Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

 

Ho conosciuto lo Spirito Santo 5 anni fa. In realtà s’era fatto un piccolo monolocale dentro di me già nel giorno del mio Battesimo, poi nel giorno della prima Comunione aveva deciso di aggiungere una piccola veranda, e ancora, nel giorno della Cresima, tirò su un piccolo giardino esterno. Ho scoperto tardi di essere coabitata da questo inquilino. Per più di venti anni è stato un coinquilino discreto e silenzioso, di quelli che pensi non siano mai in casa, stiano fuori tutto il giorno e rincasino a fine giornata stanchi morti. Come succede nei grandi condomini, che somigliano più ad alveari che a veri e propri appartamenti, in cui non ci si conosce affatto, o a malapena ci si saluta timidamente con lieve e proverbiale cenno del capo, così erano sempre stati i miei rapporti con questa presenza: formali. Finché una sera, d’improvviso, fu buio. Se ne andò via la luce, black out. Panico. Quanto è scomoda la condizione di immobilità che obbliga ad interrompere tutto quello che si sta facendo perché non si riesce più a vedere e l’unico colore che è possibile percepire è il nero! Quando si rimane al buio si rimane sospesi, sorpresi, indifesi. Per quanto sia veloce, la luce scopre sempre che il buio è arrivato prima di lei, e l’aspetta. Impaurita, aspettai la luce assieme al buio, e mentre la mia mente era alla ricerca di una qualche candela- quelle dell’Ikea che lasci nei fondi dei cassetti e che quando servono non le trovi mai- qualcuno bussò alla mia porta. Tastando pavimento e spigoli come un cieco, balbettando gesti e piccoli passi, aprii la porta aspettandomi di trovare qualcuno pronto a porgermi una torcia a 6 led, e invece trovai Lui, il Coinquilino dimesso. Se ne stava sulla soglia del mio cuore con un cofanetto tra le mani. Lo aprii: conteneva un diamante. Nonostante fosse buio pesto tutt’intorno, brillava di una luce sfavillante. Lo incastonò con delicatezza nel dito anulare del mio cuore, lo sentii pronunciare -quasi un bisbigliare- queste parole: “Tu mi appartieni, sei degno di stima e io ti amo” (cfr. Is 43, 1b-4), poi si dileguò. Intanto era tornata la luce, era tornata la pace. Avevo assistito alla più bella dichiarazione d’amore, e la protagonista ero proprio io.    

Diamante fa rima con amante. E poi si sa, un diamante è per sempre (cfr. Gv 14, 16b).

Il regalo di un diamante significa promessa, è il segno visibile di colui che ama, è il vincolo che unisce chi ama e chi è amato, è il regalo dell’eternità. E’ il regalo di un Dio Amore, che fa appena in tempo a scomparire tra le nuvole per riapparire sotto forma di diamante, di Dio Amante. Diamante, dal greco “adamai”, non domabile, quindi forza indomabile. Un diamante con tre sfaccettature: l’Amante, l’Amato e l’Amore. Ti farò mia sposa per sempre (Os 2, 21): ecco la promessa. Una rinascita nell’Amore, perché solo l’Amore fa esistere. Quel diamante rifrange la Luce, e agisce sui tuoi colori, li ravviva, li valorizza, li esalta. Come un perfetto (di)amante, ti dona la sua luce per farti brillare di più e meglio. Qualche volta il riverbero è così forte che i fasci di luce prendono i toni del rosso e sembrano vere e proprie lingue di fuoco. E d’improvviso senti ardere il cuore, perché ti senti incidere il Vangelo direttamente sul cuore. Scopri di essere tu, adesso, quel roveto ardente, perché il Padre col Figlio non dimorano più ne su un alto monte né a Gerusalemme (cfr. 4, 21), ma in te. Tu, Tabernacolo vivente, cominci a barcollare, perché ubriaco di questo Amore, non puoi restare fermo, la gioia e la vitalità sono vere solo se condivise. Barcolli tra gli oppressi e gli sfiduciati, tra i poveri e gli ammalati, perché quelli che dicono “si” a questa promessa riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi (Is 40, 31). 

 

La mia esperienza dello Spirito Santo è esperienza di questo Amore, che ha trasformato la mia vita, esattamente come ha fatto con quella dei discepoli, quel giorno nel Cenacolo, e in tutti i giorni successivi, fino alla fine del mondo. Anche a loro, quel giorno, ha chiesto la mano. Anche alla tua porta, oggi, sta bussando un coinquilino che ti chiede di credere alla promessa d’Amore più ardita della storia. Anche a te chiedere di essere sposa. Anche a te chiede di essere Chiesa. Perché lo Spirito e la Sposa, insieme, possano per sempre gridare: “Vieni, Signore Gesù!”  

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