Un computer realizza progetti, un uomo (e una donna) realizzano sogni: è questa la grande differenza, che fa la grande differenza. In questi giorni a fare il botto d’audience è la notizia di una ragazza che, a quanto si legge, sta facendo cose prodigiose in tempi brevissimi, strettissimi, al limite delle possibilità umane. Con pieni voti, tra l’altro: il che le permette di fare incetta di applausi, di complimenti. E, ovviamente, dei loro esatti opposti: sospetti, gelosie, piccole rivalse. Non mi aggrego a questi ultimi: a quell’età, più o meno, anch’io coronavo il mio sogno di studente e di ragazzo. L’impegno, quando ha la fortuna d’incrociare condizioni favorevoli, è in grado di fare ancora di più di ciò che, da solo, riuscirebbe a fare. A colpirmi, in questa faccenda, è il commento d’una giornalista che, entrando nel merito della questione, parla delle «aspettative in una figlia unica che (questo lo dico io) è chiaramente programmata per primeggiare in ogni campo». Non sono state parole che mi sono scivolate addosso come le altre queste: «Programmata per primeggiare in ogni campo». Ch’è come dire: da quando è nata, è stata investita d’una mission ai limiti dell’incredibile, dell’impensabile, dell’impossibile, cioè di non fallire mai. Programmata per vincere. Punto. Come si programma un post sui social perchè spacchi il secondo, come si programma una macchina, o un computer. Programmare quando c’è di mezzo la libertà, però: c’è un rischio più folle?

Per fare questo, ovviamente, si deve accettare il prezzo esoso da pagare: del sonno si dirà che è tempo perso, degli amori si dirà che bisogna avere tempo per coltivarli, di tutto ciò che fa di una vita una vita umana si dirà che bisogna essere disposti a sacrificarlo perchè bisogna vincere. E, per vincere, occorrerà essere disposti a qualsiasi rinuncia. Pur di vincere. Ma è davvero pensabile poter vivere una vita da vincenti, senza mai calcolare il rischio di una sbavatura, di un errore, di un semplice peccato di gioventù che faccia deragliare (anche solo un pochino) la rotta immaginata da chi c’ha messo al mondo? Se programmiamo qualcuno per vincere e basta, cosa gli/le accadrà il giorno in cui, per la prima volta, dovrà fare i conti con una sconfitta o un errore? Andrà in tilt come il computer, causerà un black-out esistenziale, manderà tutto all’aria solo perchè una ciambella su dieci, un bel giorno, uscirà senza il celebre buco? La galera – ma ancora prima la mia piccola storia di ragazzo – m’ha fatto pagare, mi sta facendo pagare, al prezzo di crudeli scottature, ciò che, in passato, non avevo mai calcolato: l’imperfezione, l’ansia, l’amarezza di non farcela sempre ad arrivare , il limite, la deficienza, i difetti, la carenza. Tutte cose delle quali, se sono stato «programmato per primeggiare», non ho fatto esperienza al tempo giusto, quello dell’infanzia, della maturazione. Sbagliare, non per il gusto di sbagliare, non è mai tempo perso: è imparare come si fa, quando si cadrà, a rialzarsi. Peccare, non per il gusto di peccare, non mai è tempo perso: è imparare il numero civico al quale bussare per ottenere la misericordia.

L’uomo è fallibile, frangibile, friabile. Se di una vita si dice ch’è “incredibile”, non è un complimento come potrebbe apparirti di primo acchito: è ammettere che “non è credibile”, incredibile per l’appunto. Che non è possibile immaginarla e, dunque, ammirarla. Forse è per questo che di un computer o di una macchina non si prova alcuna pietà: ci dispiace se si rompe, se va in tilt, se è da gettare. Di una persona che fallisce, invece, si riesce a provare sentimenti di compassione, pietas, partecipazione: è il suo mostrarsi fallibile a renderla più umana ai nostri occhi, al nostro cuore. Non invidio chi nasce «programmato per primeggiare». Ammiro, invece, chi, per fare della sua vita un capolavoro, ha sbandato, si è ferito, ha fallito il bersaglio a più riprese. E ha cercato, sta cercando, in tutti i modi di rialzarsi. Vederlo sbucciato me lo rende credibile, fa sentire meno imbarazzante il mio avvicinarmi a lui. Non per nulla esiste la confessione cristiana: per assolvere gli sbagli commessi. Ma se uno/a non sbaglia mai, anche il perdono gli apparirà tempo perso. Roba vintage. Occasioni di seconda mano per storie mediocri. Programmate per perdere.

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