Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato
profugo

Lo chiamano il samaritano buono quando in realtà buono non lo era per niente, proprio per il fatto di essere samaritano (liturgia della XV^ domenica del tempo ordinario). La Samaria era una terra nefasta e poco gloriosa. Cosicchè – per uno strano scherzo del destino (che risulta essere nel Vangelo l’ennesimo paradosso) – il samaritano è un “uomo di periferia”. Come la donna colta nel mezzogiorno dei Vangeli seduta e accaldata ai bordi del pozzo di Giacobbe. E se non è questione di periferia, sarà questione di orario dentro la logica dei Vangeli: le “cinque del pomeriggio”. Alle “cinque del pomeriggio”, mentre tutti i datori di lavoro se ne vanno a casa, Gesù passa ancora per la piazza a chiamare. “Alle cinque”, cioè quando nessuno scommetterebbe, quanto tutti la ritengono follia, Cristo scende in campo: prende la stessa supermaritata Samaritana nel circondario del pozzo; prende Matteo, pubblicano, dal banco delle tasse; incastra lo strozzino Zaccheo, la povera Maddalena da cui uscirono sette demoni, e all’ultimissima ora persino il buon ladrone in croce: “Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43). Quando tutto sembra perduto, la Grazia si diverte a scompigliare i pronostici: è il suo passatempo preferito. D’altronde l’Uomo dei Vangeli l’aveva accennato anzi tempo – “la salvezza giungerà dai pagani” -, ma pochi accreditarono fiducia a quella profezia che sapeva più di minaccia che di umanissimo anticipo.
Lo chiamano buono: in realtà più che di un gesto di bontà, sembra proprio si sia trattato di un gesto di verità. Di verità del cuore: è giunto oltre il cuore del levita, ha sorpassato l’animo del sacerdote, ha strappato il primato dell’amore nella gara della misericordia. Quanto godono i Vangeli a raccontare queste storie, a celebrare la gloria di questi vincitori inaspettati e cinici nel cogliere l’attimo giusto e trasformarlo in attimo vincente. Qualcuna di queste vittorie? La medaglia del Ladrone – che per graziarselo chiameranno buono nelle chiese – ancora non è stata digerita sotto la Croce. Il primo posto della donna peccatrice dentro lo stadio della casa di Simone: sembra sia stata umiliante quella sera. Lo splendido capolavoro da finisseur del peccatore: in chiesa stava seduto in fondo, lungi dalla posizione del pubblicano. Ma sul traguardo ci passò prima lui. Lui e la vedova che, inconsapevolmente, mise a soqquadro una squadra intera di ricconi dentro il tempio. E poi Paolo (il vecchio Saulo), dato per spacciato firmò la vittoria della vita: squartato dai nemici. Come Pietro, crocifisso a testa in giù. Vittorie che pesano perchè a esserne protagonisti sono proprio coloro che il mondo non vorrebbe mai vedere protagonisti; vittorie strane perchè a portarsele a casa sono sempre i perdenti, quelli conclamati, pubblici, riconosciuti.
Passa il sacerdote e ragiona proprio come certi preti: “ho un’urgenza in oratorio, vedrai che il prossimo si fermerà lui, di sicuro”. Per chi non è allenato ai sentieri della periferia, l’uomo – sopratutto certi uomini – sarà sempre ostacoli da aggirare. E loro signori, seppur di paramenti vestiti, passeranno alla storia come i più grandi costruttori di circonvallazioni. Eppure a Dio – diceva Agostino – si arriva passando attraverso l’uomo: la circonvallazione è chiusa. Passa il levita e, memore del sacerdote, pensa che “se Dio esiste, ci penserà lui a curarlo. Altrimenti non sarà proprio Dio”. Il catechismo ha funzionato! Passa il samaritano – il clandestino di quel tempo – e in un batter d’occhio vince la partita. Un dribbling di dieci passi (si avvicinò, scese, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura, pagò + salderò il resto) e la rete si gonfia: goal! In barba ai suoi predecessori. Lui: l’inaspettato, il foresto, il diverso. Il Dio sempre inedito.

«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
(Papa Francesco, Omelia della Santa Messa celebrata a Lampedusa, 8 luglio 2013)

A testa bassa il sacerdote, con la coda tra le gambe il levita, sconquassata la squadra degli scribi e dei benpensanti. Perchè – pur sapendolo con largo anticipo e, pertanto, colpevoli di non averci creduto davvero – hanno pagato a caro prezzo una promessa divenuta storia: la bontà, come la verità e la bellezza, arrivano sempre da dove meno te lo aspetti. Forse è per questo che procurano gioia e gaiezza nel cuore: perchè imprevedibili e mai scontate.

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