firma.jpgSurreale. Com’è surreale la mente umana: una nave costretta a veleggiare a vista. Perché l’alto mare sta diventando memoria ingiallita di manuali di navigazione passata. Accompagnato dalle polemiche di chi lo vede promotore di uno scontro tra civiltà, la parola sferzante e documentata di Magdi Cristiano Allam ha fatto applaudire e storcere il naso ad una Fornace Carotta gremita di gente nella presentazione del suo libro "Grazie Gesù". In una città che non si può certo definire "qualsiasi". Perché Padova è incrocio di mille strade e di un’infinità di volti. La città di Antonio, il Santo per antonomasia, e della comunità islamica che assieme condivide sogni, attese e speranze. In un futuro migliore, prima di tutto. Da signore ha raccolto la triplice provocazione mattiniera sfornata nelle pagine de Il Mattino additando nell’uso della Ragione illuminata dalla Fede il percorso di una trasfigurazione delle idee. E parlando del fascino di Cristo (aspetto da qualcuno volutamente non colto anche dentro la comunità ecclesiale) incendiato in lui da testimoni di fede credenti e credibili che hanno costellato il suo percorso umano nell’Egitto natale. Delicato con il fratello musulmano – al quale più volte gettava spiragli di condiviso futuro – la voce diventava violenta e pesante quando l’obiettivo era l’Islam come religione. E i cristiani più islamici degli islamici. Pur convinto che ognuno è la sintesi della complessità del proprio percorso. E come tale va letto, interpretato e accolto.
Da sociologo ha tratteggiato l’immagine di un Occidente in ginocchio: ignorante, ingenuo, autolesionista e colluso che, vittima del buonismo, ha annacquato la sua identità. In preda ad un multiculturalismo che "ha consentito la disgregazione territoriale e identitaria della nazione in ghetti etnico-confessionali-valoriali, facendo implodere le tensioni e la violenza endogena". Parole abbinate ai fatti: quelli del 7 luglio 2005 quando in Gran Bretagna – paese che s’è spinto più di altri oltre il consentito – quattro ragazzi con cittadinanza britannica si sono fatti esplodere nel centro di Londra. Motivo: "avevano avvelenato loro il cervello nella moschea – continua tagliente il giornalista – come ha confessato al The Sun la moglie del più giovane". Silenzio in sala e qualche faccia nervosa. Anticipato nel pomeriggio in un dibattito con contradditorio interno agli iscritti della sua associazione, ha ribadito ostinatamente l’urgenza di essere protagonisti del proprio percorso personale e collettivo puntando su una maturità interiore. Gregorio Magno, commentando i Vangeli, annotò: "Ma come sarà possibile che noi emendiamo la vita degli altri, se trascuriamo la nostra?" Maturità che sappia leggere entrambe le facce del razzismo: sia quella che nega la libertà e i diritti altrui sia quella, subdola e faziosamente difesa, che si limita a offrire diritti senza chiedere in cambio l’ottemperanza dei doveri. Pur sapendo che oggi sulla verità poggia un mandato di cattura internazionale che le impedisce di abitare le menti dell’uomo. Che la vuole relegare ad una questione di opportunità o meno: in nome del politicamente e dell’islamicamente corretto. La lezione di Regensburg risuona spesso nella trama del suo discorso come monito e vergogna generale.
Prima d’andarsene una panoramica sul minareto in costruzione: "prendiamoci una pausa di riflessione". Invitando ad interpellare la voce della popolazione: perché una moschea non cada dall’alto ma germogli nel cuore. E accertandosi che sia la preghiera che fa muovere le carte di tale richiesta. Per salvaguardare legalità e verità.
All’ospitalità carcerata di Padova ha risposto con una stretta di mano e una firma sul libro. Alla città e alla sua comunità islamica. Con delicata trasparenza e fastidiosa sincerità. Nel nome di Cristo.

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