Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato
Creazione che parla di Dio

Le letture che seguono il tempo pasquale sembrano particolarmente attuali, nelle loro sottolineature che invitano a lasciar perdere ogni ansia, instaurando un rapporto fiduciario con Dio e – di riflesso – con la vita e la creazione.

Sapienza antica ed insipienza d’ogni tempo

Nessuna di loro urta la sua vicina, mai disubbidiranno alla sua parola. Dopo ciò il Signore guardò alla terra e la riempì dei suoi beni. Ne coprì la superficie con ogni specie di viventi e questi ad essa faranno ritorno[1]

Il libro del Siracide invita a contemplare la vita intorno a noi. In quest’epoca di “terza guerra mondiale a pezzi”[2], in cui la popolazione civile, nel mondo (non ci sono solo Gaza e l’Ucraina) è sempre maggiormente coinvolta in sanguinosi conflitti[3], l’ammonizione sembra ancora più stridente. L’appunto ad una creazione “ubbidiente” (senza sfociare in una concezione eccessivamente irenica della creazione) finisce con l’evidenziare l’insensatezza dell’uomo che, nonostante sia in possesso di una libera volontà e di una razionalità che potrebbe volgere verso il bene, dalla notte dei tempi, preferisce assecondare la brama di possesso e il desiderio di profitto, invece di collaborare per un mondo che viva i pace e cerchi – insieme – nuovi modi per vivere meglio.

La creazione, specchio di Dio

Anche l’Apostolo, nella sua lettera, invita a guardarci intorno, perché

le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute[4]

Secondo il suo ragionamento, né ebrei né pagani hanno alibi rispetto all’ignoranza nei confronti della salvezza. Se i primi sono il popolo eletto, considera che, comunque, la creazione stessa è come un libro, che parla del proprio creatore. Per cui, ogni uomo che le contempli con cuore disponibile alla verità, si domanderà chi ne sia l’Artefice e già in tale interrogativo – per dire così – risiede una ricerca de divino, seppure soltanto in fase germinale.

La provvidenza, nella natura

Guardarsi intorno può diventare anche un monito che ci induca ad allontanare ogni forma d’ansietà. Nella natura intorno a noi, animale o vegetale, non vediamo ansietà. Forse perché dominata dall’istinto e da uno slancio vitale che porta a guardare al “qui ed ora”, ma, di fatto, animali e piante non conoscono pre-occupazione. Non significa che non siano indaffarati per assicurarsi la sopravvivenza, s’intende. È, però, proprio la razionalità umana che, portata all’eccesso rischia di essere motivo di malessere. Il tentativo – impossibile da raggiungere – di controllare ogni aspetto della propria vita, può solo generare pre-occupazione, cioè occupazioni che precedono l’occupazione vera e proprio. Spesso, ciò significa – di fatto – pensare al peggio ancora prima che sia necessario farlo; a volte, persino, immaginare un “peggio” che neppure avverrà.

Un abbandono, fiducioso

«E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta»[5]

Certo, la grande domanda è come sia possibile far coesistere un’esortazione simile con la presenza di ingiustizie, a livello mondiale. Perché tanti sono, nel mondo, coloro per cui trovare cibo è un’impresa, dall’esito – quotidianamente – incerto… è pur vero, però, che la sperequazione non è frutto di un’insufficienza della natura, quanto, piuttosto, di un’ingordigia, per cui pochi hanno troppo e troppi hanno poco. È altrettanto vero, poi, che, in ogni caso, non è l’ansia lo strumento opportuno per cui contrastarla. L’abbandono fiducioso, al contrario di quanto potrebbe sembrare, si traduce nella lucida operosità di chi s’ingegna per ottenere il massimo, ma – al contempo – ha la consapevolezza di non agire in solitudine, ma in un rapporto di collaborazione con l’onnipotente che sfama, che poi è anche quel Padre che Cristo ci ha insegnato a chiamare Abbà[6].


Rif. II domenica dopo Pentecoste, anno B

Fonte immagine: Coleman Concierge


[1] Sir 16, 28-30
[2] Papa Francesco, 2014
[3] Il Conflict Index stima un aumento dei conflitti, negli ultimi 3 anni, di ben il 40%. Fonte: infocooperazione
[4] Rm 1, 20
[5] Lc 12, 29-31
[6] Cfr. Rm 8, 14 o Mc 14,36

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