Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

cara maria ti scrivo

«Fate ogni cosa che Egli dirà».

Sono le ultime tue parole,

non udiremo mai più la tua voce.

(D. M. Turoldo)

Cara Maria,

in questo tempo di Avvento mi sento un po’ frastornata: questa storia che hai concepito Gesù per mezzo dello Spirito Santo mi lascia senza fiato! Lo so, è un dogma, anche se a me piace usare la parola mistero. Dio che si incarna nel ventre di una piccola donna è un mistero, e il mistero si accetta in quanto tale: lo puoi scrutare o scartare, lo puoi accettare o rifiutare, lo puoi propagare o recidere, ma non lo puoi capire. Però in questo tempo così favorevole non lo voglio tacciare di ovvietà, o sacrificarlo rilegandolo alla stregua di una leggenda da tramandare né tantomeno ridurlo ad assunto adottato ormai dal linguaggio comune per indicare qualcosa che più che razionalmente inspiegabile, ai limiti del sarcastico, è impossibile-punto-e-basta. A questo concepimento voglio dare tutta la sacralità che merita perché questo mistero è una delle poche cose rimaste ‘certezza’ nella mia vita, nonostante di spiegabile non abbia proprio nulla. Ma se è vero che in quel territorio unto di mistero nessuno può arrivare -nemmeno nessun teologo o mistico ha mai potuto varcarne la soglia- proprio lì, chi mi può impedire di sognare? Chi mi può impedire di guardare?

Maria, molti pittori che si son presi la briga di raffigurare la scena dell’Annunciazione, ti posizionano in un angolo, mentre l’angelo occupa tutta la scena riempendo interamente di luce la stanza. Tu sei piccina, l’angelo è grande. Tu sei in ginocchio, lui in piedi. Lui parla, tu stai zitta, non perché ti avesse intimato il silenzio, ma perché a te è sempre piaciuto ascoltare. Le parole dell’angelo le conosciamo, perché le ripetiamo -talvolta distratti- dentro un’Ave Maria che spesso facciamo diventare una filastrocca, e non ci ricordiamo quasi più che quelle parole sono sacre perchè te le ha mandate a dire proprio il Signore: “Rallegrati Maria, il Signore è con te”. Quanta bellezza!, forse troppa per questo tempo nostro, fatto di distratti e di distrazioni che ci pervengono da ogni dove e che ci abbagliano invece di illuminare, ci accecano invece che (ri)donarci la vista e che ci fanno perfin dimenticare che il Signore i suoi angeli li manda ancora oggi, anche a ciascuno di noi. Il tuo si chiamava Gabriele, i nostri si chiamano Teresa, Giovanna, Livia, Andrea, Francesco, Stefano e sono uomini e donne in carne e ossa, e coi loro piccoli e grandi annunci quotidiani ci aiutano a fare un pezzo di strada, ci spingono su per le salite, ci aiutano a scampare qualche pericolo o sopraggiungono per il tempo di una ‘parola’ che ci guarisce e poi vanno via. Molti di loro, per immensa gratuità del Signore, rimangono accanto a noi per una vita intera. I più attenti riconoscono i mandati-da-Dio molto tempo dopo, se non addirittura quando è troppo tardi. Beata tu, Maria, che quell’angelo l’hai riconosciuto subito e in umiltà ti sei prostrata. Ma dimmi, hai avuto paura? Per l’emozione t’è mancato il respiro? Cos’hai sentito? E’ stata una percezione ottica? Una presenza interiore? Un’allocuzione fonetica? E come hai fatto ad essere così sicura che tutto stava accadendo realmente e non stavi solo immaginando? Mi sei piaciuta quando hai chiesto spiegazioni: quando ci vuole ci vuole! Ho letto che la parola incinta significa ‘senza cinta’ e fa riferimento ad un’antica usanza delle donne che durante la gravidanza, toglievano la cintura al proprio abito. Ti ha sciolto la cinta l’angelo Gabriele mentre ti diceva “concepirai un figlio?” o è stata una folata di vento, lo stesso che ha portato in te il seme, a tirartela via? Molte donne dicono di sapere con certezza l’ora in cui diventano madri, e anche se non lo sanno spiegare bene dicono di sentire il seme attecchire. Mistero della fede, mistero della vita. E tu, Maria, hai sentito le tue viscere dilatarsi mentre la potenza dell’Altissimo ti copriva? O forse è stato un leggero pizzico in fondo al tuo ventre che ha dato il via alla tua maternità? Dopo che l’angelo si partì da te, sei corsa allo specchio per vedere se il tuo grembo s’era già leggermente gonfiato, vero?

Scusami Maria, non è un interrogatorio, quanto piuttosto la passione devota di saperti Madre, non solo del mio Signore ma anche mia, e con questa l’impaziente ardore di prendere parte a quel Mistero che ha fatto del tuo grembo un tracollo di purezza nelle impure viscere del mondo. E’ un mistero, Maria, un vero mistero, quello di una ragazza di dodici anni che accoglie con così sapiente armonia e silenzioso abbandono una proposta così Alta. Noi qui siamo abituati a vedere le ragazze della tua età autofotografarsi di continuo assieme alle loro madri, mettendo in circolo un canone di bellezza che non ha la tua trasparenza né i tuoi lineamenti. Le proposte le riceviamo sui social network e hanno il retrogusto amaro del sospetto e del perfido controllo, quello che limita la libertà e fa preferire alla verità il suo surrogato, al limpido sentire il delirio delle sensazioni e del sensazionale. E cosa dire di quei governanti che invece di incentivare la vita promulgano editti di morte -tra ideologie di genere e via libera agli aborti- sulle generazioni che dovrebbero riconoscerti beata? Forse vorresti rispondermi con sagacia che ogni tempo ha il suo Erode, e invece te ne stai in silenzio con gli occhi lucidi di chi quella spada trafitta continua a sentirsela rigirare in petto ancor oggi, eppure continui a trovare la forza divina di custodire le cose meditandole nel tuo cuore. Mi hanno detto poi, che anche noi, come te, possiamo concepire il Redentore, e che la “maternità spirituale” ha come organo il cuore. Aiutaci Maria a sentirci parte di questo Mistero perché questo Natale sia anche per noi il giorno in cui il Dio-dentro-di noi viene finalmente alla luce cosicché i tanti smarriti di cuore -folgorati, ghermiti, conquistati-  possano ritrovare la strada della pace.

A me non resta che prendere in mano un Rosario e ripetere le solite parole, quelle che, in fondo, si dicono gli amanti. E attendere in quei grani le tue risposte, perché tu, Maria, tu non tardi mai!

La tua amata figlia

Buona settimana!


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