«Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti» (Is 9,5-6).

Non è un premio, non il risultato di un grande impegno. La meritocrazia è messa KO dalla longanimità. Si tratta di un dono ricevuto. È gratis. Come il cielo stellato. Come il tramonto. Come i monti, i laghi e il mare. Come le cascate, le spiagge e i prati fioriti.

Un dono da custodire. Qualcuno affidato alle nostre cure, perché fragile ed indifeso Di cui essere responsabili. Da proteggere, perché prezioso. Come Samuele. Come Giovanni Battista. Come figlio che nasce al mondo, senza chiedere di venire al mondo. Che si affida a chi lo accoglie, perché possa fornirgli tutto ciò che gli serve.

Così è un figlio : un dono ricevuto gratuitamente, senza merito; ma anche – inevitabilmente – un irriducibile altro-da-me. Mi assomiglia, mi richiama a me stesso, ma rimane qualcun altro, non riconducibile a me stesso. E, allora, un Figlio interroga, tenendo desti i pensieri, oltre ai riflessi. Un dono, però, da rimettere in circolo. Come l’amore. Donato, per diventare, a propria volta, dono. Perché il vocabolario divino non conosce l’appropriazione. È tutto in usufrutto. Disponibile, perché sia disponibile nuovamente.

L’Avvento, più ancora della Quaresima è il tempo liturgico che invita alla vigilanza, ad essere presenti alla realtà che ci si fa, quotidianamente, innanzi. Tutto è provvisorio. In un “per ora” che si inanella a formare settimane, mesi ed anni, la prima cosa che ci è affidata tra le mani è il tempo della nostra vita. Da prendere sul serio, per farne un capolavoro.

Un nuovo inizio: il nuovo anno liturgico, in quella che è la fine (l’ultimo mese dell’anno civile) è un invito a sapere scorgere, in ogni giorno, quel principio di novità, per cui il presente è l’unico sono di cui possiamo effettivamente disporre, che possiamo plasmare per dare forma alla nostra esistenza, senza lasciarci schiacciare dall’ingombrante fardello del passato, né proiettarci, con frettolosa angoscia in un futuro che chiede tempo prima di potersi spiegare innanzi a noi.


Fonte immagine: Parents

Una risposta

  1. Il dono della nascita del figlio ci è data in usufrutto,sta a noi farla rivivere, crescere sapere donare amore agli altri.
    Grazie Maddalena.

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