Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

lupo.jpg Un grido – “Ammazzatelo quell’assassino” – scagliato furioso da un passante nello scrutare chi stava velato sotto quel cappellino blu intonato col giubbotto a colori. Ma lui tirò avanti dritto, zigzagando tra la folla del giornalismo curioso, verso quella fabbrica che l’altra mattina significò recupero, aria, vita nuova. Opportunità di riscatto. Lui è Pietro Maso, il ragazzo che turbò il quieto vivere di un paesino della campagna veneta il 17 aprile 1991, quasi 18 anni fa. Reo confesso d’aver massacrato mamma e papà per ottenere una vita a colori, ad omicidio perpetrato l’eredità attesa fu di tutt’altra agiatezza: 30 anni di galera e un rimorso inabissatosi nel cuore. Perché l’uomo, granulo di polvere tramutatosi in tabernacolo dell’Altissimo, è sempre in viaggio tra le Altezze e gli Inferi. Tra la tenerezza misericordiosa dell’Eterno e la seria responsabilità dell’Umano. Di generazione in generazione.
Nessuno è perduto. Soprattutto se braccato dal Cielo. Cielo che raccomanda sin dietro le sbarre la musicalità di una speranza tramandata per bocca dell’Ezechiele profeta: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez 33,11). Speranza tutta celeste. Per Pietro Maso. Ma anche per me, per te, per l’uomo pellegrino e per l’uomo vagabondo: il destino del Creato giace custodito e brevettato nelle mani dell’unico Creatore. Ecco perchè possiamo sapere dove abbiamo incontrato Cristo. Ma, dopo l’incontro, non è dato sapere dove si va a finire. Sin dalla lontana genesi del mondo e della Scrittura Sacra vige un protettorato celeste sull’uomo ramingo e fuggiasco: nessuno tocchi Caino.
Stranezza d’imprenditoria tra cielo e terra. Quaggiù per costruire una nave si radunano uomini per raccattare legna e spartire compiti. Lassù per costruire la stessa nave s’insegna la nostalgia dell’alto mare, del mare spazioso e vasto. Perché nell’uomo c’è tutto: potenza, creatività, fantasia, perfezione e perfezionamento, abbozzi e ingegno, inappetenza e volontà. Manca solo una voce che, addentrandosi nel mistero della sua complessa perfezione, ne accenda i passi. Per accenderne la direzione.
Un Credo professato in chiesa c’avverte che sul tramontar del tempo ci sarà un Giudizio. Non solo per Pietro: anche per me, per l’uomo. Ma non sarà certo un giudizio incattivito dal rancore: quel Giudice risulta essere l’unico che conosce l’uomo dalle prospettive interne. Per essersi fatto Uomo.

Proteggiamo Abele. Recuperando Caino, però.

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