Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

QUADRATO08

Il primo desiderio – quello che fa battere il cuore di Dio, che Gli ha fatto allacciare le scarpe per mettersi in marcia -, è la santificazione del nome di Dio: per un figlio nulla è più irritante di sentire parlare-male del padre. La tristezza di un padre è che il figlio disonori il suo nome: ne abbiamo parlato la volta scorsa. Stasera vestiamoci da esploratori, per andare a capire che cos’è il Regno di Dio, attorno al quale fiorisce l’altro desiderio della persona orante: «Venga il tuo regno». E’ il tema-preferito di Gesù: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).
Ad ascoltarlo mentre ne parla, l’unica cosa da fare è desiderarlo a più-non-posso. Mostrarsi mendicanti. Siamo partiti da Barbiana, quattro case-disabitate aggomitolate sulla spalla del Monte Giovi. Mugello: terra d’autodromi, rombo di motori, gole di profeti. È di quella zona un nome che, a pronunciarlo oggi, ancora si rischia di ustionarsi: Lorenzo Milani. Scusate: don Lorenzo Milani. Sono passati cinquant’anni dalla sua morte, ma la forza d’urto del Priore è granito-di-profeta. Quando arrivò – parola di chi c’era – lassù c’era poco più di niente: vite senza parole, storie senza memoria, strade sconnesse. Oggi Barbiana è uno spettacolo a cielo aperto: a ridere-dietro agli uomini di Dio, si farà-i-conti con Dio. «Se dicessi che credo in Dio – scriveva don Lorenzo – direi troppo poco perché gli voglio bene. E volere bene a uno è qualcosa di più che credere nella sua esistenza». Barbiana è anticipo del Regno.
Un regno, quello di Barbiana, che – per chi ha voglia di tenere occhi aperti sul mondo – è fotografato a più non posso tutt’oggi: barconi sovrappeso, carichi di carne spartita, vite alla deriva. Fotografare, per portare alla luce, è verbo del regno. Il termine stesso “fotografia” è stupendo: vuol dire “scrivere con la luce”. Il fotografo è colui che invece della penna usa la luce: l’oggetto non è nulla, la luce è tutto. Ecco perché ci sono immagini che valgono più di mille parole: abbagliano, per troppa luce. A Palermo ho conosciuto Francesco Malavolta, un fotoreporter da luci-calde. Le sue sono foto che fanno trattenere il respiro: urlano, accecano, feriscono. Dentro la macchina fotografica, lui intravede un regno-mendicante: per la durata di un istante, il tempo di uno scatto, lo trattiene. Per poi mostrarlo e far rabbrividire, pensare, stordire. Lui e lei, l’attrice che più mi incuriosiva da sempre: Mariagrazia Cucinotta. L’ho incrociata nella pellicola de Il Postino, il capolavoro di Massimo Troisi. Là aveva come presta-nome quello di Beatrice Russo: un nome o l’altro, quello che mi destò quel film fu il sospetto che la poesia aiutasse il Regno ad accendersi. Il poeta, come il regista, aiutano il Regno a mostrarsi. A rendersi fascinoso, attraente.
Dio nell’uomo, il fondamentale nell’apparente banale.
Padre nostro, che sei nei cieli «venga il tuo regno». Una puntata che ha una dedica tutta speciale: alla classe dei farisei, gli acerrimi rivali del mio amico Gesù di Nazareth. I farisei erano tutta gente di fretta: «Quando verrà il regno di Dio», domandavano a Gesù. Lui, abile narratore, rispondeva a suo-modo: “Verrà piano, quasi invisibile, tutto una sorpresa”. Loro non intuirono che il Regno stava nascendo sotto i loro occhi. Fu una grossa svista, un peccato-della-vista: lo cercavano altrove, era appena lì. La proporzione è sempre sproporzionata: nel poco ci sta l’infinito, il Cielo dentro un granello di sabbia, Dio nell’uomo. Non ci rimane che desiderarlo, invocarlo, ritornare bambini. Quando il bambino grida, gli adulti sorridono: lui, però, è terribilmente serio. Come il priore, lassù a Barbiana, i poeti nel mentre fanno-rime, i fotografi nell’attimo dello scatto. Il Dio delle sorprese: invece che imporsi, ama proporsi.
Farsi-desiderare, com’è di tutti i grandi amori.


Buona settimana!
don Marco Pozza


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