Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

masaccio_particolare_cristoIl difficile sarà riconoscere nelle fattezze di quell’Ebreo marginale – garzone di bottega al soldo del falegname Giuseppe e figlio sorprendente di donna Maria Nazarena – il Re dell’Universo. Cosicché la periferia della storia diventa per davvero il bivacco di coloro nelle cui mani sta la divina chance di dare un senso splendido alla storia degli uomini. Oggi salutiamo Matteo, evangelista ed ex-esattore delle tasse (e lo ringraziamo per la compagnia settimanale del suo vangelo in quest’anno liturgico): in sua compagnia, dalle sponde di quel lago di Genesaret – e più indietro: da quella genealogia impastata di carne, peccati e redenzione – arriviamo oggi al davanzale dal quale contemplare in anteprima il verdetto finale della storia. Di quella Storia della Salvezza che, contrariamente a quella umana, non è scritta dai vincitori ma dai perdenti. Da quelli che nascono, crescono e s’allevano alla periferia della grande città dell’uomo.
Lasciate perdere il giudizio rocambolesco e terribile pennellato da Michelangelo nella Cappella Sistina. E prendiamo pure le distanze da quel Dio pachidermico e amante della paura che c’hanno tramandato nelle ore di catechismo. Quel giorno l’unica paura non sarà quella di contemplare finalmente il volto di Dio faccia a faccia (è sempre stato il sogno di ogni creatura sulla faccia della terra) ma quella molto più insopportabile d’aver smarrito il suo amore per troppa negligenza. Sì, quel giorno qualcuno di noi s’arrabbierà come un passeggero che vede scappare il treno, come un amante che contempla fuggire la bellezza di un volto. O con quel trepidante sconcerto che prova l’atleta nel vedersi ad un passo dalla gloria. Più che paura di Dio sarà vergogna per la nostra disattenzione: per esser passati in fronte a quel volto povero, meticciato o da galera e non aver scorto un frammento di quella luce celeste. Per quel bicchiere d’acqua non dato, per quella mano fuggitiva, per quella porta rimasta chiusa all’affacciarsi del foresto. Quel giorno Dio non c’entrerà nulla. A Lui spetterà solo il compito di farci contemplare come la nostra libertà ha tratteggiato l’esistenza: se arrabbiatura ci starà – magari nelle vesti di una malinconica constatazione – avrà come destinatario il mittente stesso: per essersi lasciato scappare, dentro la quotidianità della sua storia, la possibilità di braccare l’Eternità.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
(Dal Vangelo di Matteo cap. 25 vv. 31-46)

Il block notes nel quale abbiamo appuntato le nostre opere buone – nel caso Dio le scordasse – non servirà: le ore di preghiera e le giaculatorie, le processioni e le novene, i rosari e il Mattutino Lui li leggerà dietro lo stile con cui avremmo firmato la nostra avventura di uomini e donne. Cosicché qualcuno nemmeno s’accorgerà d’aver fatto l’incredibile e d’aver strappato quaggiù il Regno di Lassù: sempre per quella storia del povero, del mendìco e dell’ergastolano aiutato senz’accorgersi che dietro c’era Lui. Felice sorpresa in calce ad una vita trascorsa nel più quotidiano riservo e nella più nascosta obbedienza al Signore della Vita. Riconoscere il Re in mezzo alle grida angosciate di chi soffoca nello strazio della Croce varrà pure il Paradiso al Ladrone del Venerdì Santo: lo chiamiamo ladrone – e c’aggiungiamo pure buono – ma lui nulla ha rubato, se non l’attimo esatto nel quale riconoscere la regalità di un uomo massacrato dall’ingiustizia. In calce ad una vita infame – abituata ai tempi lunghi della galera e del patibolo – l’immediatezza della Salvezza: il sogno di Dio sin dai tempi della creazione.

“Ecco perché penso che la morte sia l’invenzione più meravigliosa della vita. Depura il sistema dai vecchi modelli ormai obsoleti. Penso che sia una delle sfide di Apple, a dire il vero. Quando arriveranno due giovanotti con la prossima innovazione, la accoglieremo e diremo che è fantastica? Saremo disposti ad abbandonare i nostri modelli, o la liquideremo a suon di chiacchiere? Io penso che faremo di meglio, perché siamo assolutamente consapevoli e la consideriamo una priorità” (Steve Jobs, Playboy, febbraio 1985)

C’è chi il Giudizio Universale non lo sopporta a tal punto da non pensarci più; c’è chi lo attende a tal punto da iniziare quaggiù a costruirlo in Sua compagnia. Tutto dipende dai sogni dell’uomo: c’è chi sogna il cielo e chi sogna il pollaio. Per fortuna che il buon ladrone era un mascalzone, uno di quelli della peggior specie: quella attenta e sensibile ai passi di Dio.
Mai brigante fu più bene-detto. E reso santo da Dio medesimo.

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