Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Credo PT2 Sandro Pozza Calvene 1

Te lo trovi accanto nei momenti di maggior bisogno, di disperazione. Sta lì, magari in mezzo ad uno sconsolato abbandono, a dirti: “Ti amo per come sei. E ti amo troppo per lasciarti come sei”. Cristo, al secolo Gesù di Nazareth, è l’ospite quotidiano della vita di quaggiù: è il Cristo della sorpresa, quello bestemmiato, solo intravisto, indubbiamente spiato. E’ il Dio-in-agguato di Francois Mauriac, quello che gli fece abbozzare parole sopraffini: «Non avessi conosciuto il Cristo, Dio sarebbe un vocabolo vuoto di senso – scrive l’autore di Vita di Gesù -. Il Dio dei filosofi non avrebbe avuto nessun posto nella mia vita morale». Dio, lassù, è un bellissimo sogno, anche una promessa. Cristo, quaggiù, è il sogno diventato segno, l’avveramento della promessa: «Era necessario che Dio s’immergesse nell’umanità, che in un preciso momento della storia un essere umano, fatto di carne e di sangue, pronunciasse certe parole, compisse certi atti». Ma perchè è stato necessario tutto ciò, Francois? «Perchè io mi gettassi in ginocchio».
In ginocchio, a dichiararsi per Lui: «Credo in Gesù Cristo suo unico figlio».
A Betlemme, in una notte così tagliente da tagliare a metà la storia gigante – avanti Cristo, dopo Cristo: per tutti il tempo si conta così – le tenebre vennero attraversate da raggi di luce: perchè il mondo ci vedesse meglio, ancor prima di sognare che il mondo credesse a Lui. Chi Gli credette, poi, divenne lui stesso luce per gli altri: a che Gli servì, altrimenti, camminare sulle acque se nessuno poi si prenderà la briga di seguirne le orme? “Quanto è arrogante quest’uomo – è il pensiero di chi, ancora oggi, gli sbatte contro senza riuscire ad evitarlo – Prima, dopo: vuol fare girare tutto attorno a lui”. Più amore che arroganza: pretese che la sua storia – trentatrè anni di facchinaggio a servizio dell’uomo, di cui trenta passati ad imparare l’arte – diventasse metro e misura di tutte le storie di prima, di dopo, qualsiasi storia. Venne, dunque, per farci conoscere il Padre: la faccia di Cristo “è tutta suo padre!” Non solamente. Venne perchè, dopo il Padre, noi conoscessimo noi stessi: è anche il nostro specchio, dunque. Per questo, forse, qualcuno non lo cerca più: non per pigrizia o malcelata delusione, ma proprio per la paura, un giorno, di trovarselo appresso e di dover fare i conti con Lui e il suo sorriso-a-specchio. Per la paura di vederci come siamo davvero, non come pensiamo d’essere. Disse parole tutte d’un fiato, quasi tutte a bordo strada o nel segreto dei cuori. Quelle dette a bordo strada, appese in sacristia, soffocano. Le altre, quelle dette nel segreto dei cuori, restano le più allarmanti: d’allora è praticamente impossibile maledire qualcuno senza maledire anche Lui nello stesso istante. Le parole sono il suo biglietto da visita: «Non perchè mi sia stato detto che tu eri figlio di Dio ascolto la tua parola – scrive Andrè Gide -: ma la tua parola è bella al di sopra di ogni parola umana. Da ciò riconosco che sei il figlio di Dio». Un’invisibile presenza, domiciliata nell’incandescenza delle parole.
Nessuno, bestemmiatori o adoratori, riesce a sottrarsi al fascino della sua presenza: nessun dolore è disposto a rinunciare alla sua promessa guaritrice. C’è uno sguardo a disposizione: «La fede non guarda solo a Gesù, ma guarda con gli occhi di Gesù – ha scritto Papa Francesco -: è una partecipazione al suo modo di vedere». Buffo è vedere com’è divisa la tifoseria: religiosi e giusti contro, miscredenti e puttane incontro. Fatti tutti i conti, la morte in Croce fu la più squallida delle partite vinte a tavolino, poi ribaltate dal verdetto della storia: l’Uomo era affidabile. Forse troppo bello per essere creduto: «Ho fatto la prima comunione e basta. Mi pareva tutto poco credibile: i dogmi, il paradiso, l’inferno, che il Cristo sia morto per me. Troppo bello per essere vero» scriveva Ferdinand Céline. Non abbisogna di correzioni moderne il Cristo: continua a tenere accesa la luce nelle notti rimaste senza. Perchè il suo sogno è quello della prima notte: che le notti s’illuminino a giorno. Poi sarà quel che Dio vorrà. Anzi, ciò che l’uomo deciderà: con Lui non ci potrà mai essere gioia senza libertà. Anche la libertà di rifiutarlo.

da Il Sussidiario, 24 febbraio 2020)

Credo PT2 Colombari 22

Stasera – ore 21.05, TV2000 (canale 28) – andrà in onda la II^ puntata di Io credo, programma di M. Pozza e A. Salvadore con la partecipazione di Papa Francesco. Ospiti della puntata, dal titolo «Credo in Gesù Cristo», saranno, oltre a Papa Francesco, l’attrice e conduttrice televisiva Martina Colombari (foto in basso) e Sandro Pozza (foto in alto), fratello di don Marco, con la loro comunità parrocchiale di Calvene (VI).

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