Pochi spazi, come quelli che ospitano e danno vita ad un conclave per una elezione del Papa, sanno mostrare la capacità di mantenere il senso del mistero, della segretezza, dell’attesa che rendono la vita ancora capace del fattore sorpresa. Sono giorni questi – appena dopo i trascorsi a far l’autopsia sul corpo del Papa, quand’era ancora in vita – che la curiosità si infittisce attorno al gruppo di cardinali che, di volta in volta, son chiamati all’arduo compito di dover eleggere il successore di Pietro: non il successore dell’ultimo Papa morto, ma il di Pietro, il primo Papa dell’era cristiana. Guardando con reverenza questo antichissimo rito d’elezione, sembra ci accorgiamo che non si è mai guardato attraverso il buco della serratura senza trovare qualcuno che stava a sua volta guardando l’identica scena. “Non dimenticatevi di pregare per me!” è stato quasi un mantra che Papa Francesco usava per chiudere i suoi discorsi: pregare non è spiare, origliare, sbirciare. È l’esatto contrario: attendere, trattenersi, accudire
Mi è sempre piaciuto pensare che tutti dovrebbero avere un segreto che ti faccia sorridere mentre gli altri parlano del niente. La liturgia cristiana ha fatto del segreto, del mistero, dell’arcano il suo salotto. Il mondo, da parte sua, vive del gossip che, a pensarci, è l’esatto contrario del mistero: «Hai mai notato che quando qualcuno dice che gli dispiace dire qualcosa, in realtà non vede l’ora di dirla?» (A. Munro). Siamo tutti, volenti o nolenti, circondati da un esercito di spie volontarie, intente a strapparci quella percentuale di segreto che rende frizzante il cuore di chi lo custodisce. Senz’accorgerci, così facendo, che siamo come bambini che arrivano al giorno di Natale senza più la magia negli occhi perchè, strada facendo, a forza di tentativi, saranno riusciti a strappare alla mamma e al papà il contenuto di quella scatola ch’era tanto bella finchè rimaneva misteriosa nel contenuto. Una volta svelato, anche l’attesa avrà perduto fascinazione.
Ciò che, in questi giorni, appare così evidente attorno alla Chiesa e ai suoi millenari misteri, è un qualcosa che appartiene all’intero campo dell’umano. Non per nulla, in materia di segreto, nessuno ama così tanto i segreti quanto chi non ha nessuna intenzione di mantenerli. Per chi li sa mantenere invece, sarà come trattenere il respiro: se io taccio il mio segreto è mio prigioniero, se me lo lascio sfuggire sono io che divento suo prigioniero. A consolazione di questa smania del gossip a tutti i costi, resta una consolazione: la vita è quella cosa troppo grande che cerchiamo di spiare da finestre troppo piccole. Che, nella loro piccolezza, sanno sempre come coglierci di sorpresa. Cogliendoci in contropiede.
(da Specchio de La Stampa, 11 maggio 2025)