roseLeggono e basta e hanno sempre ragione, nel bene e nel male: lo dice lo scrittore francese Daniel Pennac, uno che con i suoi racconti romanzati e le sue storie ha fatto innamorare flotte di studenti e, ci piace pensarlo, di insegnanti. Magari è vero che a scuola non leggono o sbuffano su una pagina di Ludovico Ariosto, di Torquato Tasso o di Giovanni Verga: però poi d’estate te li ritrovi sdraiati sugli aeroporti o a bivaccare nei grandi parchi di Londra mentre leggono (qualcuno in versione originale) tomi di volumi come la saga di Harry Potter o Il Signore degli Anelli. Non parliamo certo di due opere di un centinaio di pagine ma di volumi che farebbero sbuffare sui banchi di scuola il più composto dei bambini prodigio. Leggono tantissimo i ragazzi e questo stupisce solo coloro che troppo in fretta li hanno bollati come disinteressati e disaffezionati alla lettura e alla letteratura: l’estate in maniera particolare ci mostra la vera faccia dei nostri ragazzi che, liberi da imposizioni cattedratiche e scolastiche, finalmente trovano il tempo di immergersi nella lettura di quelle gradi opere che, parlando alla loro immaginazione, sono in grado di accendere in loro il gusto della ricerca, il sapore dell’avventura narrativa e la riflessione sui grandi temi dell’esistenza: che senso ha la vita, cosa sarà del mio futuro, per quale scopo sono stato creato? Leggono per capire meglio chi sono loro stessi. Chi ha paura dell’imprevedibilità giovanile sintetizza la loro passione per la lettura di fantasia come un momento di semplice evasione. Ci perdonino loro dottori, ma non potevano dire cosa più bella, pur volendo significare proprio il loro contrario. Perchè la letteratura è un’evasione momentanea per poi immergersi con più forza e freschezza dentro il dramma splendido e intricato del quotidiano: si legge per immaginare un nuovo modo di essere, per afferrare un’idea e spingerla oltre con il pensiero creativo, per intuire frammenti di profezia dentro una saga apparentemente popolata di maghetti, di elfi e di mitologia.
E’ questo il regalo più bello che troviamo alla fine di un libro, magari divorato come nemmeno noi pensavamo. Le favole – come diceva Chesterton – non dicono ai bambini che esistono i draghi: i bambini già sanno che esistono. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. E questa è un’iniezione di fiducia formidabile nel futuro delle nostre giovani generazioni. Un libro ha un inizio e una fine e tutto questo non è così scontato come sembra: perchè il lettore giovane s’innamora intuendo che quella storia ha un senso e inizia a pensare che anche la sua di storia potrebbe avere un senso meraviglioso, apparendo come qualcosa di sensato che ha bisogno anche dei piccoli particolari per non far cadere tutto il castello della narrazione.
Scorgere – magari nel mezzo di una confusione estiva – un ragazzo immerso nella lettura di un libro è un’infusione di fiducia nel futuro perchè dentro quello sguardo attonito e stupito è nascosta una sete di rivincita verso un mondo e una cultura scolastica che a volte non l’appassiona come sognerebbe. E quello stesso ragazzo è un monito severo a chi ha scelto di fare dell’educazione scolastica e culturale il senso di un’intera vita: il ragazzo si commuove solo laddove avverte che le parole prima di uscire dalla bocca hanno trasformato l’esistenza di chi sta parlando. O scrivendo. Tutto il resto è pura illusione didattica che funziona solamente nel periodo che va da settembre a giugno: l’era della scuola didattica e del catechismo ortodosso. Quella durante la quale siamo ancora tutti chini e supini a rimproverare alle rose il fatto di avere le spine. Quando sarebbe molto più felice ringraziare le spine perchè ci aiutano a custodire le rose. Le spine di oggi saranno i fiori di domani: parola di don Bosco.

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