Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

vita
E’ stata tacciata d’essere la storia più ambiziosa del mondo: di una storia particolare – quella che ha come protagonista Gesù di Nazareth – ne hanno fatto un’avventura che pretende d’essere universalmente valida. Ancor oggi i suoi protagonisti da più parti sono tratteggiati come un manipolo d’illusi privi di ogni ragionevolezza. Paradossale oltrechè ambiziosa: “paradosso” (dal greco parà – doxa) s’abbina ad un qualcosa che va oltre l’opinione comune, un qualcosa che sfida la quotidianità fino a diventare pietra d’inciampo e occasione di rilancio della storia. Nel Natale – l’attimo in cui Dio diventa storia concreta – celebriamo la festa dell’eterna freschezza di Dio, il Dio neonato e piangente che sta iniziando proprio adesso a scrivere la storia. E’ il giorno paradossale per eccellenza: immersi dentro una storia di uomini che sempre più s’addossano la pretesa di diventare come Dio, c’è un Dio che decide di diventare uomo. Profumi di gigli da annusare, frammenti di cielo da scandagliare, reti tristi ed esistenze ferite da restaurare: storie di uomini e di donne alle quali chiedere di collaborare nella costruzione del Regno di quaggiù. Senza gelosia alcuna.

Essere guardati da Gesù è un’esperienza di Verità, come per la donna Samaritana: «mi ha detto tutto ciò che ho fatto» (Gv 4,39). Come per i primi pescatori: passa Gesù che li aveva notati tante volte immersi nei loro lavori, nei loro pensieri, abbarbicati alla loro terra, o meglio al loro lago e alle loro abitudini, li guarda e li chiama. Li toglie dal torpore, li lancia su un futuro diverso: “Andrea, non stare a raschiare questo lago con le tue reti tutta la vita, vuoi buttarti nella avventura del Regno di Dio? Guarda che non sarà una vita facile, ma io ti sosterrò. T’interessa”? Deve aver detto più o meno così quello Sconosciuto d’insopportabile bellezza il giorno in cui si è interessato di loro. Andarono e videro dove abitava, dice il Vangelo. La gioia dell’intimità con Gesù scatena un tam-tam che non si ferma più. Andrea lo dice a Pietro, lo viene a sapere Natanaele, la voce corre per tutta la Palestina e correrà per tutto il mondo senza mai fermarsi. Da allora molti uomini e donne hanno sentito questo invito testimoniato e lo hanno seguito.

Il cristianesimo non è sempre esistito. E’ nato in un preciso momento della storia e ne sta condividendo un tratto. E’ iniziato quando Dio ha deciso in interessarsi in prima persona dell’umano fino a sporcarsi di giorni, ore e secondi. Si è mantenuto giovane – che è il contrario di “adeguarsi” ma indica uno “stare al ritmo” – scegliendo di non arroccarsi mai nella difesa di una immutabile presenza storica.

Possiamo sapere chi siamo solo se possediamo una storia più ampia che guarda all’indietro e in avanti, dalla Creazione al Regno. Una storia che campeggia statuaria tra due giardini: quello dell’Eden e quello della Gerusalemme Celeste. Una storia incastonata nella Bellezza. Sta a noi lasciarci trasportare da questa storia, sbarazzandoci di quell’immagine goffa di Dio che si oppone alla nostra libertà e ci tiene intrappolati in un’infantile sottomissione. La storia dell’uomo non è «semplicemente una stramaledetta cosa dopo un’altra» (H. Ford). In qualsiasi caos ci troviamo, questo è il punto di partenza del nostro viaggio verso casa: «trovare la forma che si adatti al caos» (S. Beckett), questo è il destino di ogni artista. Il destino dell’Artista della prima Creazione. Per questo i cristiani trovano la speranza vivendo dentro una storia, un’esuberante speranza che sfida e provoca il fatalismo del mondo: «non è la disperazione che mi preoccupa; è la speranza. Non riesco a sopportarla» (J. Cleese).

Una storia che si riesce a malapena a balbettare. Scrisse Karl Rahner verso la fine della sua vita:

Un giorno gli angeli della morte spazzeranno via dai meandri del nostro spirito tutti quei rifiuti inutili che diciamo la nostra storia; un giorno tutte le stelle dei nostri ideali, con cui noi stessi avevamo arrogantemente drappeggiato il cielo della nostra esistenza, cesseranno di brillare e si spegneranno: un giorno la morte introdurrà un vuoto silente e noi accoglieremo tale vuoto con fede, speranza e in silenzio come la nostra vera essenza. Un giorno tutta la nostra vita precedente, per quanto lunga, ci apparirà come un’unica breve esplosione della nostra libertà, che ci sembrava estesa solo perchè la vedevamo come al rallentatore, una esplosione in cui la domanda si è trasformata in risposta, la possibilità in realtà, il tempo in eternità, la libertà offerta in libertà tradotta in gioco. Un giorno scopriremo, terribilmente spaventati e ineffabilmente giubilanti, che questo vuoto enorme e silente – che noi sentiamo come morte – è in realtà riempito da quel mistero originario che diciamo Dio, dalla sua luce pura e dal suo amore che tutto ci toglie e tutto ci dona. Un giorno da questo sondabile mistero vedremo emergere il volto di Gesù, il Benedetto, vedremo che esso ci guarda e che questa concretezza è il superamento divino di tutta la nostra accettazione dlel’incomprensibilità del Dio senza forme. Ecco, ecco all’incirca come vorrei non dico descrivere ciò che viene, ma perlomeno indicare balbettando come possiamo provvisoriamente attenderlo, nel mentre sperimentiamo il tramonto stesso della morte come l’inizio di ciò che viene (corsivo mio).

Introduzione al cristianesimo vorrebbe essere un viaggio alle sorgenti della Bellezza, un sedersi stupiti all’incrocio dove il Cielo si aggancia alla Terra, dove il Dio Bambino inizia a comporre una storia paradossale per infondere nell’uomo la nostalgia della Casa, quella casa dove ci si sente al sicuro anche al buio. Ambiziosa e paradossale, quella cristiana è ancor oggi una storia dentro la quale leggere anche la nostra storia, quel lento susseguirsi di giorni dentro i quali si decide e si organizza la nostra eternità.
La Chiesa non avrà niente da dire sulla morale fino a quando coloro che ci ascoltano non avranno goduto di un barlume del piacere di Dio nella nostra esistenza.

Perchè il cristianesimo è prima di tutto un incontro, l’incontro con il Risorto il mattino di Pasqua. Il Vangelo di Marco termina con il silenzio delle donne: «quelle, però, uscite dal sepolcro fuggirono, prese da timore e da stupore, e non dissero nulla a nessuno, perchè avevano paura» (Mc 16,5-8). Tutto il Vangelo ci porta verso la gioia della Risurrezione, ma non la descrive. E’ come sentire cadere una scarpa nella stanza di sopra e si aspetta che cada anche l’altra, che non arriva mai. Far cadere l’altra scarpa è la missione che spetta oggi al cristiano. Perchè certi incontri cambiano la vita.

Come per i primi pescatori.

Insegnami a cercarti e mostrati a chi ti cerca, perchè non posso né cercarti, se tu non me lo insegni, né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti. Che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti.
Riconosco, Signore, e ete ne ringrazio, che hai creato in me questa tua immagine perchè, memore di te, io ti pensi e ti ami. Ma essa è talmente consumata dal logorìo dei vizi, è così offuscata dal fumo dei peccati da non poter fare ciò per cui è creata, se tu non la rinnovi e la riformi.
Non tento, Signore, di penetrare la tua altezza, perchè in nessun modo paragono ad essa il mio intelletto, ma desidero comprendere in qualache modo la tua verità, che il mio cuore crede e ama. Infatti non cerco di comprendere per credere, ma credo per comprendere. Giacchè credo anche questo: che “se non crederò, non comprenderò” (Is 7,9).

(Anselmo di Canterbury, Proslogion I, Rusconi, MI, 1996)

vela


Marco Pozza
Una storia ambiziosa e paradossale. Introduzione al cristianesimo
(Anno Accademico 2012-2013)

Introduzione
“La Madonna con il canonico van der Paele” (Museo Groeninge, Bruges)

I.
“Destatevi, arpa e cetra, voglio destare l’aurora” (Sal 108,3)
La missione del cristianesimo è porre domande
II.
Gesù di Nazareth: la storia che invita a proseguire il viaggio
III.
La storia dell’uomo: “semplicemente una stramaledetta cosa dopo l’altra” (Henry Ford)?
IV.
Epifania. La manifestazione del fatto cristiano
V.
Liturgia. La risposta dell’uomo nella fede
VI.
Zoopoiesis. Il mondo e la storia vivificati dallo Spirito Santo
VII.
Martyria. La testimonianza del popolo credente
VIII.
La Chiesa. Il segno nato in una crisi di speranza
IX.
L’escatologia. L’uomo è finalizzato per l’Eternità
X.
Osservazioni a proposito della vita cristiana
XI.
Maria di Nazareth, l’avventura di una donna di periferia.
XII.
L’apporto del cristianesimo per la vita dell’uomo

Conclusione
“Abbiamo pescato tutta la notte e non abbiamo preso nulla” (Lc 5,1-11).
Eppure i pesci ci sono.

I^ Corso di Introduzione al cristianesimo (mercoledì 9.00 – 11.00)
Mercoledì 19 settembre 2012
Mercoledì 26 settembre 2012
Mercoledì 03 ottobre 2012
Mercoledì 10 ottobre 2012
Mercoledì 17 ottobre 2012
Mercoledì 24 ottobre 2012
Mercoledì 31 ottobre 2012
Mercoledì 14 novembre 2012
Mercoledì 21 novembre 2012
Mercoledì 28 novembre 2012
Mercoledì 05 dicembre 2012
Mercoledì 12 dicembre 2012

II^ Corso di Introduzione al cristianesimo (venerdì 20.30 – 22.30)
Venerdì 21 settembre 2012
Venerdì 28 settembre 2012
Venerdì 05 ottobre 2012
Venerdì 12 ottobre 2012
Venerdì 19 ottobre 2012
Venerdì 26 ottobre 2012
Venerdì 02 novembre 2012
Venerdì 16 novembre 2012
Venerdì 23 novembre 2012
Venerdì 30 novembre 2012
Venerdì 07 dicembre 2012
Venerdì 14 dicembre 2012

Esami del corso di Introduzione al cristianesimo
17 – 20 dicembre 2012 

Informazioni e iscrizioni
Centro Parrocchiale “Antonio Ferrarin” – via S. Rosa 2, 36016 S.Vincenzo di Thiene (VI), tel. 0445/361654.

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