Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato
Il miglior insegnante del mondo

Lo Spirito Santo, grande atteso

Il periodo liturgico postpasquale si caratterizza per un’evidente protensione verso lo Spirito Santo, il grande atteso, preannunziato nel Vangelo ma, periodicamente, rimarcato anche nelle altre letture e, particolarmente, negli Atti degli Apostoli.

I frutti dello Spirito e l’esempio di Pietro

In particolare, il frutto maturo che possiamo cogliere è Pietro. Se prestiamo attenzione a Pietro, anche circostanziando questa osservazione esclusivamente a quanto scritto nel Nuovo Testamento da una stessa prospettiva, possiamo notare il grande cambiamento in cui incorre, tra il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli. Non è solo questione di robustezza nella fede, ma – per dire così – è proprio una limpidezza nuova la sua reale acquisizione. La sfrontata impulsività e l’ingenuo slancio protesi verso Cristo, oltre le proprie umane debolezze, con l’apporto dello Spirito Santo si tramutano in ponderata autorevolezza, che ci fa comprendere come, sotto l’influsso della grazia, diventano intellegibili anche quelle scelte di Cristo che inizialmente, parevano essere (un vero controsenso per il logos incarnato!) del tutto lontane dalla logica (umana).

Il nome di Cristo

«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4, 8-11)

“Pietra angolare” rimane uno degli epiteti cristici più memorabili e significativi1. Viene, del resto, che sia un’espressione tipicamente petrina, se il capo degli apostoli la riprende anche nella lettera che ricordiamo a suo nome (per cui, anche non avendo la certezza che ne sia strettamente lui l’autore, possiamo dire con buon grado di certezza che questa rispecchi la teologia che da lui proviene, veicolata da ambienti a lui vicini)2.

Ma, in questo discorso, assume un rilievo particolare proprio il nome di Cristo, in se stesso. Cristo è il Salvatore mandato dal Padre: nel suo ruolo è sotteso il significato proprio ed insostituibile che assume il valore del suo nome. Forse, è lontano dalla nostra mente questo pensiero. Forse, è lontano dalla mente, perché è lontano dal cuore e, nell’uomo, sentimenti, intelligenza e volontà richiedono di essere ordinati, perché ce ne possiamo servire in modo adeguato. Allora, da un piccolo libro3 potremmo rispolverare uno spunto per lasciare che la preghiera penetri il tempo del nostro quotidiano. Come per ogni amore, anche il rapporto con Dio va nutrito, con costanza. Quante volte, le distrazioni la fanno da padrone? Allora, in sincerità, come dire che “l’importante è un tempo di qualità”? Ecco perché la proposta è di pregare sempre; piuttosto, con poco. Il pellegrino russo, ad esempio, decide di ripetere: “Signore Gesù, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Non dev’essere per forza quest’invocazione: l’importante è l’obiettivo, cioè rendere familiare il nome ed il volto di Cristo, nella nostra vita. E, nonostante l’accezione, spesso negativa, che appippiamo all’abitudine, è innegabile che ci diventa familiare ciò di cui facciamo esperienza con maggiore frequenza, nella nostra vita.

Attesi, come l’atteso

È nella familiarità, poi, che ci è possibile sperimentare come il nostro vivere si riveli come l’essere attesi, in vista di un incontro. È lo Spirito Santo ad essere peannunciato ripetutamente come “veniente”, ma siamo noi ad essere “attesi”. Lo spirito Santo è – da sempre – pronto all’incontro. Siamo noi ad essere chiamati ad esserlo. Perché solo nell’incontro con colui che è, l’essere, che risiede in noi, scopre la propria più radicale appartenenza e trova “casa”.

Lo Spirito Santo: maestro e “segretario”

Ma chi è questo Spirito Santo, questa Terza Persona della Trinità, un po’ dimenticata e relegata unicamente ad essere “rispolverata” solo in vista del sacramento della Confermazione? Cosa fa lo Spirito Santo? Qualche spunto può venire dal Vangelo di Giovanni: consolatore, maestro4, ma anche colui che guida alla comprensione del futuro5. Lo spirito santo non è solo un insegnante: è un ottimo insegnante. Che istruisce, ricorda la visione di Dio sul mondo, sul tempo e sulle sue creature, ma non si sostituisce, mai e per nessun motivo, ai suoi allievi, che siamo noi, quando scegliamo di affidarci a Lui.6

Lo spirito Santo e il “pensiero di Cristo”7

Perché, quindi, è così importante il suo ruolo? In questo, ci aiuta l’apostolo Paolo. Con riferimento ad Isaia8, ce lo mostra come “pensiero di Cristo”. Se, in Cristo, abita la pienezza della divinità, in quanto Logos incarnato, possiamo allora vivere questo rapporto con lo Spirito Santo, come l’aiuto di chi si impegna, in prima persona, per favorire quella comunione, nella Trinità (resa possibile dal sacrificio di Cristo, in cui siamo continuamente riconciliati) che richiede tutta la nostra libera adesione, affinché il progetto di Dio su ciascuno di noi possa diventare concreto, nei nostri giorni e nei nostri luoghi.

Rif. Letture festive ambrosiane, nella VI domenica dopo Pasqua

Fonte immagine: Global news


1 Pietre e pietre : rimando a quest’articolo, per una riflessione specificamente su quest’espressione, anche in relazione al vangelo dell’adultera (Gv 8,1-11).
2 Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo (1Pt 2, 4 -5)
3 Racconti di un pellegrino russo: racconto anonimo, qui una delle edizioni in commercio
4 Gv 14, 25-26
5 Gv 16, 13
6 Un’ottima sintesi è presente qui, tramite le parole di don Fabio Rosini.
7 1Cor 2, 16
8 Is 40, 13-14

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