Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Provengo da una terra che, ancora oggi, quando suona la campana resta in allerta: dal suo ritmo – lento, velocisismo, allegro, solitario – si capisce cos’è accaduto. O sta per accadere: la suoneria di una messa, l’indizio di una morte, il benvenuto di una nascita. Il buongiorno del mattino, la buonanotte della sera. A me le campane piacciono perchè, anche se soffocate dal traffico dei suoni che vibrano nell’aria, sanno sempre fare sentire la loro voce. La loro presenza. Amo, in loro, il sortilegio messo in rima da Gabriele D’Annunzio: «Suono di campane / voce che trasvola sul mondo, / canto che piove sulla terra, / nella città sorda e irrequieta, / e nel silenzio dei colli». Ancora oggi, al suono della prima campana del mattino, spalanco la finestra che mi separa dal verde e dal sole. E respiro a fondo, con gli occhi chiusi: assaporando il gusto del primo caffè, la poesia delle Lodi Mattutine. M’ha semrpe affascinato, poi, che tra tutti gli aggegi urbanistici, il campanile sia l’unico che, anche nelle ore col sole a picco d’agosto, osi sfidare la luce del sole. Il calore della terra, la solitudine delle strade e la nenia dei grilli.

Mai, però, avevo gustato la loro magia come qualche giorno fa. Mi trovavo per lavoro in uno di quei paesi che, in autunno, s’addormentano nella “nebbia in Val Padana”: bassa bergamasca, vicini alla terra santa di Giovanni XXIII, sonno di pianura. Chignolo d’Isola è il nome di quest’anfratto di terra: terra di muratori, falegnami, imbianchini, idraulici, meccanici, camionisti. Gente che, per lo più, si affatica per stare in bola, come dicono loro. La sorte, gioco della sorte, m’aveva condotto da loro anticipandomi con una locandina, sulla cui faccia campeggiava la scritta che più di tutte adoro: Alla fine è sempre all’improvviso. Converso con loro, rimango sempre ammaliato dalla musicalità del loro accento, mi incuriosice la loro manualità spiccata e il loro buon senso dell’anima. Poi, finito l’incontro – con un po’ di ustioni reciproche addosso dovute all’impopolarità della riflessione condivisa – celebro la messa nella loro bellissima chiesa parrocchiale. Per me, scusatemi la confidenza, celebrare è godere: l’eucaristia, oltre tutto ciò che essa significa, è la mia forma più alta del piacere. Una specie di eccitazione vera e propria. Bene! Quella domenica sera, al momento della consacrazione, il mio cuore «s’illumina d’immenso»: alzo l’Ostia – che giusto un attimo prima si è mutata da pane azzimo a corpo di Cristo – e, all’improvviso, sento lo scampanìo delle campane alzarsi verso il cielo. Dura fino a che non abbasso il calice che, pure lui, ha dentro un mutamento d’aspetto: il vino si è fatto Sangue di Cristo. A me, questa cosa delle campane, suona strana: visto l’orario, non può essere un annuncio di messa. Nemmeno ha il tono dimesso di una buonanotte. Capisco, e me lo conferma il bravo sacrestano che le ha suonate, che da loro si fa così: al momento della consacrazione a tutto il paese va dato l’annuncio che il pane si è fatto Corpo, che il vino vendemmiato si è fatto Sangue. Tutti lo devono sapere, anche se in chiesa ci sono solo le solite quattro anime a fare le veci di tutti.

Penso a cosa la gente stia facendo a quell’ora: c’è chi starà preparando la cena, chi finendo gli ultimi compiti, chi aggiustando il lavandino, chi sarà sotto la doccia, chi in garage appena rientrato dalla scampagnata. Chi dorme, chi sta in bagno a fare i suoi bisogni. Chi a fare l’amore sul divano, chi a litigare dentro il bar. Ci sarà chi bestemmia, chi rutta per strada, chi usa il clacson per rompere la quiete. Ognuno starà facendo ciò che il cuore comanda di fare: è giusto così. Però, a Chignolo d’Isola (BG), il Cristo vuole che tutti sappiano che, qualunque sia la loro domenica, qualunque cosa stiano compiendo, Lui si è appena fatto Pane a disposizione di tutti. Che, da quel momento in poi, chi busserà in chiesa troverà un pezzo di pane: per lui. Per me, da quella domenica, il paese di Chignolo d’Isola rimarrà il paese dove, alla consacrazione, le campane suonano. Perchè tutti sappiano, qualunque cosa stiano facendo, che Cristo è a loro disposizione.

***

(*) L’immagine di Chignolo d’Isola (BG) è tratta dalla pagina Facebook di Storia, arte, racconti popolari e fotografie dell’Isola Bergamasca.

7 risposte

  1. Non ho parole, don Marco!
    La Sua descrizione è pura poesia, ed è la prima volta in assoluto che mi capita di leggere una notizia così bella: il suono della campane al momento della consacrazione!
    Che bello!
    Immagino, io che ho visto celebrare don Marco Pozza, quale atmosfera mistica abbia creato quel suono.
    Grazie, Don! Buona conclusione di questa II Domenica di Avvento.

    P.S. “Ognuno fa il fuoco con la legna che ha” mi sta ustionando; e giovedì dovrò portarlo a scuola per Alessia, classe Quarta…

  2. Che meraviglia questo suono di campane alla consacrazione.. è una grazia proprio ..a me le campane piacciono tantissimo . Ho registrato quelle di “casa mia”. Che tenerezza. Grazie Don Marco riesci sempre a salvarci il cuore ❤️

  3. Anche nella mia parrocchia si faceva così : poi è arrivato un nuovo parroco e anche questa usanza, assieme a molte altre, è stata eliminata perché “senza senso”…ora la chiesa è un deserto e chi può, e vuole, va a messa altrove…
    Grazie don Marco per come ti poni in ascolto delle varie realtà che incontri. Buona settimana

  4. È la più bella espressione di un paese che non importa chi ci abita e come conduce la propria vita ….Lui fa sapere che c’è e per tutti 🙏🙏🙏❤️

  5. Il suono delle campane mi fanno davvero bn allo spirito!in pandemia la chiesa vicino a me trasmetteva i canti e le preghiere,un dono avere un Don anche noi sensibile!Grazie delle sue riflessioni

  6. Non ho parole, don Marco!
    La Sua descrizione è pura poesia, ed è la prima volta in assoluto che mi capita di leggere una notizia così bella: il suono della campane al momento della consacrazione!
    Che bello!
    Immagino, io che ho visto celebrare don Marco Pozza, quale atmosfera mistica abbia creato quel suono.
    Grazie, Don! Buona conclusione di questa II Domenica di Avvento.

    P.S. 1 “Ognuno fa il fuoco con la legna che ha” mi sta ustionando; e giovedì dovrò portarlo a scuola per Alessia, classe Quarta…

    P.S. 2 Ri-commento da telefono perché da PC risulta da ieri “in attesa di moderazione” 🤔

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