Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Ogni anno la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno cade domenica 23 ottobre.
I recenti accadimenti, parecchio sottovalutati dai media, toccano tuttavia in modo profondo le nostre comunità: il sangue versato di nuovi martiri,come Padre Fausto non può fermare lo slancio missionario e il suo entusiasmo.
Nella consapevolezza che, alla missionarietà di chi parte concretamente per terre lontane, è necessario si affianchi quella ordinaria di chi resta, anche nella prospettiva della “rievangelizzazione” del Vecchio Continenti, prospettata dal Santo Padre.
Scrive infatti Benedetto XVI in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2011:
Non possiamo rimanere tranquilli al pensiero che, dopo duemila anni, ci sono ancora popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo Messaggio di salvezza. Non solo; ma si allarga la schiera di coloro che, pur avendo ricevuto l’annuncio del Vangelo, lo hanno dimenticato e abbandonato, non si riconoscono più nella Chiesa; e molti ambienti, anche in società tradizionalmente cristiane, sono oggi refrattari ad aprirsi alla parola della fede. È in atto un cambiamento culturale, alimentato anche dalla globalizzazione, da movimenti di pensiero e dall’imperante relativismo, un cambiamento che porta ad una mentalità e ad uno stile di vita che prescindono dal Messaggio evangelico, come se Dio non esistesse, e che esaltano la ricerca del benessere, del guadagno facile, della carriera e del successo come scopo della vita, anche a scapito dei valori morali”.

La storia di Diego, giovane diacono comboniano: dai ‘piedi del Costo’ alle rive del Nilo

312030_922654371449_36800326_45117862_1270979_nQuelli della scorsa settimana sono stati per l’Egitto i giorni più violenti dalla rivolta dello scorso febbraio che ha portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak. Decine di persone sono rimaste uccise negli scontri scoppiati nel centro de Il Cairo durante una manifestazione di cristiani copti.
Nel cuore di questi disordini, un segno di speranza porta il nome di Diego Dalle Carbonare, 28 anni lo scorso 31 marzo, nativo di Cogollo del Cengio, ordinato lunedì scorso diacono per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione dell’Arcivescovo inglese, Mons. Michael Fitzgerald,  dal 2006 nunzio apostolico in Egitto.
La solenne celebrazione di Ordinazione si è svolta lunedì 10 ottobre 2011, nella Chiesa del “Sacro Cuore di Gesù”, nel cuore de Il Cairo, la più grande città dell’intera Africa e del Vicino Oriente.
«I miei voti perpetui e la mia ordinazione diaconale – ci racconta Diego – sono stati un gran bel momento per ringraziare Dio del cammino fatto insieme finora. Il Signore mi ha portato per sentieri che la mia fantasia non sarebbe mai riuscita ad immaginare».
Dopo essere entrato in Seminario Minore a Tencarola, alle porte di Padova, il 14 settembre 1994, in prima media, Diego ricorda che «negli anni delle medie e delle superiori ci veniva sempre detto che lo scopo del seminario minore era “scoprire la nostra vocazione”: io fra me e me avevo fatto un piccolo patto con Dio. Il patto era questo: “prete diocesano sì, ma missionario, per favore, no!! (in Africa men che meno!!)”. Penso che la paura per una vita in Paesi dove ci sono la guerra e la fame fosse quello che più mi pesava nella pancia quando sentivo parlare di missionari e con il senno del poi, credo che il Signore mi abbia preso sul serio: le paure che sentivo sono diventate piano piano un grillo nella testa, fino a diventare parte di quello per cui sentivo che volevo spendere la mia vita».
Durante gli anni del ginnasio e liceo Diego ha la possibilità di incontrare diverse realtà missionarie: «Quello che mi ha “rubato il cuore” – ci confessa Diego – è stata la grinta, e anche un po’ la pazzia, che ho incontrato nei volti e nella testimonianza di alcuni missionari Comboniani. Pian piano ho conosciuto la figura di Daniele Comboni (1831-1881), missionario di Limone sul Garda che era andato a dare la sua vita nel profondo cuore dell’Africa che si chiama Sudan. Affascinato dalla generosità della scelta missionaria, prima della fine del liceo ho sentito, e ho detto ai miei formatori che se prete mi dovevo fare, allora dovevo essere prete missionario».
Fu così che Dalle Carbonare entra nel Postulato dei Comboniani a Padova per approdare poi a Venegono Superiore (Varese), dove ha vissuto i 294433_2305197443393_1652972437_2341217_1906936902_ndue anni di noviziato. Professati i primi voti a maggio del 2006, viene mandato a continuare gli studi teologici a Nairobi, in Kenya, con la prospettiva che un giorno, come avevo chiesto ai superiori, avrebbe preso la strada per il Sudan. «Nel frattempo – ricorda Diego (da lunedì scorso don Diego, ndr)- il Sudan si è spaccato fra Nord e Sud. Terminata la teologia nel maggio dell’anno scorso, sono venuto in Egitto per il corso di arabo (di solito son due anni… ma son riuscito a farlo tutto in 13 mesi!). Purtroppo, proprio subito dopo che avevo finito il corso di arabo e mi stavo preparando a partire per il Nord Sudan, il governo di Khartum ha smesso di dare nuovi permessi di soggiorno a qualsiasi missionario/a cristiano/a”.
Don Diego è ora in attesa da almeno quattro mesi: «Vediamo cosa succede. A me dispiace di dover attendere, ma quello che mi dispiace ancora di più è che la situazione nel Nord Sudan non stia prendendo una buona piega. Aspetto, allora, con impazienza e speranza. Speranza riposta in Colui che mi ha chiamato».

di Sandro Pozza

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