Una maratona, per i più piccoli, nel cuore dell’Egitto, per raccogliere fondi per la Magdi Yacoub Heart Foundation e l’Aswan Heart Center, l’ospedale benefico fondato dal professor Yacoub. Momento di prevenzione medica, ma anche di agonismo sportivo. Anche Marwa, 11 anni, chiede di partecipare. Le pagano tassa di iscrizione, decidono di lasciarla correre con le altre: che speranza ha una bimba che vende fazzoletti per strada, contro ragazzini dell’Aswan-bene, che vanno a scuola, che fanno sport, magari atletica in modo pre-agonistico. Che corra, che si diverta. Fatta la buona azione, tutto sarebbe tornato come prima. Con i “primi della classe”, comodamente in pole position già dalla culla e quelli nati nella famiglia sbagliata, con meno opportunità (scolastiche, sportive, lavorative) da sempre, chiamati a guadagnarsi, con le unghie e coi denti, ogni centimetro di asfalto, in quella tragica e straordinaria corsa, che è la vita.
Anche Marwa corre, anche se non ha abiti sportivi (figurarsi firmati!), scarpe da atletica o allenamento per la gara. Corre con i suoi abiti di tutti i giorni, con il suo hijab e senza scarpe, perché non ne ha. Si è tolta le ciabatte ed ha iniziato a correre, verso la meta, a un chilometro di distanza.
E ha vinto. Non solo la maratona. Non solo si è conquistata la possibilità di allenarsi con la rinomata Talaea El Geish Sporting Club del Cairo. Ma, anche e soprattutto, la possibilità di andare a scuola (dove non ha potuto mai mettere piede, per aiutare la famiglia poverissima), primo passo per avvicinare quel sogno ad occhi aperti di poter diventare un giorno un medico.
Succede anche questo, in un angolo del mondo: mentre alcune sognano di diventare principesse, una bimba scalza rincorre il sogno di riempire un banco per potere, in futuro, lavorare in una corsia d’ospedale. Perché i sogni sono a disposizione di tutti. Ma la possibilità di realizzarli passa anche da creatività, determinazione entusiasmo e voglia di combattere.
In questi giorni, da noi, le scuole finiscono, ci sono gli ultimi scrutini, gli ultimi verdetti. Per i più, è tempo di un sereno arrivederci ai banchi di scuola, per molti, un vero sospiro di sollievo.
Credo sia il caso di fermarsi a riflettere che per qualcun altro, come Marwa, andare a scuola non è un’atroce tortura, ma, al contrario, il sogno ad occhi aperti di una vita. Tanto che vale la pena rincorrerlo. Anche a piedi scalzi. Per sentire le vibrazioni del terreno sintonizzarsi con il battito del proprio cuore.
E continuare a sognare, ancora più in grande!
Fonti
Avvenire
Egyptianstreets
Enterprise press
Fonte immagine: Enterprise press