grazie_ges.jpgRubai il segreto a papà e tutt’ora, sul comodino della sua camera, scruto geloso quel block-notes, accompagnato da un lapis blu-rosso, sul quale annota improvvise intuizioni, passeggeri pensieri, veloci frammenti di immaginazione. Di giorno, di notte, dopo il vespro. All’alba. Li annota lì, dove nessuno riesce a tradurre quei geroglifici: poi, quando maturano o trovano fedele compagnia, s’evolvono in sculture, poesie, marchingegni d’elevata passione artigianale. Ne tengo anch’io uno – uno Zibaldone versione personale – nel quale annodare voci e suoni, musiche e colori, stonature, accordi e luci dal mio mondo. Ogni tanto li leggo e m’incoraggio, mi stupisco, m’impensierisco. Ogni tanto non ci capisco nulla.
Come in questi giorni. Distratto solo dal frangersi delle onde nella scogliera di Darkness assaporo un libro che è "prospettiva scomoda" per un certo tipo di cristianesimo. Il titolo è pesante, preciso, non-scontato: "Grazie Gesù". Firma: Magdi Allam. Nella letteratura dell’Allam giornalista segue ad un altro grido di esultanza: "W Israele". Se quella sillaba posta anteposta all’Israele da troppi rinnegato significava una condanna a morte certa, la sua apostasia all’Islam lo pone sul crinale di quella radicalità evangelica che lusinga con persecuzione e minacce. Sul block-notes ho annotato l’eco di messaggi di solidarietà firmati da associazioni ecclesiastiche contro la schedatura dei bimbi rom. Coltelli spianati e francobolli affrancati contro la discriminazione per il sorgere di nuove moschee. Telegrammi di vicinanza appena qualcuno viene indagato. Magari giustamente e per il bene della collettività. Partecipazioni quando a qualche big – della politica, dello sport o della chiesa – viene negato lo scranno, specie in prima fila. Ma quando giorni fa un sito di Al Qaeda annunciava festante che Magdi Allam somiglia ad un "morto che cammina" – chiedere a Falcone per la traduzione – nessuno ha alzato la voce. La penna. La testa! Solo la comunità ebraica di Roma. Perché tanto lui, per un certo cristianesimo sazio e appisolato, rimane l’emblema di una fede mattatrice e sfidante. Forse Paolo di Tarso, per un certo tempo tagliateste dei cristiani, lo capirebbe: "Fratelli, non è per me un vanto predicare il vangelo; è per me un dovere: guai a me se non predicassi il vangelo" (1 Cor 9,16). "Ma forse Paolo voleva dire qualcos’altro: dovremmo cercare di contestualizzare". Ragionamenti frutto di troppi gossip ingoiati avidamente al sole delle spiagge: gossip social-nazionali-religiosi che annebbiano la fede vera.

Potremmo anche risarcire, però. Mentre lui è in tour per l’Italia a dire: "Grazie Gesù", potremmo appendere sugli ombrelloni o sulle auto un adesivo, o un semplice post-it, con scritto: "Anch’io sono Magdi Cristiano Allam". Per la gioia di tanti tagliagole.
Forestieri, ma anche di casa nostra!

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