Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato
Jesus writes on ground

Il tempio e il monte 

La prima parte del brano liturgico evangelico ambrosiano ha funzione esemplare, nel senso che ci fa sperimentare la quotidianità della vita del rabbi di Galilea.  

Abbiamo conferma che il monte degli Ulivi non è né per lui né per i suoi seguaci una location inusitata. Appare, al contrario un luogo abituale, per la preghiera del Maestro.  

Anche il tempio gli è familiare (così come la sinagoga). Cristo, quindi, è inserito nella comunità dei fedeli ebraici, ne frequenta i luoghi, ne raccoglie le aspettative.  

Al contempo, tuttavia,  non può avere un’identificazione totale con le loro prassi e l’episodio evangelico lo mette in luce.  

«Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?» (Gv 8,4-5) 

Questa la domanda che interrompe l’insegnamento del Maestro, al tempio.  

Ma, forse, è opportuno fermarci qualche istante prima.  

La donna, messa in mezzo  

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero(Gv 8,3) 

Ecco cosa precede quella frase. Scribi e farisei “la mettono in mezzo”, senza usare giri di parole. Prendono una donna e la frappongono, ne fanno un (inconsapevole?!) “scudo umano”. Non è nessuno. Non ha volto. Non ha nome. È solo colpa. Adulterio. 

È stata colta in flagrante adulterio? Probabilmente sì. Nessuno prova a scagionarla. Ma, quel che conta è che, a loro, lei non interessa. Kantianamente parlando, la stanno usando unicamente come un mezzo e non come un fine. È un mero strumento, per un piano già iniziato. Questo episodio, infatti, è preceduto da due capitoli densi di controversie dottrinali (rispetto al preannuncio dell’Eucaristia), in cui iniziano, per Cristo, le prime minacce di morte, le prime avvisaglie di un epilogo (terreno) cruento e doloroso. 

Cristo, vero uomo  

A Cristo sì, quella donna interessa. Gli interessa il suo volto, come gli interessa ogni volto d’uomo o di donna che incrocia il suo cammino, portando con sé la propria storia, i propri timori, i propri vuoti, le proprie colpe, i propri desideri infranti e i sogni ancora in costruzione, la volontà di farcela e la consapevolezza di non poter fare tutto senza nessuno.   

Perché Cristo è un vero uomo. Capace di interrogarsi, nello sguardo  di chi gli sta innanzi. Chiunque sia, qualunque siano i suoi trascorsi ed il suo passato. 

Cristo è un vero uomo. 

Non come l’altro. Perché un altro c’è per forza (certe cose non è possibile farle in autonomia!). Che fine ha fatto? Se l’è svignata? Sì è defilato? A pensarci bene, è proprio lui il grande assente di questo brano. Perché desiderare la donna d’altri può essere peccato in autonomia. Ma la fragranza d’adulterio necessita di due soggetti adulteri, per essere colta. 

Cristo antisociale? 

«Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo» esplicita l’evangelista, lasciando emergere ciò che era già intuibile. Il Signore non pare, però, dar loro soddisfazione:  

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. (Gv 8,6) 

Gesù scrive. Per terra, col dito, in un moto quasi infantile, che rimanda la memoria a giochi all’aperto, a figure tracciate con gessetti o piccoli frammenti di mattone.   

Che scrive? Gli esegeti, ormai, da secoli, si dividono, al riguardo. Qualcuno dice i peccati di lei; qualcuno dice – facendo leva sul progresso del racconto – che registri i peccati della folla.  

Un comportamento – in ogni caso – insolito, strano. A tratti, indisponente. Quasi antisociale.  

La compagine avversaria mostra tutto il dispetto ed il fastidio,  reiterando la domanda, aumentando l’insistenza.  

Cristo, vero Dio  

Cristo decide di rispondere, senza rispondere. Spostando l’attenzione, con un dribbling accorto e sagace.  

Mai episodio fu più equivocato.  

Cristo, vero Dio, non avalla nessun peccato. Né i piccoli, né i grandi. Cristo, amante dell’umanità, avoca a sé il ruolo di giudice, perché non siamo noi a farci giudici della legge, ma compagni di strada incoraggianti gli uni per gli altri ed alleati nella via del bene.  

Cristo, amante della verità, non ci chiede di non guardare il peccato, di ignorarlo. Ci chiede di partire dal nostro, ché già avremmo un bel po’ da dare ad occuparci di quello…  

Infatti, il brano non si conclude con un ‘condono’, per la donna. Tutt’altro.  

La radice del male  

Cristo continua a scrivere. Gli uomini che l’accusavano se ne vanno, uno alla volta. E l’apostolo, implacabile, aggiunge: “cominciando dai più anziani”. Senza eccedere in fantasiose interpretazioni, questa nota dice un appunto semplice, ma credo familiare a molti. Solo se non ci fermiamo a pensarci, il nostro esame di coscienza ci dice “clean sheet”. In realtà, più ci convinciamo di non avere peccato, più esso si radica in noi, si avvinghia con persistenza alla nostra quotidianità, diventa non più un’occasione di peccato ma un modo di essere, di vivere e di pensare, fino a diventare come una malerba che infesta il giardino della nostra interiorità, inquinando la capacità della nostra coscienza di esaminarci rettamente.  

Contro il pregiudizio, di ogni sorta  

Questo brano diventa, così un’esortazione contro il pregiudizio in senso ampio. In primo luogo, perché è un invito a lasciare a Dio il giudizio, cosicché esso non sottragga tempo e spazio alla carità. In secondo luogo, anche l’età non deve essere motivo di pregiudizio. Non ogni anziano è saggio, né viceversa. Al contrario, ogni anima aperta al soffio dello Spirito, può diventare alleato fecondo, nel cammino verso Dio.  


Fonte immagine: newwaysministry


✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni 


In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». 

(Dal Vangelo della V Domenica dopo l’Epifania, “della Divina Clemenza” – Gv 8, 1-11)

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