Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Da Saulo a Paolo, di cui oggi (25 gennaio) ricordiamo liturgicamente la conversione: da “bauscia” (come si usa dire, dalle mie parti, a chi si esalta oltre misura, convinto della proprio perfezione) di Tarso, ad apostolo delle Genti. Per mezzo della Grazia.

Da Tarso, con furore…

Questo è il ritratto che possiamo ricavare dalla descrizione che Paolo fa di se stesso, nella lettera ai Filippesi (3, 3-7): il fariseo dei farisei, un ragazzo brillante e un giudeo modello. Della tribù di Beniamino (quindi: tra le più prestigiose!), cresciuto in una famiglia farisea, che, preoccupata dell’eccessivo progressismo di Tarso preferisce non far studiare il promettente Paolo nelle scuole filosofiche, bensì in sinagoga e, non paga, perfeziona le sue conoscenze a Gerusalemme, alla scuola di Gamaliele.

Alla scuola di Gamaliele, il saggio

Gamaliele è un rabbino famoso e rinomato, anch’egli fariseo, anche se, probabilmente, Saulo dev’essere deluso dalla posizione saggia ed equilibrata che assunse nei confronti della “setta cristiana”:

«Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e quanti s’erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!» (Atti 5, 35-39)

Istruito e… privilegiato

Il padre, esperto nella fabbricazione di tappeti, sa bene che è importante saper mantenere bottega, acquista la cittadinanza romana: Paolo nasce cittadino romano; grazie a ciò, può girare tutto l’impero senza problemi, ha privilegi che gli ebrei di Gerusalemme non hanno (ad esempio, non può essere crocifisso, cosa che gli sarà utile, una volta incarcerato – sarà decapitato, al contrario del primo pontefice). Beneficia anche delle prerogative geografiche e storico-culturali: parla sicuramente l’aramaico, il greco e, in quanto cittadino romano, anche il latino. Oggi, lo definiremmo poliglotta. Un ottimo curriculum, che gli sarà utile più avanti, quando diverrà l’Apostolo delle Genti.

Il tentativo di perfezione

Saulo, finché credeva di essere perfetto, finché puntava al pedigree (la “carne”, che si esplicava, in particolare per lui, con la discendenza privilegiata e con l’appartenenza al popolo d’Israele), per ottenere la salvezza, non era altro che un assassino di cristiani. Tutto sommato, considerando che era un fariseo, se leggiamo cosa dice Gesù nei Vangeli riguardo ai farisei, tutti i torti ad avercela con il rabbi di Nazaret, non ce li ha… (su tutti, basti leggere Mt 23, 2-8)!

Tracce negli Atti: la lapidazione di Stefano…

Il suo nome compare, anzitutto, negli Atti degli Apostoli (At 7, dove troviamo la predicazione e la lapidazione del diacono, il primo dei martiri cristiani):

Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì.

In questo episodio, che è il resoconto del martirio di Stefano, Saulo è descritto come un giovane, ai piedi del quale sono deposti i mantelli degli uccisori di Stefano. Come spesso accade, di fronte ad una nuova idea che si diffonde, quando non trovi altro modo per fermarla, non si trova modo migliore che fermare l’uomo che diffonde questa parola, Stefano. Il risultato è in realtà proprio l’opposto, cioè l’aumento esponenziale del numero dei cristiani che, in un circolo vizioso, incrementa la persecuzione giudaica.
Come non pensare, d’altro canto, che in un cuore giovane, ardentemente desideroso di Verità, non provochi turbamento vedere il diacono Stefano morire, mentre implora il perdono di Cristo, affinché non imputi come peccato proprio l’uccisione che sta subendo egli stesso?

… e la persecuzione contro i cristiani

In seguito, conquistata la fiducia dei rabbini, Saulo riceve la missione di trovare e sterminare i cristiani dove si trovano (At 8,3).
Fuggiti da Gerusalemme, i cristiani si rifugiano in Giudea ed in Samaria (At 8,1): per questo, Saulo parte alla volta di Damasco. Gli sono aggregati, come scorta, un certo numero di soldati del tempio. Ma, da fariseo qual era, non gli era consentito camminare insieme con loro, è dunque costretto a precederli. Da Gerusalemme a Damasco sono 150 miglia, per la valle del Giordano, almeno 7 giorni di cammino: basterà allo Spirito Santo per lavorare il suo cuore e mostrarGli un’altra strada.

E così, Saulo, da persecutore dei cristiani, convinto di essere perfetto, ricolmo della Grazia di Dio, è divenuto Paolo, l’Apostolo delle Genti, grazie alla predicazione del quale tutti noi, che eravamo incirconcisi e pagani, siamo stati elevati al rango di figli di Dio, in virtù dell’adozione di Cristo.

San Paolo e noi

Forse, anche a noi è chiesto un passo simile.

«Quelli che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede» (Gal 3, 10 – 11)

Tante volte, rischiamo anche noi di ragionare così, facendoci del male. No, Cristo stesso ha detto di non aver abolito la Legge, quindi non si tratta di non seguire la legge, bensì di non illudersi che sia in questa la salvezza: la parola chiave per capire questo passo è tutti. Se cerchiamo di essere fedeli ad ogni prescrizione, se cerchiamo la perfezione in questo modo, rischiamo solo di impazzire.  Nell’amore di Dio, Lui stesso viene a “mettere pace nei tuoi confini” (Sal 147), affinché tu, con il tuo modo di essere, senza bisogno di entrare in uno schema, possa diventare strumento nelle mani di Dio, per l’edificazione di tutta la Chiesa, Corpo di Cristo!


Fonte immagine: Papaboys – conversione di San Paolo (Caravaggio, Santa Maria del Popolo, Roma)

Fonti:
Youtube: don Fabio Rosini, Siamo tutti un po’ storti, ma…
Youtube: sulle orme di Paolo

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