Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Il rischio – e il porcello di Satàn si gratterebbe la pancia – è quello di arrivare il giorno di Natale e dirsi: “Ormai è acqua passata. Peccato: avevo ancora sete!” Collego, per un difetto ereditato dalla mamma di mamma, il tempo dell’Avvento alla sete: “E’ bene sapere che i bicchieri servono per bere, Marco – mi ripeteva la nonna -: il male è non ricordarti più, un giorno, a cosa serva la sete”. All’inizio di ogni Avvento, di ogni Quaresima, ho una tentazione in agguato, appena fuori dall’anima mia. È sempre la medesima, ma ogni volta mi torna addosso con una forza d’urto pari ad infinito: la tentazione di dimenticarmi a che cosa serva l’aver sete. Faccio a pugni con un fatto che m’indispettisce assai: nei giorni in cui sugli alberi i cachi arrossiscono, ho sempre paura d’aprir le email. Perchè so già che s’innervosirà il mio animo nel veder quegli auguri striminziti – un po’ stitici – che iniziano a piovere dall’alto a fine novembre, a inizio dicembre: “Tantissimi auguri di Buon Natale a lei e famiglia. Cordiali saluti”. Il mittente? Il dentista di fiducia, il commercialista, il barbiere in cerca di nuovi clienti. Amazon, il macellaio che ha la carne “come nessun altro ha”. Le pompe funebri che, nell’anno in corso, han sepolto zio Ciano, la signora delle vendite porta a porta che, puntualissima, ogni anno ti ricorda che col Bimby cucinare è un gioco. Auguri in serie, programmati, dietro i quali si cela il marketing. Ti offrono il bicchiere, togliendoti la sete, però.

Diciamo spesso: “Non ho fame, non ho sete, non ho caldo, non ho freddo. Non ho sonno, non mi scappa niente”. Dunque: a cosa servirà un tozzo di pane, un bicchiere d’acqua, una coperta, un cuscino, un water? Semplici addobbi o poco più. Loro, però, ti dicono che, per comprare quella cosa, è semplicissimo: è semplice come bere un bicchiere d’acqua. Perfetto: ma se io non ho sete? Da anni, in Avvento, faccio esercizi di sete: è la mia rivoluzione pacifica agli auguri anticipati. Dunque antipatici. Rivendico il diritto d’alimentare (a dismisura) la mia sete sfruttando il tempo dell’attesa: che nessuno i azzardi a rubarmi il tempo dell’attesa. Perchè so già che, se solo iniziassi rispondere a questi auguri, con la testa sarei già al giorno di Natale e perderei la bellezza di allenarmi ad avere sete del Natale. Cosicchè arriverà all’improvviso – “E’ già Natale: manco mi sono accorto!” – e mi ritroverò a bere la sua bellezza senza avere la sete giusta per gustarne il sapore. Lo vivrò come vivo l’incontro con certe persone: quelle che ti rinfrescano anche, senza però dissetarti. Il bambino che è dentro di me, invece, grida forte il suo bisogno: “Vorrei potere ritornare piccolo: che se di notte urlavi che avevi sete o paura, arrivava l’acqua e spariva la paura”.

Il mio amico Antoine de Saint-Exupèry era espertissimo di sete, lui che sin da piccolo amava i deserti e l’arsura: «Vendeva pillole speciali che placano la sete. Ne prendi una alla settimana e non provi più il desiderio di bere. “Perchè vendi queste pillole?” “E’ un bel risparmio di tempo – disse il negoziante – Gli esperti hanno calcolato che si guadagnano cinquantatrè minuti alla settimana” “Cosa si fa di quei cinquantatrè minuti” (chiese il Principe) “Ciò che si vuole” “Se avessi cinquantatrè minuti da spendere – si disse il piccolo principe – me ne andrei lentamente verso una fontana». La sete dunque: senza la quale nessuna acqua riuscirà a dissetarci appieno. Sarà questa tutta la fatica del mio Avvento: rifiutare i “bicchieri d’acqua” già pieni di auguri ed esercitarmi ad avere sete, ad avvertire che dentro di me rincresce l’attesa, la fame, la nostalgia, la mancanza. Aumenta al punto da farmi sbraitare: “Ho sete, Diommio. Dammi il tuo Gesù, te ne prego!” Perchè bere senza sete non è vivere. Forse è esistere, ma non è per esistere che sono venuto al mondo: voglio correre il rischio di morire di sete per sentirmi obbligato ad andare alla ricerca di una fontana. Voglio sentirmi perduto per gustarmi l’incontro con un Dio che dice: “Mi sono scomodato per salvarti!”

(da Il Sussidiario, 30 novembre 2022)

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