Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Avvento. Ancora una volta. Ma Gesù non è già venuto? Perché la liturgia, nel suo ripetersi, mantiene capisaldi come Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua?
La venuta storica è una ed è unica, in quella Giudea, periferia di una provincia romana irrequieta e recalcitrante, come i suoi abitanti.
Quando venne Gesù, probabilmente, in pochi se ne accorsero. Non fosse stato per l’imprudenza dei Re Magi, probabilmente l’esistenza del Cristo sarebbe stata quella di qualunque altro pargolo in una comune famiglia ebrea di quel tempo, diviso tra i riti al tempio, l’apprendimento di lettura e Scrittura, l’iniziazione al mestiere paterno. Probabilmente, poco altro. L’avvento storico non ha atteso che i protagonisti fossero pronti: li ha resi pronti con l’accadere degli eventi, facendo diventare madre un’adolescente e Giuseppe il custode della famiglia di Nazareth.
Il problema di quella notte è lo stesso di ogni notte. Far spazio Dio e ai suoi pensieri, «che non sono mai i nostri» (Is 55,8).

Ecco perché lo scenario “apocalittico”, che riprende il brano di Isaia (24,16 – 23), sembra sempre fuori luogo, in quanto visto come eccessivo o pessimista, mentre non lo è, quando ci troviamo a fare i conti con Dio e le sue esigenze. Di fronte al suo incedere nei nostri progetti, tutto ne è infatti sconvolto. Proviamo ad analizzare i nostri pensieri. Vedremo ben presto che l’iperbole viene meno. Ci lasciamo infatti spesso andare a progetti di grandiosità, salvo poi essere presi dall’angoscia se il loro iter non corrisponde a quello che avevamo immaginato (e, alle volte, idealizzato).
Del resto, la vera purificazione parte  proprio dalla nostra interiorità, perché sono i nostri pensieri che, se mal indirizzati, ci spingono verso scelte concretamente sbagliate, che, oltre ad allontanarci da Dio, spesso, ci allontanano anche dalla serenità.
L’invito alla perseveranza non è necessariamente causato da una visione apocalittica della realtà, quanto, piuttosto, da una visione realistica di essa. Quante volte ci rendiamo conto, infatti, che manchiamo l’obiettivo che ci eravamo fissati di un soffio? Forse non siamo capaci di rimanere focalizzati su ciò che per noi è importante, forse non abbiamo ancora capito cosa lo sia, oppure ci scoraggiamo troppo facilmente. E lo scoraggiamento non sempre è dovuto a cause esterne: anzi, spesso, siamo noi il nostro peggior nemico, quando tendiamo a svalutare i nostri “successi intermedi” per convincerci che sia meglio “mollare”. Quanto ci dice per la fede, in realtà può essere applicato per ogni ambito. Perseverare nel lavoro, anche quando non ci entusiasma troppo; perseverare nel rinnovare la fiducia ai nostri figli, anche quando non corrispondono all’idea di loro che abbiamo noi; perseverare in un amore, anche quando la scelta più ovvia sarebbe lasciare. Avere il coraggio di offrirsi e offrire un’altra possibilità, un altro tentativo, non lasciandoci “rubare la speranza” che tutto sia ancora possibile, specie quando il nostro Dio è quello delle “strade nel deserto”.
Un altro tema importante è poi quello della responsabilità verso i più piccoli : non deve diventare angoscia, ma è giusto che si trasformi in consapevolezza. Siamo umani e tutti coloro che sono chiamati ad un compito educativo, inevitabilmente commetteranno errori, che pagheranno soprattutto coloro che sono loro affidati. Oltre all’inevitabile, c’è sempre qualcosa di evitabile: in questo caso, alla responsabilità di ogni nostro atto, si affianca la necessità di evitare la malizia, ricercando la chiarezza, nei tre rami dei nostri rapporti (con noi stessi, con gli altri, con Dio). Ricordando però una cosa: non è possibile ingannare Dio, mentre, spesso, quando inganniamo gli altri è innanzitutto perché cerchiamo di ingannare noi stessi. Cerchiamo di convincere gli altri di ciò che è falso, perché vogliamo esserne convinti – innanzitutto – noi. Vedere tutti d’accordo, ci fa sperare la verità possa essere più democratica che autentica. Mantenere il contatto con la realtà ci aiuta a capire che non è così: la verità non si basa sui numeri, non segue le masse, né le mode, non si lascia ingannare dalle convenienze e dai tornaconti. La Verità rimane sempre uguale a se stessa, anche se noi vorremmo ingannarci, per appianare quei dettagli (della fede o della vita) che ci paiono più impegnativi da affrontare.
Alla fine, però, c’è una frase che ridona speranza: «I suoi angeli raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli» (Mc 13, 27). Tutti possono seguire la voce di Cristo, nessuno escluso. Pur rimanendo intatta l’estrema (e sacrosanta) libertà di ciascuno di noi di dirgli di no, la sua mano tesa, offerta per una relazione d’amore che duri dalla vita all’eternità, non cessa di essere rivolta, costantemente, verso di noi!

 

(Rif. Letture festive ambrosiane, I domenica di Avvento, Anno B)


Fonte immagine: The Healthy Life experiment

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