Fu speciale. Il più speciale tra gli uomini. Eppure, a porgere l’orecchio sui bordi dei Vangeli, se ci fu una cosa che poco Gli importò fu proprio quella d’essere speciale agli occhi della gente. Per questo, alla fine, lo ritennero speciale: perché non gli interessava minimamente di esserlo. Siamo appena agli inizi dell’avventura pubblica eppure la folla accorre già numerosa: lo tallona, gli si fa appresso, lo incalza per quelle parole così dolci e mansuete che tanto bene fanno ai cuori oppressi e angariati. Ci sono giorni in cui l’unica cosa che urge fare è decidere come si vuole essere: schiavi o liberi. Questo, il Rabbì di Nazareth mostra di saperlo. E, nonostante la gloria che Gli si cuce addosso con insistenza, l’unica cosa che cerca è quella di avere Se Stesso in suo potere: chi è solo è tutto suo. Senza fraintendimento alcuno: «Tutti ti cercano!», Gli confidano i suoi amici (liturgia della V^ domenica del Tempo Ordinario). La fama, il potere, la notorietà pubblica: a quel pugno di amici tutto questo odora di beltà, di beatitudine, di celebrità. Una notorietà che, a cascata, cadrà anche su di loro: “Guardali, sono gli amici del Rabbì”. Lui, invece, a domanda risponde con un invito: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». Lo cercano, Lui fugge: si nasconde, ama ritrarsi nel segreto col Padre suo, conosce un luogo lassù nel monte in cui la creatura s’apparta col Creatore, il pittore si mette faccia a faccia con la Bellezza, l’uomo punta dritto il volto sul suo Dio.
Da lassù, poi, riprenderà sovente le strade di quaggiù: nulla troverà mai di più soave l’Uomo di Nazareth che potersi gustare lo spettacolo di un uomo che si rimette in piedi: la suocera di Simone, i malati, gli indemoniati. Il mondo guasto Gli si fa incontro. Certuni, tra i guasti, vengono portati da altri: «Subito Gli parlarono di lei» – sottolinea Marco a proposito della suocera di Simone. Gli parlano perché Lo sanno sensibile all’umano, prodigo verso le ferite, amante dei rattoppi e delle ricostruzioni. Sarà il suo pane quotidiano negli anni di quaggiù: ascolta e guarisce, prega e annuncia. I miracoli – quando Gli riusciranno, mica sempre – fungeranno da promemoria e anticipo allo stesso momento: memoria della cura spassionata verso l’uomo slabbrato, anticipo di ciò che sarà il mondo nel domani dell’Eterno. Quasi un rintocco nostalgico di come potrebbe essere già oggi il mondo visto e abitato dalla parte di Dio. Il successo di Cafarnao è già stato archiviato tra i ricordi del passato: nulla Gli fa montare la testa più del gustarsi i ciechi che vedono, gli storpi che camminano, le meretrici che tornano ad amare. Dopo il successo accadrà il fallimento: nessuno tra quelli occorsogli, però, Gli distrarrà più di tanto la stima di sé. L’unico vero fallimento, confiderà un giorno nel suo pensare da Dio, sarà quello di non sapersi dare una risposta quando la domanda è urgente, l’attesa pressante, la decisione ormai prossima. Quel giorno più che correre o rallentare sarà necessario esserci: farsi trovare pronti, capaci di intercettare i passi e i passaggi del Cielo, lesti e desti a salire nelle braccia di Colui che, tutto mani e tutto occhi, sa ricostruire i cocci frantumati. Ricomporre le storie marcite.
È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di vedere.
(J. Ratzinger, Gesù di Nazareth)
Pur Dio, mostrerà dubbi e domande nel suo camminare scalzo tra gli uomini: non ebbe mai la pretesa di mostrare precise convinzioni su ogni cosa – eccetto l’amore del Padre suo – ma, seppur Dio, mostrò d’essere capace di attraversare i sentieri del dubbio, dell’incertezza, dell’umana solitudine. Perfettamente uomo, perfettamente Dio, perfettamente compagno di viaggio. I migliori tra i suoi nuovi profeti li scelsi tra i ciechi e i raminghi, i lebbrosi e gli sgangherati: le imperfezioni rendono più credibile una storia e, piuttosto che normali, i suoi li volle vedere felici. Che, a dirla tutta, mise in chiaro sin dagli inizi delle sue scorribande che quelli che ti amano non cercano affatto di aggiustarti. Loro, gli amanti, ti amano così: rotto. Perché c’è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; ma c’è anche uno spettacolo che è più grande del cielo. Ed è l’interno di un’anima. Quelle anime Lui andò cercando. Da quelle anime fu lungamente cercato.