Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Allacciarsi
i sandali e ri-partire! Hanno camminato i miei antenati, i miei nonni, i miei
padri. Un’arte che ho appreso dalla mia gente di montagna: gente dalla scorza dura, dal cuore tenero, dall’intuito
vivace. Camminare! Nella Scrittura Sacra è un ordine, una promessa, un comando
dettato da legge divina. Camminare per avanzare. Per scendere dentro. Per
innalzarsi.
Forzàti a marciare
per non incappare nella palude dell’inefficienza, per non vivere di amarcord, per annusare profumi di terre
inesplorate. "Settembre, andiamo. E’
tempo di migrare. / Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori / lascian gli stazzi
e vanno verso il mare"
(G. D’Annunzio,
Alcyone).
Camminare:
un verbo che sull’Altopiano tutti intendono. Verbo di pesanti nostalgie! Camminano
i pastori, i mercanti, le seduttrici, le prostitute, i soldati, le spose. La Chiesa cammina: magari
zampetta, inciampa, tentenna. Ma almeno ci prova.
Camminare: il
verbo che ben s’addice al sacerdote! Perché per il "don" settembre è tempo di
valigie. Una comunità lo saluta, un’altra lo accoglie. Passi che cozzano contro
un cuore che s’affeziona, che senti piangere, che ti rammenta la tua umanità. Si
parte (almeno io parto) con un pugno di cose, quelle essenziali: la mia Bibbia,
24 anni di storia, un carattere caparbio, esigentissimo e appassionato. M’accorgo
di partire come sono arrivato: solo con 1000 giorni di sacerdozio in più sulle
spalle! Non mi fa paura camminare, perché solo così s’apre il cammino. Lo farò
perché in tanti hanno camminato prima di me. Ma, soprattutto, perché non posso frenare
la Bellezza. Dentro
di me! Io sono un buono a nulla. Un buono a nulla, ma capace di tutto, perché conscio
che, quanto più ci si abbandona in Dio, tanto più si riesce a migliorare la
gente che ci circonda.
E dentro la Chiesa. Non nutro
l’esigenza di "sparare" contro la mia Chiesa: non lo farò mai perché essa
rimane pur sempre un viottolo segnato per gustare la bellezza di un Dio che sin
da piccolo m’ha preso il cuore. Una chiesa che, però, come battezzato voglio
aiutare a crescere: nella fantasia dettata dallo Spirito, nel coraggio di
tentare strade nuove, nella sapienza di chi non insabbia ma denuncia le
nefandezze, smaschera le ipocrisie. Una Chiesa che spero non abbia mai bisogno
di un "V-day" alla Beppe Grillo per scegliere la trasparenza, per innamorarsi
della luce, per odiare i compromessi. In questa chiesa, santa e peccatrice, ho
scelto di abitare. A volte mi scopro dubbioso, perplesso, titubante. Allora
vado oltre. A cercare gli occhi di quel Dio che, nascosto, tesse i fili della
sua ragnatela. In questi giorni, in cui son costretto a sorbirmi lo show
mediatico di un signore che vuol esser papà-fidanzato-sacerdote-sposo, sento mie
le parole eccelse di un mister del
calcio italiano di provincia: "Non voglio
insegnare la vita a nessuno e non pretendo di cambiare il mondo, ma di sicuro
un certo mondo non cambierà me"
(F.
Guidolin).
Buon
cammino, mia Chiesa! "Che sapor d’acqua natìa rimanga ne’ cuori esuli a
conforto"
(G. D’Annunzio)

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