La
reazione di quell’uomo"alquanto bizzarro" – come definì Adriano Solinas lo showman
Pif – fu giudicata all’unanimità spropositata. Esagerata. Folle. Fu il gesto di
un uomo terrorizzato d’essere colto per l’ennesima volta a vendere rate di
morte al bancone di quel bar dal quale ama proporsi come paladino di notti
giovani e affascinanti. Strana storia quella dello spritz a Padova: attorno ad
un bicchiere ruota il ritmo di una vita che sempre più tende a smarrire i suoi
colori di vivace fantasia. Dalle piazze del centro storico al Naviglio, dai bar
del ghetto ai chioschi del Piovego, dal Campari all’Aperol abitano i sogni di
chi decide che la tradizione non va mai in vacanza.
Costi quel
che costi.
Ho
ripensato a quell’uomo "alquanto bizzarro" mentre leggevo la Passione il Venerdì Santo:
"E’ necessario che qualcuno muoia per il
popolo"
. Forse anche lì s’aspetta che qualche ragazzo ci rimetta la vita. Intristisce
avvertire all’approssimarsi di ogni estate la solita toto – scommessa su chi
gestirà un incasso di soldi troppo attraente per essere vagliato con occhi
appassionati e appassionanti. Provo tristezza e rabbia ogni qual volta la mia
città addormenta gli occhi delle sentinelle, anestetizza i sogni degli
educatori, strozza gli sforzi di troppa gente onesta. Rimane avvolto nel
mistero il buonismo di genitori sin troppo sbadati da accettare di perdere in
una notte "brava" il sudore di mesi di logorante e motivato sudore. L’ignoranza
non ha mai salvato nessuno, ma l’ignoranza di troppi genitori a proposito della
droga e dell’alcool è pari alla sua diffusione. Forse non è questione di
decentrare il fiume di alcool o lo spaccio di droga: è semplicemente questione
di educazione.
Di dire: "se non vuoi rovinarti, non andare!"
Di certo
non cambierà nulla nei mesi prossimi: quando mai s’usa la fantasia? Dentro le
siepi se ne staranno ancora nascosti "talebani" inzuppati di stupefacenti e
armati di catenacci da sganciare su coloro che disturbano il suicidio di massa.
Forse quell’uomo "alquanto bizzarro" se ne starà ancora col cappello da cow-boy
tra le mani ad intrattenere i pesci nel canale. Osservando le telecamere. E
troppi preti staranno a commentare i lutti del lunedì mattina con la punta del
naso bianca per la schiuma del cappuccino.
Ma per
onestà intellettuale dovremmo avvertire almeno l’esigenza d’affiggere
all’ingresso di quell’argine un cartello che rechi tale scritta: "Terra di
nessuno". Almeno ci laveremmo le mani completamente.
Nella
speranza che almeno la droga sia tagliata bene.
Altrimenti
son cavoli. Non canne!

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