Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

E’ il classico secchione: Nicodemo è un “primo della classe”. Il tipetto che, alle superiori, esce di casa col Vocabolario sotto il braccio e, all’università, con il Codice di Diritto che sbuca dallo zaino. Uno di quelli che, proprio per la spiccata intelligenza, è complicato ammonire in caso avesse intemperanze di carattere: cosa potrai dire ad uno che, magari latitando in condotta, ha una pagella ch’è la la tabella di marcia di un genio? Il rischio – anche questi rischiano, spesso – è quello di pensare che la scuola corrisponda alla vita: “Un dieci nella materia più difficile varrà dieci anche nella situazione più difficile della vita” pensano costoro tra i quali mi ci metto anch’io. Poi, per com’è fatta la vita, basta lei per andare ad aprir quale crepa nell’armatura, spurgare qualche ferita. “Cosa fare, adesso?” Il vocabolario, pur ricco di casistica e sfumature, non sa risponderti. La legge, pur fatta per tenere organizzata la vita comune, non ce la fa a dirti come comportarti o, tutt’al più, cosa fare per venirne fuori. “Ci sarà pure qualcuno che mi potrà illuminare!” pensi. Tu, però, sei un primo della classe: non ti basterà incontrare il primo supplente o qualche maestro a bordo strada. Ecco, allora, che hai sentito parlare di un Maestro che va per la maggiore, Uno che, quando parla, dicono tiapra la mente come nessuno. E’ rischiosissimo andarlo ad incontrare, perchè tu, Nicodemo, sei un membro autorevole del Sinedrio: ti guardano, ti controllano chi frequenti, non puoi rischiar la faccia. Di Lui, invece, i colleghi t’hanno messo sull’attenti: “Usa prudenza, dicono sia un sobillatore. Tieniti alla larga”. Sobillare, per loro, significa ch’è uno che la gente, quando l’ascolta, non lo molla più.

Il secchione Nicodemo vacilla: “Va bene il rispetto della Legge, ma il buon senso del nonno non è da buttare” Esce la notte – «Egli andò da Gesù di notte» -, decide d’andarlo a trovare: c’è un qualcosa che lo incuriosisce, trasmette un qualcosa che la sua adorata Legge non è capace d’infondergli, ha un’apertura mentale da fuoriclasse: «Rabbì, sappiamo che sei un Maestro venuto da Dio: nessuno, infatti, può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Una sincerità da primo della classe. Non per questo, comunque, in grado di superare quella vecchia volpe di Gesù, abituato alle imboscate: «Se un non rinasce dall’alto non può vedere il Regno di Dio». Il secchione usa l’intelligenza come suo traduttore automatico: “Sei fuoripista, genietto: o ti arriva una luce dall’alto, oppure tu Dio e il suo Regno col cavolo che l’incontri!” Nicodemo è spiazzato come certi portieri davanti ai rigori: è imbarazzatissimo lui. Fa domande com’è suo stile – «Può un uomo entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» -, Gesù pazienta: risponde. L’interrompe ancora, Nicodemo: gli chiede di ripetere perchè non ha capito bene. Poi: il rigore nell’angolino che non ti aspetti. Nella direzione esattamente opposta, dello specchio della porta: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perchè chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna». Splash! C’è un qualcosa che va oltre la Legge, che supera l’intelletto, che crea spaesamento: l’Amore. Non l’aveva calcolato. lui.

All’alba si salutano: Nicodemo non è Pietro, che per il Cristo lascia subito tutto. Lui non si toglie la toga, ritorna a casa perplesso. Lievemente stranito, se non invaghito. Le parole – «Chiunque fa il male, odia la luce, non viene alla luce perchè le sue opere non vengano riprovate» – gli ronzeranno in testa come uno sciame d’api nelle cassemorte. Non è questione di scegliere il buio, è anche solo cercare la complicità col buio: “Un vantaggio che t’inganna, amico” bisbiglia Cristo. Quando si salutano, la crepa è aperta. Rimane una sequela a distanza la loro. Molto più sincera di quella dei Dodici, comunque: sotto la Croce di loro non c’è traccia. Nicodemo, invece, è lì, con un’ampolla di profumi. Un dono per l’Amico che gli ha aumentato le prospettive, correggendolo senza però umiliarlo. L’apertura mentale di Nicodemo è un qualcosa che batte quasi la sequela.

(da Il Sussidiario, 9 marzo 2024)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Vangelo di Giovanni 3,14-21).

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Una risposta

  1. Essere lì è importante.. Per non perderti niente e riceve tutto l’amore possibile. Grazie Don Marco

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