Lo Spirito, questo sconosciuto
Il Padre, in genere è associato all’Antico Testamento: per molti, è il “Dio cattivo e noioso, preso andando a dottrina”[1]. Il Figlio, invece, è quello buono, che parla di amore nel Vangelo. In questi cliché, lo Spirito Santo non trova posto alcuno, forse perché quasi un’apprensione inconsapevole dell’idea di Gioacchino da Fiore, che vede il tempo dello Spirito Santo, come l’ultima tappa di un possibile teologia della storia.
Lo Spirito Santo e la Cresima
Se chiedessi a un cattolico, per quanto poco frequentante, in genere risulta ancora presente il legame che sussiste tra Spirito Santo e Cresima: nella Cresima si riceve lo Spirito Santo. Vedo coi ragazzi delle medie che già la relazione esistente tra Pentecoste e Spirito Santo, già vacilla. La manifestazione del Paraclito nel Cenacolo[2] è per molti diventata una notizia non più alla portata.
Il multiforme universo dello Spirito
Nel dodicesimo capitolo della prima lettera ai Corinzi, l’autore dell’epistola evidenzia la grande fantasia presente nei doni che lo Spirito Santo largisce, quali il dono di parlare in lingue, di interpretarle, il dono della profezia. Paolo li chiama carismi, in quanto doni particolari che solo alcuni ricevono, ma “ad edificazione di tutti”. È qui, infatti, che si trova il fulcro della questione: l’intera varietà dei doni ha come finalità l’edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, nella carità. Perché, qualunque sia il dono meraviglioso ricevuto, “se non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”[3].
I carismi e i la varietà dei riti
L’incredibile varietà di doni che discendono dallo Spirito ha, da sempre, suggerito la riflessione che la chiesa, pur una e unica, non sia affatto uniforme. Di più, che proprio nella sua varietà risieda la sua ricchezza, come ha avuto modo di attestare anche Leone XIV, in occasione del Giubileo delle chiese orientali:
La Chiesa ha bisogno di voi. Quanto è grande l’apporto che può darci oggi l’Oriente cristiano! Quanto bisogno abbiamo di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana! E quanto è importante riscoprire, anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità (penthos), così tipici delle spiritualità orientali! Perciò è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista.
Le vostre spiritualità, antiche e sempre nuove, sono medicinali. In esse il senso drammatico della miseria umana si fonde con lo stupore per la misericordia divina, così che le nostre bassezze non provochino disperazione, ma invitino ad accogliere la grazia di essere creature risanate, divinizzate ed elevate alle altezze celesti. Abbiamo bisogno di lodare e ringraziare senza fine il Signore per questo. Con voi possiamo pregare le parole di Sant’Efrem il Siro e dire a Gesù: «Gloria a te che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. […] Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell’uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali» (Discorso sul Signore, 9). È un dono da chiedere quello di saper vedere la certezza della Pasqua in ogni travaglio della vita e di non perderci d’animo ricordando, come scriveva un altro grande padre orientale, che «il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione» (Sant’Isacco di Ninive, Sermones ascetici, I,5)[4].
I carismi e i movimenti
Nella serata odierna, si è poi svolta a Roma la tradizionale Veglia di Pentecoste, con i movimenti ecclesiali. Questo evento ci ricorda un altro aspetto della Pentecoste, sottolineato in particolare negli ultimi due secoli: la peculiarità di ciascuno di noi consente e rende lecita la possibilità che, all’interno della Chiesa, possano coesistere movimenti ecclesiali che, tramite sottolineature anche tra loro molto diverse, possano valorizzare sensibilità spirituali tra loro anche molto distanti, cosicché ciascuno possa trovare quel posto che può definire “casa”, all’interno della più grande realtà della Chiesa. Per dirla con le parole di Giovanni Paolo II, «nella Chiesa non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono un’espressione significativa. Ambedue sono co-essenziali alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù, perché concorrono insieme a rendere presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo. Insieme, altresì, mirano a rinnovare, secondo i loro modi propri, l’autocoscienza della Chiesa, che può dirsi, in un certo senso, essa stessa “movimento”, in quanto avvenimento nel tempo e nello spazio della missione del Figlio per opera del Padre nella potenza dello Spirito Santo»[5].
Lo Spirito Santo nel quotidiano
Se pensiamo, però, alla quotidianità che va oltre il sacramento puntuale della Cresima, forse la Pentecoste pare ai più una solennità lontana. Al di là del folclore locale, pare non dirci nulla. Il problema sta nell’aver accantonato la presenza dello Spirito Santo alla ricezione di un sacramento al limitare dell’infanzia, perdendone di vista la presenza quotidiana. Rara è l’esperienza dell’abitudine ad una preghiera quotidiana allo Spirito Santo (l’eccezione sono, appunto, quei movimenti ecclesiali che lo mettono al centro…). Interpellarlo sembra quasi fuori luogo. Qualche volta se ne parla, qualora la liturgia lo richieda, ma pregarlo? Una familiarità che la solennità di oggi ci invita a riscoprire, nella ferialità dei nostri giorni, perché, parafrasando una nota pubblicità, “se non è Pentecoste tutti i giorni, non è Pentecoste mai!”.
RIF. LETTURE FESTIVE AMBROSIANE, NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
Fonte immagine: Frequenza Futuro
Vedi anche: Perfetti nell’unità, diversi nei carismi
[1] Silvia lo sai, Luca Carboni
[2] Cfr. At 2
[3] Cfr. 1Cor 13, 1
[4] LEONE XIV, Ai partecipanti al Giubileo delle chiese orientali, 14 maggio 2025
[5] GIOVANNI, PAOLO II, Messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al congresso mondiale dei movimenti ecclesiali (Roma, 27-29 maggio 1998)