L’uomo non aveva tetto né casa in cui consultarsi con i suoi simili come facevano gli uomini la sera: Cristo, quando il sole tramontava ed era stanco, «andava sul monte degli Ulivi». Faceva della preghiera la sua casa, il luogo di consultazione con la famiglia sua: il Padre e lo Spirito Santo. L’aspettano qui, dunque, sulla via verso casa quella ciurma di uomini più somiglianti ad una muta di cani da caccia che ad un gregge in cerca di pastore. L’aspettano, loro che erano cacciatori, con la cacciagione sotto mano: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?» Glielo dicono con l’acquolina in bocca: certi volti non sono mai così accesi come quando festeggiano uno scandalo altrui, convinti come sono che l’unico modo per essere felici sia denunciare gli altri. Più che la lapidazione, interessa loro d’interrompere il Maestro, usando come piede di porco la vita di una donna pizzicata per strada. Che la sua colpa fosse cosa inconfutabile lo fa supporre l’indelicatezza e l’indecenza con la quale gliela scaraventano in faccia a Lui. Eppure, ci avessero parlato, avrebbero scoperto dell’altro nella sua vita: il fatto d’essere madre, forse, o d’aver dato un bicchiere d’acqua ad uno che aveva la gola riarsa, oppure prestato senza credito una coperta alla collega di strada o usato misericordia con l’ultimo cliente soddisfatto ma senza più soldi per aver la casa pignorata dopo la separazione (non) consensuale. Loro, però, nulla vogliono sapere della vita di prima, basta loro quel dettaglio: i viziosi si vantano coi loro simili di avere il monopolio sull’intera lista dei vizietti, ma quando si accorgono che altri hanno un loro stesso vizio, li accuseranno con una violenza inesprimibile. Così, fu così, che la pentola credette di essere pulita accusando il pentolino di essere nero: «Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra». Prende tempo, Lui che è il signore del tempo: di diventare un mercante di scandali non tiene brama.
Capisce che lo vogliono sfottere quando sente che lo chiamano: Maestro! La faccenda, per il resto, resta una matassa aggrovigliata: se condanna la donna, non sarebbe misericordioso come dice d’essere. Se la libera è chiaro che va in corto circuito con Mosè. Gli pare chiaro che la donna è lo strumento per attaccarlo e scatenargli contro il popolo intero. Scrive, come un bambino, per terra con il dito – le uniche parole certe scritte da Cristo che i Vangeli tramandano – e scrivendo perfeziona la legge: “Solo i puri potranno giudicare”. Poi, «poichè insistevano nell’interrogarlo», senza indossare la toga prende la parola ed emette la sentenza: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Loro, sbeffeggiandolo col titolo “Maestro”, è come dicessero: «Tu che sei l’Illuminato, illuminaci». Lui, ch’è per davvero illuminato, apre loro la porta: “Prima lucidatèvi, che poi vi illumino”. Della serie: soltanto chi è senza colpa potrà giudicare senza uscire colpevole dall’aula del Cielo. Loro, che mentre scriveva per terra la prima volta confrontavano la durezza e lo spessore delle pietre che avevano già impugnato, «udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dagli anziani». Non li redarguisce, non li caccia via: lascia che facciano da loro stessi quel che l’evidenza impone loro di fare nell’udire l’invito a dare il via alla loro matta mattanza.
Il deserto tutt’attorno è un cielo costellato di pietre invece che di stelle. Lui a lei: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» Lei, il volto sepolto tra le mani, il velo sul capo a farle da ombrello contro la vergogna: «Nessuno, Signore». L’avevano spinta davanti al giudice, sta incontrando il Salvatore: «Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più». La giustizia è salvata: “Pagherò io il tuo debito, così nessuno avrà nulla da dire”. La misericordia è salva: all’anima della donna vengono applicati i meriti di Cristo e per le sue sante piaghe la donna è salva. Non fu mai, in vita sua, amico dei peccatori Cristo: non poteva esserlo.
E’ (grande) amico, il più grande, solo di chi ammette d’essere peccatore.
(da Il Sussidiario, 5 aprile 2025)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Vangelo di Giovanni 8,1-11).

Editoriali della Quaresima 2025
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I Domenica di Quaresima, Satanasso, 8 marzo 2025
II Domenica di Quaresima, Divieto di campeggio, 15 marzo 2022
III Domenica di Quaresima, Pronti pazienza via, 22 marzo 2025
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IV Domenica di Quaresima, Liberissimo d’andare a prostitute (però), 29 marzo 2025