Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

W1403438929K140849 copiaCaparbietà, ingegno, maturità, coerenza. A 14 anni.
Pregiudizio, contrasto della libertà d’espressione e poco rispetto della diversità. Dall’altra parte della cattedra.
Sono quelle storie che fanno male alla scuola, da un lato. Perché sono una sconfitta di un sistema che in questi casi rivela drammaticamente di far acqua da tutte le parti, perché incapace di essere adeguato a svolgere il proprio compito. Nonostante esiga dagli altri lo svolgimento del proprio.
Dall’altro lato, invece, in realtà, alimentano la speranza. La speranza che alle volte le grandi anime si formano non grazie a qualcuno, ma nonostante qualcuno. La speranze che, nonostante le magagne di un’istituzione – come la scuola – che è e sarà sempre soggetta a critiche, tempi e luoghi per diventare grandi non mancheranno mai: basta volerla, basta sentirla, basta cercarla l’opportunità di crescere.
La tesina da preparare, per l’esame di Terza Media: prima occasione di mostrare qualcosa di sé ed affrontare un lavoro di rielaborazione personale di un’esperienza. Un modo per comprendere e approfondire qualcosa che, altrimenti, sarebbe rimasto solo l’iterazione di un gesto iniziato da piccoli e ripetuto solo perché “piace”, conservato confusamente con il mucchio delle altre cose che “piace”.
In fondo, non è così strano che, a quell’età, ci siano attività proseguite quasi “con il pilota automatico”, solo perché piacciono, senza stare a domandarsi il perché di questa scelta o approfondire le ragioni e le motivazioni.

In questo caso, si tratta dell’esperienza dello scoutismo, che, per Cecilia è stata tanto importante che ha voluto investirci le sue forze quattordicenni, per provare a far capire a chi avrebbe letto e ascoltato (si spera!) come mai rivestisse un ruolo così rilevante.
Purtroppo, invece, qualche insegnante ha addirittura preso in giro la ragazzina per la sua scelta, invece di incoraggiarne l’originalità. Ha deciso a priori cosa valesse la pena, senza avere la pazienza di ascoltare rispettosamente cos’avesse da dire. Senz’avere quel rispetto per il lavoro, qualunque sia, che è preludio della possibilità di comprendere lo sforzo altrui e senza avere il quale non è possibile esplicitare quel rispetto dell’altro anche e soprattutto nella sua diversità senza il quale perde di significato qualunque nozione appresa sui banchi di scuola.
Se il pregiudizio impera e sovrasta la volontà di ascoltare e valorizzare il lavoro di una studentessa. è evidente che c’è qualcosa che non va. Potremmo essere anche ottimi insegnanti, ma dobbiamo avere l’umiltà di farci dare una lezione sul rispetto da una ragazza delle medie.
Sì, perché nonostante questo pessimo comportamento, lei non si è arresa: ci è rimasta male ovviamente, chi non sarebbe deluso da un comportamento simile? Ma è andata avanti, pronta a “sfidare” i suoi insegnanti, in sede d’esame.
Una dose di coraggio doppia, quindi.
Massima stima.
Adesso, volenti o nolenti, tutti hanno ascoltato il suo lavoro sullo scoutismo e, complici le critiche, lei sarà sicuramente ancora più convinta della propria scelta, della propria vita, dei propri valori, di quello in cui crede. Conseguenza forse favorita proprio dall’aver subito una mancanza di rispetto nei propri confronti.
Certo, probabilmente si tratta solo di una piccola storia, che si perde tra le pieghe della storia del mondo, a cui nessuno darebbe importanza. Del resto, non cambia le sorti di alcuna nazione né si può avere l’ardire di vederne un’eroina.
Forse siamo noi che cerchiamo un po’ troppo disperatamente degli eroi.
Non è di eroi che abbiamo bisogno.
Ma di persone coerenti e caparbie sicuramente sì. Persone capaci di impegnarsi fino in fondo, con umiltà e perseveranza. Con la schiena dritta di fronte alle critiche, ma disposti a chinarsi di fronte agli ultimi. Persone che sappiano dare una testimonianza di Vangelo che sia intrisa nell’inchiostro del quotidiano e del feriale, perché a fare la differenza, spesso, non è la straordinarietà ma il coraggio di non scappare di fronte all’ordinarietà dell’esistenza, che prevede il dolore, la morte, la malattia e la solitudine, insieme ai mille altri doni che fanno la vita una meravigliosa avventura.
“Nel paese dei furbi, i ribelli sono gli onesti” (Buonanotte Italia, J-Ax) mi viene da pensare, di fronte alla coerente onestà di rimanere in piedi di fronte alla gragnola delle critiche, disposta a “perdere” agli occhi di qualcuno, pur di rimanere fedele a te stessa.
Ci sono dettagli che fanno la differenza. A volte, questi particolari ce li pongono davanti con maggiore limpidezza i quattordicenni. C’è di che meditare!


Nota:

Il titolo deriva da una canzone di J-Ax.


Fonte:

Viterbo News 24

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