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In questa Quaresima, ho un’immagine che mi sta tenendo compagnia. Gesù, sospinto nel deserto, con le bestie selvatiche ai suoi piedi e una schiera di angeli che lo servono. Mi son sempre chiesta in che modo Avvento e Quaresima potessero diventare tempi opportuni, o meglio, più opportuni del tempo ordinario. Mi ha sempre affascinato e, allo stesso tempo, interrogato questo ritmo, che la Chiesa dona, tramite l’anno liturgico. Come se, da un lato, l’ordinarietà valesse meno e avessimo bisogno dei tempi “forti”, per smuovere un po’ le emozioni. In realtà, mi sto sempre più accorgendo che sono occasioni per contemplare le profondità di Dio  e per godere di un’intimità ancora più grande con Lui, proprio per vivere l’ordinario con un gusto straordinario, da beati. 

Quando lo Spirito spinge in modo forte, un po’ come la ressa fuori da un concerto, a stare nel proprio deserto, forse, è davvero il tempo opportuno per svegliarsi da situazioni del cuore che erano addormentate, incancrenite, messe in stand by o totalmente fuori bersaglio. A nessuno piacerebbe stare solo in un luogo deserto, isolato, senza aiuti, in compagnia delle proprie bestie selvatiche, delle proprie paure, delle proprie menzogne, del proprio inferno. Si sentirebbe smarrito, senza via di fuga o forse scapperebbe a gambe levate per la paura. Non sempre siamo capaci di stare di fronte alla nostra umanità così povera, fragile e limitata. Dietro a quelle bestie, si nascondono tutte le suggestioni da cui poi scaturiscono menzogne e pensieri che, a loro volta, generano paura – e si sa che la paura è la madre di ogni atto di non amore –.  Fino al compimento e all’attuazione dei nostri peccati, ferite così sanguinanti che ci lasciano moribondi e sfiniti nel deserto, pasto perfetto proprio per le bestie. Sembra quasi una strada di non ritorno per l’essere umano.

Se ci fermassimo a contemplare questa scena, nessuno di noi arriverebbe mai a godere della Pasqua: molleremmo prima, non ne avremmo le forze, saremmo sempre e solo dei perdenti. Un cristianesimo da masochisti.

Ma in quel deserto c’è Gesù. È con Lui che siamo nel deserto. È Lui che visita, col suo Amore, il nostro inferno, le nostre bestie e permette che bestie e angeli vivano in pace. Anche dentro di noi. C’è da ripartire da Lui, c’è da rimetterLo al centro, all’inizio e alla fine di tutto, di ogni nostro giorno, di ogni pensiero, di ogni immagine. C’è da digiunare, per creare spazio, dentro di noi, al desiderio di incontrarLo, anche e soprattutto nel deserto.
Se avremo il coraggio di stare in un luogo così poco accogliente, guardando in faccia ciò che ci fa paura, permettendo, chiedendo e desiderando che Gesù lo faccia con noi, allora l’Amore porterà la comunione, gli angeli ci serviranno e anche le nostre bestie verranno rese mansuete.

 


 Fonte immagine: VaticanNews

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