Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

donna2(ore 2.43)
DonM.: «Lasciami dormire, ti prego! Mi stai facendo impazzire»
Mar.: «Maddai, accipicchia! Guarda quanto bella sono. Mmm…»
DonM.: «Bella proprio per nulla. Non sei più bella come un tempo. Quando ti conobbi tenevi l’avvenenza dello sguardo, la sinuosità nei tuoi movimenti, la dolcezza nello sguardo. Adesso non più: a gennaio ho deciso che non eri più bella.»
Mar.: «Ma quanto bugiardo sei! (e strattona il piumone a più riprese. I nervi del maratoneta stanno per saltare) Pinocchio che non sei altro.»
DonM.: «Dico veramente: non sei più bella. Anzi, ti dirò di più: ho deciso che non mi interessi proprio (e butta la testa sotto il cuscino) Te la tiri troppo per i miei gusti».

(ore 3.11)
DonM: «Mi stai facendo impazzire. Ti prego: lasciami stare. Cancella il mio nome dalla lista dei tuoi pretendenti (quanto sonno in quegli occhi veloci)»
Mar.: «Ma come, proprio adesso che m’ero quasi convinta che tu potessi diventare il mio principe? (e nel mentre parla, getta all’aria anche l’ultimo vestito intimo. Nuda in fonte al suo guerriero)»
DonM.: «L’ho mangiata troppe volte quest’illusione (però si volta verso di lei e pensa: “Cristosanto, questa è davvero bella”). La notte prima del Canal Grande nel 2009 mi desti appuntamento sul ponte. Mi guardasti e mi colpisti al polpaccio destro. Quella sera di marzo 2010, in Piazza Navona, mi distraesti e io persi un rifornimento: gridavo dall’arsura. Due mesi dopo m’illudesti sotto le mura di Padova e in Piazza delle Erbe mi tagliasti i due polpacci con un crampo mai avvertito in vita mia. Se davvero ti piaccio, sappi che non ti sei mai comportata bene con me».

Mar.: «Però ogni volta t’ho lasciato avvicinare di qualche secondo in più (tutto s’era registrato pure lei) Mmm… il mio Pinocchio! Avvicinati e stavolta sarò la tua Maratona».
DonM.: «Lasciami dormire, ho sonno. Sono stanco.»
Mar.: «Stanco!!!» (e inizia a gridare, a correre nuda per la casa, a saltare sull’altro letto dov’è accampato il fratello. La casa entra nel panico)
DonM.: «Taci o ti butto fuori dalla finestra (“Toccami, dai”! Continua imperterrita lei) Stai svegliando tutti!»
Mar.: «Hai detto che sei stanco!!! E io ho capito quanto falso sei!»
DonM.: «Falso, io? (e spalanca gli occhi come un bambino farabutto)»
Mar.: «Falsissimo. Guarda dietro i muscoli cosa sta scritto»
DonM.: «Cosa? (e girandosi le tocca con la testa le ginocchia. Lei lo contempla dall’alto: non può sempre maltrattarlo)»
Mar.: « (gli tocca il polpaccio per leggere bene i numeri. E’ un brivido in piena notte) 1155 km, 82 ore di corsa, 81mila calorie consumate, 12 settimane d’allenamento. Dove sei andato in tutto questo tempo? (e lo guarda con un pizzico di gelosia)»
DonM.: «A cercare gloria e bellezza altrove».
Mar.: «Peccato, stavolta m’ero decisa che t’avrei abbracciato. Proprio l’altro ieri ho preso casa a Rho, zona Fiera di Milano: l’avevo fatto per guardarti partire e inseguirti»
DonM.: «Pazienza (che falso che sei maratoneta!) Ma con te non voglio più avere niente a che fare.»
Mar.: «Va bene, un’ultima domanda se permetti (e si siede sopra il suo piumone: gli è scomparso pure il sonno)»
DonM: «Prego!»
Mar.: «Perchè hai fatto tutti questi chilometri in questi tre mesi allora?»
DonM: (la guarda e tace. La riguarda e pensa: “ma quanto bella sei?”. La guarda per l’ultima volta e sorride). «Eggià…»

Gli toccò il muscolo, gli carezzò le vene che uscivano superbe da sotto la pelle. Gli fece il solletico sulla rotula, controllò il tendine, il perone e la muscolatura tra ginocchio e bacino. Gli fece una revisione generale.
«Referto?» lo redarguì Babilex dopo essersi sottoposto, stranamente docile, a quel check-up.
«Dunque – e il ragno si vestì della gestualità del medico fuori dalla sala operatoria – oltre al nonno e alla bici, ti manca l’aria, la competizione, il sacrificio, il minestrone della nonna, la squadra, l’allenamento, le salite, le discese, il profumo del pane, il saluto di Ferruccio, lo sguardo, il tempo, l’emozione, il desiderio, la passione, lo stupore, il cielo, le stelle, la natura; lo sguardo della mamma, la foto del papà, i cento euro della nonna, la puzza della vernice, l’odore del tubolare, la compagnia del cuscino; l’alba, il tramonto, La Gazzetta dello Sport, Antonello. Il blog».
Poi gli scavò nello sguardo. E gli parlò senza parlare: lui capì tutto. Gli mancava pure lei, la sua principessa: gli sguardi furtivi dietro la torre campanaria, le carezze con il gallo di sottofondo, le curve morbide e i lineamenti delicati. Gli mancava la sua Vale. E lei lo sapeva. Anche lui lo sapeva: ma tacquero. Perchè erano convinti che quando due amanti iniziano a spiegarsi il loro amore, siamo all’ouverture dell’addio.
Tacquero: in nome del “patto del fienile”
(M. Pozza, Penultima lucertola a destra, Marietti 2011)

(ore 5.59)
DonM.: «Ci ho pensato!»
Mar.: «Meno male, sono due ore che aspetto (e i suoi capelli calano sul cuscino). Dimmi tutto, campione dei miei sogni»
DonM: «Mi sono serviti per cercare di abbandonare sull’asfalto il tuo volto (gli crediamo?). Ma non ci sono riuscito»
Mar.: «A chi nasce bello/a tutto è concesso (e il suo sguardo si posa smaliziato sugli occhi svegli dell’atleta)»

(Gli mette le scarpe ai piedi, lo prende in braccio e lo fa uscire dalla finestra di casa. Un capriolo assiste alla “defenestrazione”).
DonM.: «Dove mi porti?»
Mar.: «Sssttt. Vieni e vedrai».
DonM.: «Mi devo allenare alle dieci. Non farmi fare tardi, ti prego!»
Mar.: «Non ci s’allena quando s’è già conquistato il sogno. Sei tra mie braccia adesso!»


P.S.: quando mi sono svegliato, il mio Garmin segnava 205 battiti al minuto e la maglietta era fradicia come dopo il più massacrante degli allenamenti. Però dicono che i sogni fatti verso l’alba s’avverano: speriamo di non essere l’eccezione che conferma la regola. Però era davvero bella!

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