Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Passeggiando per Roma ho incrociato un mio compagno di infanzia; erano almeno 20 anni che non ci vedevamo! Ora lui è un personaggio molto noto, un uomo intelligente e buono di cuore; da giovane anche lui frequentava un gruppo cattolico. Si è sposato e ha due figli, uno di 13 anni e una ragazza di 17.
Ci siamo sommariamente raccontati qualcosa della vita passata soffermandoci, poi, sulle nostre situazioni presenti. Mi ha parlato lungamente di sua figlia, delle sue difficoltà di papà, delle sue paure. Il lavoro lo obbliga a lunghi periodi lontano da casa.
Mi ha fatto un’immensa tenerezza; l’ho visto agitato, soffriva perché sentiva la figlia lontana; gli sembrava che fra loro mancasse il dialogo, almeno come lo avrebbe desiderato lui. La ragazza cominciava ad avere i primi flirt e lui aveva la chiara sensazione che gli nascondesse qualcosa.
Era lacerato dalla necessità di essere fermo e, in un certo senso, autoritario e dal bisogno di ricevere le confidenze della figlia. Si chiedeva quale fosse, nel suo comportamento, il confine fra il desiderio di essere protettivo e il bisogno di controllare la vita della ragazza.
La sua è la situazione di moltissimi padri, forse di tutti.
Mi sono dimenticato di dirgli che fra pochi giorni sarà la festa di san Giuseppe, il papà adottivo di Gesù; avrei dovuto ricordargli che poteva affidarsi a lui; mi sono soprattutto dimenticato di dirgli che Dio è Padre, che Gesù si rivolgeva a suo padre chiamandolo ‘papà’.
Talvolta mi chiedo che tipo di padre sarei stato; caratterialmente sono piuttosto ansioso, mi preoccupo per le persone a cui voglio bene; essere prete, credo sia un po’ come essere papà: da parroco anche io ero preoccupato per i miei fedeli come se fossero stati miei figli.
Ho conosciuto da vicino alcuni papà eroici; conosco soprattutto tanti papà che, senza clamore, offrono ogni giorno ai loro figli la fatica di essere educatori e testimoni delle cose in cui credono.
Non credo sia facile oggi essere papà; spesso vengono criticati; molti dicono che sono assenti; penso andrebbero aiutati e sostenuti, almeno con la preghiera.
Da qualche parte si sente ancora parlare del 19 marzo come della ‘ festa del papà’; sarebbe bello che nelle parrocchie, si facesse qualcosa per i padri, almeno una preghiera durante la Messa; sarebbe bello che figli e figlie avessero un pensiero di gratitudine verso chi ci ha dato la vita e, a nostra insaputa, come ha potuto, con i propri limiti, si è preoccupato, ha lavorato e ha sofferto per noi. San Giuseppe e il tempo di Quaresima ci ispireranno.

(Don Nicolò Anselmi, pag. 36, Avvenire, 9 marzo 2010)

Buongiorno!

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