«Tra voi, però, non sia così!» questa fu la richiesta – quasi una supplica, in verità – di Gesù ai propri discepoli, quando già vedeva serpeggiare, il desiderio di rivalsa e di potere, tra quelli che aveva scelto “perché stessero con lui”. Non dev’essere la ricerca della supremazia l’obiettivo del discepolato. Il discepolo è chiamato a mettersi alla sequela, per poter poi imparare ad amare da Dio (“amatevi gli uni gli altri come io ho vi ho amati!”). Una richiesta del genere rimarrà sempre incomprensibile, senza la grazia di Dio! Il rischio di fraintendere, seguendo più l’orgoglio che Cristo sarà sempre molto alto. La tentazione di trasformare il servizio in sfoggio di potenza sarà sempre in agguato, come leone ruggente che va in giro, cercando chi divorare (cfr. 1Pt 5). È così dai tempi di Cristo.
Eppure, il servizio da rendere alla Verità non può che essere primario, per qualunque cristiano, che è chiamato a “rendere ragione della speranza” (cfr. 1Pt 3), se serve, anche a costo della vita. Sono stati tanti gli artisti ad avvedersene. Dante, nel XVII canto del Paradiso, durante l’incontro con l’avo Cacciaguida, ritorna sull’argomento. Cacciaguida ha possibilità di vedere il disfacimento dei guelfi, frammentati in tante fazioni e, a Dante che gli domanda se sia il caso di raccontare tutto quello che ha visto nel proprio viaggio ultraterreno, l’avo lo invita a non aver paura di dire tutto, senza reticenze, specificando quindi “lascia pur grattar dov’è la rogna”. La verità risulta spesso scomoda, a chi ha la coscienza sporca, eppure nessuna paura (neppure quella della repressione) dovrebbe impedire di dire le cose come stanno.
Il coraggio di opporsi alle ingiustizie e di denunciarle è bene, infatti, vada sempre di pari passo con lo sguardo amorevole ed assertivo, ad imitazione di Cristo, capace di scorgere il Bene anche negli angoli più remoti della storia e della geografia.
È impossibile non pensare a tutto questo, di fronte alla situazione che si sta verificando in Nicaragua. Il Paese dell’America è tutt’ora preda di contestazioni violente e scontri con la polizia. Dal 18 aprile scorso, quando è esplosa la protesta contro la riforma della sicurezza sociale voluta dalla dittatura, gli scontri non si contano più. Le vittime sono centinaia.
La Chiesa locale, che si era posta anche come mediatrice è diventata – soprattutto negli ultimi giorni – anch’essa vittima della violenza. Accusato di essere “traditore della patria”, il cardinal Brenes, vescovo di Managua,è stato aggredito, insieme con il suo ausiliario ed il nunzio apostolico. La situazione si fa sempre più incandescente, testimonianza di come fortezza, giustizia, prudenza e temperanza siano le principali armi che un cristiano debba affilare, di fronte alla prospettiva di un regime che opprima vita e libertà.
Nel suo affresco secentesco, I promessi Sposi, anche Manzoni pennella sia la chiesa dei pusillanimi che quella dei santi indomiti. Se, da una parte, abbiamo il pavido don Abbondio (prete “per mancanza d’alternative”), dall’altra abbiamo il combattivo fra Cristoforo, dal passato forse ingombrante, ma capace di trasformare la sua volontà di far giustizia secondo le leggi umane a speranza di diventare strumento della Provvidenza, mediante le armi della preghiera e del Vangelo. Il Vangelo ambrosiano di questa domenica, del resto (Mt 21, 12-16) ci ricorda che, a fronte di una motivazione valida, non solo è consentito, ma è consigliabile respingere la remissività, per abbracciare le virtù cardinali che si confanno al cristiano, affinché non venga meno la difesa della Verità, per mera pusillanimità e quieto vivere.
Fonte immagine: Gonin, colloquio tra padre Cristoforo e don Rodrigo
Fonti:
La Stampa, 10 luglio 2018
La Stampa, 28 luglio 2018
Vatican News, 28 luglio 2018
Agenzia Stampa Italia, 28 luglio 2018