Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

"Basta poco e la gente subito ti
riconosce per la strada…"
– canta
Vasco Rossi in una delle sue ultime canzoni. E’ bastata una battuta – cioè
molto poco – perché Roberto Maroni incenerisse Piero Fassino durante la puntata
di "Porta a Porta". Questione di mercato, cioè questione di vita. Di mani
rimboccate. Interessante la puntualizzazione di Maroni alla constatazione che
anche la "Fassino compagnia" era andata al mercato, tra la gente, a rendere
credibile il loro programma di risollevamento dell’italica sorte. Non basta
andare al mercato, occorre saper ascoltare e capire il vissuto della gente. La
voglia di rivalsa, di affermazione, di indipendenza. Prima di tutto nel
pensiero. Relegare l’ondata verde ad una addizione di voti di protesta
significherebbe sminuirne la portata. E, sinceramente, l’impegno profuso. Con
onestà, come tutti del resto. Almeno si spera!
Perché un prete non potrebbe far tesoro di quest’appunto? Verde nel
colore ma neutro nel significato. Ovvero: dell’importanza d’incontrare la gente
nel suo vissuto, di captare il suo linguaggio, le sue aspirazioni, le loro
grida silenziose ma dense d’attesa. E’ opinione maturata in una personale e
studiata riflessione che la gente non sia allergicamente ostile al Vangelo.
Anche se vorrebbe sembrarlo. Problematico è che la sua immaginazione non è più
raggiunta dal linguaggio quotidiano della chiesa, le loro speranze non sono
state risvegliate dal contatto con essa. La loro voce parla un alfabeto che,  chiedendo traduzioni simultanee, smarrisce
l’enfasi e la freschezza delle fonti originarie.
Da più direzioni giunge l’allarme che la chiesa tradizionale stia
passeggiando – incurante del rischio – sul ciglio di un collasso. Per disastri
osservabili da tutti. Viaggiando nel "mercato della vita della gente" mi
consola il fatto d’avvertire che questi disastri li vedono solo quelli che
versano lacrime di nostalgia per una chiesa istituzionale, conservatrice,
bibliotecaria. Una chiesa appassionata d’antiquariato. Non so perché, ma a me
la voce del mercato suggerisce un’altra idea, molto più esistenziale e, di
conseguenza, emozionante: accettando la sfida dell’adeguamento (che non
significa scoloramento dei valori ma ri-traduzione attualizzata), questi sono i
giorni migliori che la chiesa potesse invocare.
Perché all’orizzonte si staglia un’occasione più unica che rara:
lasciarsi ammaliare più dall’autorevolezza che dall’autorità.
Coscienti che non basta entrare nel mercato e passeggiare. Occorre
sedersi nelle sue panchine e imparare il suo linguaggio!

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