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Vogliono le classi divise: come la massaia separa i
panni scuri da quelli chiari per non rovinare il bucato. Loro volontà è salvare
l’identità culturale. La grammatica italiana. Il lessico di casa nostra.
Intento protettivo: salvo poi essere smascherati da Le Iene e svelare paurose lacune su basilari questioni. Robe da
dover dividere pure loro in classi per proteggere la letteratura italiana da
imbarazzate inesattezze. Raccolte appena fuori dalle porte dei palazzi di potere.
Cosa penseranno gli studenti? Qualcuno su facebook firma la conclusione più
semplice: l’intelligenza è ostacolo nel cammino di crescita. Il sapere e
l’apprendere paiono controindicazioni per giocarsi l’esistenza.
Sentore generalizzato. Libero.it l’ha definita la
"scuola del terrore". Sono guai per chi osa parlare fuori onda. Grattacapi per
chi esprime un pensiero contrario al canovaccio. Parole che si rivoltano contro
gli studenti. Anche ad Amici – da
qualcuno definita l’anno passato "l’unica scuola che funziona" – iniziano i
primi sospetti. Ingenuamente smascherati da Leonardo: "Secondo me lo decidono prima chi vince, sennò non è possibile".
Come dire: non ci rimane che scioperare. E pensare che era rimasta l’unica
scuola che funziona. Figuriamoci le altre.
Il Martini Cardinale nel suo libro Conversazioni notturne a Gerusalemme
scrive: "Mi angustiano le persone che non pensano. Vorrei individui pensanti.
Questo è l’importante".

Lo dice della Chiesa. Ma il clima di questi giorni,
forse, lo estende oltre.

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