È estate, le scuole finiscono e per tanti studenti arrivano le sospirate vacanze.
Ma non per tutti sono di pace, relax e riposo.O, almeno, non solo.
Orde di giovani regalano il proprio tempo di vacanza per dare una mano in parrocchie, oratori e centri estivi. A questi, si aggiungono i “campus tematici”, per lo più musicali oppure sportivi, gestiti soprattutto da insegnanti di musica o istruttori sportivi.
L’offerta che si pone dinnanzi ai genitori è dunque molto vasta, affinché la sfida educativa non vada mai in vacanza. Ma è necessario fare grande attenzione che questa grande varietà di proposte noin diventi l’alibi per abdicare al compito genitoriale, “parcheggiando” il figlio o i figli, alternativamente, in una o nell’altra struttura solo ed esclusivamente in base alla propria comodità.
Innanzitutto, c’è da premettere che, fin dove è possibile, mantenere la continuità educativa sarebbe sempre preferibile. Per cui se il bambino si è trovato bene con i compagni di scuola, è bene che prosegua l’esperienza con la scuola estiva. Se ama la musica, il campus musicale saprà stimolare il suo interesse e la sua creatività. Se già frequenta l’oratorio durante il resto dell’anno, l’esperienza dell’oratorio feriale nelle città oppure dei campeggi estivi sembra proprio la naturale continuazione dell’esperienza quotidiana. Dove sono presenti, anche le vacanze sportive possono essere molto istruttive per il ragazzo. Riguardo alla scelta, credo sia importante sia fatta insieme col ragazzo, specie quando inizia a crescere: è importante che si senta partecipe della propria vita e gli sia consentito esprimere le proprie opinioni e preferenze in ciò che riguarda la gestione del proprio tempo libero.
Sono tante le persone che si curano del tempo estivo die più piccoli, in ogni suo aspetto: educatori, animatori, insegnanti, tate, cuochi e cuoche. Oltre ai genitori. Alcuni per pochi spiccioli, altri ancora del tutto gratuitamente, sono tutti però pienamente consapevoli dell’incommensurabile responsabilità che si assumono (l’educazione dei più giovani) e del valore che dovrà quindi avere il loro impegno.
Ma, tra tutte queste persone, vorrei soffermarmi in particolar modo su alcuni strani personaggi che si aggirano intorno e dentro gli oratori, che sono come noi e alle volte siamo un po’ noi (sempre che non lo siamo persino stati, noi!).
Si tratta degli animatori. Schiere (o, forse, è meglio dire: orde) di giovani pronti a dedicare il proprio tempo libero ai più piccoli. Per lo più, si tratta di adolescenti, ragazzi delle scuole medie superiore che, se sono riusciti ad evitare i debiti scolastici, formano la squadra animatori in forza nelle nostre parrocchie.
Ci pensavo, passando accanto ad un oratorio, durante una mattina di grest, oratorio feriale o estivo (assume tanti nomi diversi, anche in base alla zona geografica, ma la formula di base è sostanzialmente identica: la gestione delle giornate dei più piccoli durante le lunghe vacanze estive, secondo divertimento, vita all’aperto, gite ma anche apprendimento di valori e educazione). Abbiamo sempre qualche parola negativa da rivolgere ai giovani, visti il più delle volte come perdigiorno, scansafatiche, incapaci della minima organizzazione, capaci solo di piazzarsi davanti a qualche videogioco per rincretinirsi. Invece, è possibile individuare dedizione, passione, entusiasmo, voglia di fare, inventiva, creatività.
Qualcuno, in vena di far classifiche, tende a sminuire questo impegno, paragonarlo a volontariato di altro tipo (ad esempio, in ospedale oppure accanto agli anziani) e sottolineare il fatto che “in fondo si divertono”. Giusto accogliere certe puntualizzazioni e scoprire punti di vista differenti; io però vorrei sottolineare un altro aspetto.
Si tratta di ragazzi di 14 – 18 anni che, molto probabilmente, apprezzerebbero moltissimo l’idea di starsene per conto loro, fare viaggi su misura e divertirsi con i pari età. Per cui, per quanto l’oratorio possa essere divertente per gli animatori stessi, ritengo sia giusto accorgersi che la loro scelta è bella e positiva nei confronti dei più piccoli; un’opzione di servizio, di cura, di responsabilità nei confronti di bambini che si fanno giorno dopo giorno più sofisticati, più viziati e più problematici da gestire (ma si tratta sempre del risultato degli sbagli degli adulti nei loro confronti!).
Chi più chi meno, tutti si rendono conto del compito che svolgono e va detto che nella maggior parte dei casi non sono presenti solo fisicamente, per far numero e stare con i propri amici; si prodigano effettivamente dal mattino alla sera secondo lo scopo per il quale si sono offerti: affiancare i bambini nella loro crescita attraverso il gioco, lo studio, lo sport, il divertimento. Perché, per i più piccoli, il gioco è proprio la principale fonte d’apprendimento: è il loro principale modo di crescere e diventare grandi!
Vista sotto questa prospettiva, il loro lavoro (gratuito!) acquisisce quindi, agli occhi di tutti, la necessità e la dignità che gli spettano. È grazie a loro che l’educazione non va in vacanza, che educatori ed educati hanno la possibilità di crescere insieme anche durante il periodo estivo, attraverso esperienze commisurate alla bella stagione (che potenzia e arricchisce di nuovi stimoli per apprendere, anche attraverso il contatto con la natura e il mondo esterno).
Quando siamo colpiti dal “pessimismo generazionale” pensiamo a loro e rendiamoci conto che per ogni giovane che butta via la sua vita nella noia, nell’apatia, nell’indifferenza e nella noncuranza, ci sono tanti altri disposti a sognare in grande, a mettere in comune i propri sogni, a dedicare il proprio tempo ai più piccoli, mettendo a frutto le proprie conoscenze, la propria intraprendenza, la propria inventiva.
Sono loro la pronta risposta alla disperazione: finché ci sarà anche una sola persona disposta a rifiutare la mentalità incentrata solo ed esclusivamente sul divertimento o sul denaro, ci sarà ancora uno spazio di fiducia e di speranza per l’uomo sulla terra!