un’opera d’arte che – come direbbe Charlie Chaplin – non ammette prove generali: tutto è maledettamente in diretta. Cosicché anche uno sbaglio improvviso potrebbe diventare, per uno strano gioco creativo, l’occasione di una nuova intuizione o di una nuova scoperta che arricchisce l’umanità.
Rientrerete a scuola forti ed eleganti, pure vestiti a festa complici i regali del Natale: persino il Presidente della Repubblica quest’anno vi ha dedicato splendide parole nel discorso di fine anno. S’è forse dimenticato di illuminare anche i doveri dei giovani oltreché i diritti. Ma voi sarete così intelligenti da capire che ogni rosa ha le sue spine. Oppure tante spine hanno le rose. Eggià: finora ci siamo lamentati del fatto che le rose hanno le spine, perché quest’anno non tentiamo d’essere grati alle spine perché sanno custodire le rose? La rosa e le spine rimangono le stesse, ma la prospettiva s’inverte. Cosicché anche il mondo, guardato dall’altro versante, potrebbe apparire molto più colorato di quella vecchia anticaglia mielosa che gli adulti ci vogliono lasciare in eredità.
Immagino che anche quest’anno ci saranno tanti motivi per arrabbiarsi: la pagella di fine mese, il compito a sorpresa, la simulazione della terza prova ripetuta ad oltranza. E poi la compagna di banco bisbetica, il prof esilarante e impreparato, la bidella antipatica. La riforma della scuola. Nulla di nuovo sotto il sole dei nostri giorni perché voi lo sapete quant’è prevedibile l’uomo sin dalle sue origini. Sarà proprio questo tentativo di annoiarvi con le vecchie filastrocche – passatempo preferito di tutti coloro che hanno paura della fantasia dei giovani – a costringervi a giocare quella perla che custodite nella tasca della vostra vita: la libertà. Qualcuno – magari appartenente alla “Confraternita del Gatto e della Volpe” – continuerà a dirvi che la libertà è fare quello che si vuole, a patto che non s’invada la libertà altrui. Può anche darsi che sia vero e io glielo lascio credere, così possono continuare a dormire sonni tranquilli. Penso, però, che la vera libertà sia ancora più luccicante quando la s’immagina come la capacità di scegliere da soli l’investimento della propria esistenza, forti dei talenti trovati in accredito. Ognuno ne possiede qualcuno. Il dramma e la bellezza è che nessun uomo è la fotocopia di un altro, come nessuna opera d’arte esce mai in duplice copia dalla mano dell’artista. Tra voi c’è chi sa cantare, chi ballare, chi scrivere o colorare. Qualcun altro tiene l’arte oratoria, o forse la simpatia nelle parole. Come ci sono prof capaci dentro le aule. Ma nessun prof capace riuscirà mai a parlare ai fuoriclasse se non tiene un briciolo di carisma. Un prof capace e con carisma, invece, riuscirà a trasformare una noiosa ora didattica in un’occasione d’emozionante confronto e, magari, anche scontro. Uno scontro creativo.
L’anno appena passato c’ha lasciato un’onda di tristezza e di imbarbarimento: d’altronde allo studente s’addice più la penna Bic che il manganello, il silenzio dell’ispirazione più che il vile urlo dell’offesa, la concentrata passione più che il farsi plagiare. Torneranno i manganelli anche quest’anno, ma oso sognare che forse ce ne sia almeno uno in meno. E se quell’uno ha barattato il manganello con una penna vorrà proprio dire che la scuola è ancora il laboratorio dove s’inventano le vere rivoluzioni. Quelle di chi, libero della sua libertà, non si lascia infinocchiare da un certo modo di essere che abbiamo ereditato dalle precedenti generazioni.
Liberi di giocarvi la vita!

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