Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Dal Vangelo di Matteo cap. 21 vv. 28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del
popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e
disse: "Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non
ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse
lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due
ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute
vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla
via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le
prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto
queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».


Riflessione del Parroco
"Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c’è una grossa novità,
l’anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l’amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.

E se quest’anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch’io.

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità"

(L’anno che verrà, Lucio Dalla)
 

pinocchio.jpg

"C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei
piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di
legno."
(cap. I). Caro
Pinocchio, perché busso proprio alla
tua porta stasera? Semplice… Perché dentro quel tuo legno modellato da Geppetto
son stampate tante schegge di un Vangelo raccontato millenni prima che tu balzassi
fuori dalla fantasia laica di Carlo Collodi. Purtroppo tentano ogni giorno di
cacciarti, di deridere la tua originalità ma don Mazzi ha preso le tue difese: "Nessuno tocchi Pinocchio" – grida nel
suo sito internet. E, allora, io ti ho preso in mano, ti ho coccolato e insieme
ci siamo buttati in questo sentiero cittadino dell’infinito, ricamato di arcani
segreti, impagliato d’eternità che è la Scrittura. Io, te e quell’immensa frotta di
falliti, di peccatori diseredati, di derelitti che dalla bocca di quel Nazareno
attendono albe di risurrezione.
Tu non immagini che delicatezza quelle tue lacrime che rigavano il legno
quando sentisti raccontare quella storia. "Un
uomo aveva due figli; rivoltosi al primo gli disse: Figlio, và oggi a lavorare
nella mia vigna. Rispose: Sì, signore; ma non andò. Al secondo disse lo stesso.
Ed egli rispose: non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò"
. Pentitosi!
Meglio: provato rincrescimento, ripensatoci. Un verbo scellerato, sillabe da
scolpire, ricordi da impreziosire. Fantastico quel figlio, vero Pinocchio?! Sapevo
che t’avrebbe conquistato. Guardalo! Si rifiuta di andare, sbraita la sua ribellione,
recalcitra… poi si cala nell’oscurità della sua coscienza, riflette, si pente…
e i suoi piedi accarezzano la terra di quella vigna. Ti rammenta qualcosa, invecchiato
buffone? La dolcezza inascoltata di una fata, l’amore rifiutato di un Padre, la
bighelloneria di un gatto e di una volpe, il fascino scimunito di un Paese dei
balocchi, la compagnia codarda di Lucignolo, le profezie inascoltate del Grillo
Parlante… Ricordi la fine, vero? Sfuggito al compratore imbestialito che voleva
ri-venderti a prezzo di legno stagionato, ti sei tuffato in mare e hai
guadagnato il largo. Ma nel grembo di quelle onde non c’era profumo di libertà:
un gigantesco pescecane ti inghiottì. "Poi,
pentitosi, ci andò"
. Guarda dov’è nascosto il vangelo, burattino che non
sei altro… "Pinocchio cominciò a piangere
e a strillare: Aiuto, aiuto! Oh, povero me! Non c’è nessuno che venga a
salvarmi? Nel frattempo, parve a Pinocchio di vedere lontano, lontano una
specie di chiarore"
(Cap. XXXIV). Nel momento massimo della rivolta…
l’occasione della rinascita. Come il venerando Mosè, come il ribelle Giona,
come il figlio del vangelo, come Levi, Zaccheo, la donna peccatrice…
immergendosi nelle acque del disordine in Pinocchio germoglia la nostalgia di
una rinascita. "Chi non è mai caduto
– dice Enrique Solari –  non sa niente delle alture". In una frase
Carlo Collodi e Gesù di Nazareth s’abbracciano: "Poi, pentitosi, ci andò". Tramontata la perdizione, inizia a
brillare la redenzione. E’ il volto inaspettato anche se annunciato di un Dio
che sceglie la via della piccolezza, di un Dio che ha bisogno dei peccatori
perché soltanto i peccatori son rimasti ad aver bisogno di Lui, un Dio che "non ha mai considerato un tesoro geloso la
sua uguaglianza con Dio"
, un Dio caduto in basso perché l’arroganza ha
portato gli uomini a voler salire troppo in alto. Per poi frantumarsi: "Rispose: Sì, signore; ma non andò."  Tu, invece, da burattino a ragazzo: il
sogno di una conversione. "Babbino mio,
non ti lascio più, mai più"
(cap. XXXV). Ieri. E oggi? Un Pinocchio-due,
forse, non esiste… ma ragazzi che scappano di casa, insultano i genitori, se la
spassano nel Paese dei balocchi, vendono abbecedari, divengono somari, non
ascoltano grilli parlanti e fatine, si allocano con gatti e volpi, vanno in
prigione… ce ne sono tanti. E poi magari risorgono! Guarda te se non aveva
ragione Ezechiele, quel vecchio intagliatore di profezie scardinato dal gemito
di Dio: "Se l’ingiusto desiste
dall’ingiustizia, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da
tutte le colpe commesse; egli certo vivrà e non morirà"
(Ez 18,27-28).
Dalla colpa al pentimento: l’emozione di Dio. Da burattini, a ragazzi, a
cristiani coraggiosi perché peccatori ri-accreditati. Togliete Geppetto e
Pinocchio cade con il rumore di "un sacco
di mestoli"
. Togliete Dio e il peccatore è destinato a rimanere vagabondo
senza meta, gente randagia in una strada senza luce di redenzione.
Ci aggiriamo ai margini del paese, ancora nei campi. E’  quasi sera e io vorrei andarmene, ma tu Pinocchio
m’inviti a sostare ancora un istante. Guardali – sembri dirmi sotto quegli
occhi che son tutta una promessa – guardali quei personaggi, caldi ancora ed
eternamente della bocca di Cristo e relegati in questo borgo a recitare in
perpetuo la loro parte. Eccoli nelle loro passioni, nel loro nodo di creature
vive. Peccatori e falliti, gente incapace e svogliata che nessuno voleva
prendere a giornata, pecore maliziose che scappano dall’ovile, ometti
dall’anima rattoppata che in chiesa si vergognano come cani, pezzenti buoni
solo di piagnucolare fra piaghe e pulci contro la porta di un signore, figli
viziati che litigano con il padre vanno per il mondo a diventare donnaioli e
bari, debitori cronici che la prigione vomita e re-inghiotte, storpi, ciechi, zoppi.
Tutti matti, come io e te Pinocchio, che aspettano il gran giorno, il giorno in
cui le parabole inventate scioglieranno miglia di strada, prosciugheranno
torrenti di miracoli. Quelle parabole… che di colpo li gettano dalle stalle
dell’umanità alle praterie della santità: "In
verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di
Dio"
.

pinocchio1.jpg

Fantasia + scalpello + pazienza… e nella bottega di Geppetto quel pezzo
di legno che a Mastro Ciliegia "era stato
cagione di tante paure"
si trasforma
in un burattino meraviglioso, che sa ballare, tirare di scherma e fare i salti
mortali. Caro Pinocchio, son proprio orgoglioso d’aver incrociato un
commentatore come te per le mie puntate sul vangelo. Per due motivi. Primo: io
e te siamo due burattini ribelli. Secondo: il rumore degli attrezzi e il
solletico della fantasia ci sussurra che stiamo saltellando nelle mani di un
Artista.
Un Artista
geloso che grida: "Nessuno tocchi i miei
burattini"
.
Perché sa
che, collaborando con il pentimento, da burattini possiamo diventare bravi
bambini!

Attento,
Pinocchio… Possiamo!

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