Donna-adultera

Ormai sono ai ferri corti con Gesù: non ne possono più di quel rompi. Ai ferri corti perché non parlava come loro, non pensava come loro, non aveva studiato da loro: insomma, non aveva la loro autorizzazione. Oggi deve arrivare una lezione pesante per quest’Uomo dalla parola potente e prepotente (liturgia della V^ domenica di Quaresima). Gesù insegna nell’area del tempio: il cerchio si apre per lasciar passare una donna spintonata da una muta scatenata di scribi e di farisei. Nemmeno la toccano: è sporca e, fosse per loro, pure un po’ porca: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante delitto di adulterio” Sorpresa evangelica: significa che l’hanno spiata, l’hanno appostata pazientemente e l’hanno colta sul fatto. Nelle loro parole avverti la soddisfazione animalesca del segugio che ha braccato e addentato la preda: lapidazione secondo Mosè. Ineccepibile: se ad ogni peccato abbini una legge, la conclusione è matematica. Le cose cambiano, però, quando alla legge accosti una persona, ma questa sostituzione gli uomini non l’accettano: troppo casino, troppi grattacapi e poi quelle pietre sentono la voglia di scaricarsi su qualcuno. Sboccia la loro malizia: “Signore, che ne dici?” Se invoca la condanna non è più misericordioso: se l’assolve calpesta la Legge. Risposta di Gesù? “Chinatosi, scriveva a terra con il dito”. Parole sulla rena: ci son giorni – tra i mille che vanno dal Calvario al Golgota – in cui Cristo è dirompente. L’amore non si scrive sulla pietra: la vita nasce dalla terra. Pare quasi di vederlo questo Genio tutt’intento a plasmare, come il primo giorno della creazione, questa donna mettendo la sua immagine come protezione a quella grandinata di sassi che sta piovendo. E poi t’immagini il tremolio di quegli uomini per la paura di vedere improvvisamente tracciato, fra quei ghirigori, un nome, un luogo, una giornata anche troppo noti alla loro memoria. Perché scrive per terra? Mi piace pensare che non volesse incrociare il loro sguardo; gli occhi di chi condanna un fratello disegnano uno spettacolo così ripugnante che neppure Cristo sembra riuscire a digerire.
Eppure loro insistono, vogliono la sentenza, invocano la morte per quella donna; mentre lui resta avvolto nel suo silenzio. E da quel silenzio, come una frusta, esce la sentenza: “Avanti, condannatela pure! Chi di voi è senza peccato, getti la prima pietra”. Come dire: “io non riesco a condannarla, aiutatemi!” E scrive per terra. L’eco di quelle parole fu devastante: come se fosse stata sollevata all’improvviso la pietra di una fogna. Risultato? Ognuno costretto a fare i conti con quell’odore, con i suoi peccati, anche quelli più accuratamente nascosti. Lui non li guarda in faccia, non cede: continua a scrivere. Testardo l’Uomo quando è in gioco la custodia di un debole. E quelli? “Si ritirarono uno ad uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. Mi piace quel “cominciando dagli anziani”. Forse che hanno più peccati? Forse che hanno mandato i più giovani allo sbaraglio? Forse sanno per esperienza, come vanno a finire questi scontri con Cristo. Meglio battere in ritirata che perdere la faccia, prima che succeda l’irreparabile. Tu pensa se a Gesù fosse saltato per la testa di urlare (e Lui ne era capacissimo): “Ehi, tu che sei rimasto là in fondo. Ma se proprio l’altro giorno, all’ora tale, sul luogo tale hai fatto… hai detto… hai pensato… hai macchinato”.

I petulanti spioni non avevano mai pensato simili pensieri ma le parole di Gesù ebbero la potenza di turbarli. Ognun di loro rivide i suoi tradimenti, le sue segrete forse recenti fornicazioni. Ogni anima fu come una fogna, che, alzata la lapida, manda al cielo una zaffata d’orrendo fetore. I più vecchi furono i primi a partire. Poi, a poco a poco, tutti gli altri, senza guardarsi in viso, scantonarono, si persero. La piazza rimase vuota. Gesù s’era di nuovo chinato in terra e scriveva; la donna aveva sentito lo scalpiccio dei partenti e non udiva più nessuna voce di morte ma non ardiva alzare gli occhi perché sapeva che uno solo era rimasto, l’innocente, l’unico che avrebbe avuto i diritto di gettarle contro le pietre omicide. Gesù per la seconda volta si rialzò e non vide nessuno”
(G. Paini, Una vita di Cristo, Vallecchi, Firenze, 242)

Paura boia! Eppure non basta per mandare in crisi il mestiere più idiota del mondo: che non è quello della donna di battere, ma quello dell’uomo di condannare. Cosa dici? Non pensi ci voglia una buona dose di coraggio a darsi la patente di perfezione, a sistemarsi in testa l’aureola di santità? Guarda che forse siamo solo meno primitivi: pietre sostituite col fango. Evidentemente i miei peccati sono spaventosi, temo di rimanere da solo con loro, cerco la compagnia dei peccati altrui. Mi scopro artista nello spartire le colpe: “questo a te, quest’altro a lui”. E a me non rimane che una briciola di colpa tra le mani. Scusati ci pensiamo, perché non teniamo pietre, ma fango: dopo tutto il fango non fa male. Sporca, ma non ferisce. Le pietre fanno male. Il fango, invece, non fa male. Ma il fango sporca, lo sai? E ti scopri pazzo, ti scopri malato di amnesia irreparabile perché dimentichi che tu sei peccato. “Taci che sei una zoccola. Muto, che sei ladro. Vergognati, assassino. Scappa, bastardo!” Forse scordiamo che queste intercettazioni Dio le conserva geloso: e un giorno quel nastro forse ce lo farà ascoltare. E ci scopriremo infangati.
Sanno che quell’Uomo non scherza e se ne vanno, il tribunale si spopola. Davanti al tempio rimangono Lui e lei: “Gesù solo con la donna, che era rimasta in mezzo”. Gesù smette di scrivere e si alza. Si alza: ora la storia non si scrive più per terra, sulla sabbia; si scriverà in piedi, con solennità: “Donna, dove sono?” Immagina i sentimenti di quella donna: finalmente un Uomo in fronte a lei: un Uomo che la guarda senza desiderio e senza condanna. E germoglia il capolavoro: Lui potrebbe scagliarle la pietra, invece le addossa una splendida dichiarazione d’amore, l’altro nome della misericordia: “Donna, neanche io ti condanno! Va’ e non peccare più”. La miseria della donna che abbraccia la misericordia di Dio. La miseria che s’aggrappa alla misericordia. La peccatrice e Cristo. Basta, non c’è più bisogno di peccati. Il cuore è pieno: è seguita, spalleggiata, abitata dal ricordo di uno sguardo seducente.
Ritrova la sua femminilità. E la storia continua alla luce del sole. Per lei e Lui.

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