Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Tutti noi abbiamo un appuntamento con l’eternità. Dio, la Madonna, i santi nutrono l’unico desiderio che non facciamo tardi all’appuntamento: «Credo la vita eterna» diciamo, a parole, in chiusura del nostro Credo. Alla prova dei fatti, però, vacilliamo: “Chissà se un giorno rivedrò il nonno, la nonna?” Poche realtà causano tormento come l’aldilà, l’eternità, il dopo che è l’altrove di Dio. Diciamo di credere in tutto questo ma più che credere ci speriamo: anche il Dio cristiano, più che creduto è Dio sperato. Fatto è che ci pare tutto molto lontano e l’eterno ci sfugge anche solo come concetto: “Faccio molta fatica ad immaginarmi la vita che ci aspetta dopo la morte”, dice qualcuno di noi. San Francesco di Sales, un pezzo da novanta della mistica cristiana, era certo: «In ciascuno dei tuoi istanti è contenuto, come in un nocciolo, il seme di tutta l’eternità». Dunque, a rigore di logica, se è già contenuto possiamo solamente farlo marcire, senza far in modo che possa fruttare. L’eternità (del futuro), mistero della libertà, accade nel tempo presente: qui, nella trama di ordinario e straordinario, l’uomo si gioca l’eternità.
Il presente, letto con gli occhi del cristiano, è il punto dove l’eterno di Dio si va a poggiare per toccare il presente dell’uomo: tempo di Dio e tempo dell’uomo s’intrecciano a favore dell’eternità. Che, rispettosa della libertà primordiale, non può che mantenere una prospettiva aperta: la dannazione, la purificazione, la beatitudine. «Novissimi» è il nome che la teologia cattolica tributa alle cose che succederanno all’uomo alla fine della vita: la morte, il giudizio, il destino eterno. Ha parole pesate il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La morte pone fine alla vita dell’uomo come tempo aperto all’accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo». Vivere, così, è da batticuore: non una stramaledetta cosa in fila ad un’altra, ma l’occasione per accettare o rifiutare l’abbraccio di Dio. Poi, la morte: «Ogni uomo – continuiamo a leggere nel Catechismo – fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo». La morte come lo specchio nel quale riguardare, a mò di pellicola, com’è andata la propria storia d’amore con Dio. E firmarne il finale, senza poter più recriminare: «O passerà attraverso una purificazione, o entrerà subito nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre». L’Inferno: è l’essersi auto-esclusi dalla comunione con Dio, morti in peccato mortale senza pentimento, aver rifiutato la misericordia di Dio. Il Purgatorio: morti nell’amicizia con Dio, è rimasto addosso un qualcosa da purificare per ottenere la santità necessaria per abitare il Cielo. Il volto di Dio si vede in lontananza, non è dannazione: occorre un’ultima spinta per toccarlo. Il Paradiso, il sogno per il quale Dio è nato e ha fatto tutto quel che ha fatto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano» (1 Cor 2,9).
Si chiamano anche «realtà ultime»: però, badate bene, non tolgono affatto importanza alle penultime, la vita dell’uomo e le sue peripezie. ll tempo dell’oggi è il nostro tesoro, il “denaro” con il quale comprarsi l’eternità: non c’è nulla di ciò che siamo e facciamo che non vada ad influenzare ciò che decidiamo di essere per l’eternità. Sarà, dunque, un finale senza ripetizioni né sorprese: ce lo stiamo già costruendo, magari senz’accorgercene. Don Cirillo Longo, 95 anni, è morto nell’assedio del Covid-19. Sul punto di morire, aveva il respiratore addosso e la corona del rosario. L’ha sistemata sulla spalla, come nonno sistemava in spalla la zappa quando rincasava dal lavoro. Le sue ultime parole: «Ci vediamo di là. Non abbiate paura, siamo nelle mani di Dio». Ci sbugiarda tutti: abbiamo detto «per sempre» di troppe cose quaggiù. Quando l’unico «per sempre» è l’eternità.

(da Il Sussidiario, 6 aprile 2020)

Stasera – ore 21.05, TV2000 (canale 28) – andrà in onda l’VIII^ puntata di Io credo, programma di M. Pozza e A. Salvadore con la partecipazione di Papa Francesco. Ospiti della puntata, dal titolo «Credo la vita eterna», saranno, assieme a Papa Francesco, Fausto Bertinotti (già Presidente della Camera, foto in alto) e il Cafè Alzheimer di Rieti, realtà di cura per i malati di Alzheimer, nella figura della signora Renata.

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Le puntate precedenti di Io credo (TV2000)
«Io credo in Dio». Oppure credo un po’ a tutto (I^ puntata) da Il Sussidiario, 17 febbraio 2020
«Credo in Gesù Cristo». Buffa com’è divisa la tifoseria! (II^ puntata) da Il Sussidiario, 24 febbraio 2020
«Credo nello Spirito Santo» (di Tarso e Bonolis) (III^ puntata) da Il Sussidiario, 2 marzo 2020
«Credo la santa Chiesa cattolica» (IV^ puntata) da Il Sussidiario, 9 marzo 2020
«Credo la comunione dei santi» (V^ puntata) da Il Sussidiario, 16 marzo 2020
«Credo la remissione dei peccati» (VI^ puntata) da Il Sussidiario, 23 marzo 2020
«Credo la risurrezione della carne» (VII^ puntata) da Il Sussidiario, 30 aprile 2020

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