Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

toninoguerraImmaginarsi in proprio la vita sembra essere l’impresa più ardua ed estenuante che campeggia statuaria dinanzi all’esistenza del popolo giovane: ma è anche l’unica possibilità che pone loro la certezza d’essere protagonisti attivi della loro avventura umana. Troppo spesso – e noi ce ne accorgiamo quando in prossimità di qualche grandissimo evento i giovani tornano alla ribalta – si trovano a dover fare i conti con un percorso già segnato e semplicemente da percorrere a testa bassa: nei solchi di una cultura già determinata, di un avvenire poco personalizzabile, di chance per mettersi in gioco sempre più risicate e architettate a tavolino. La giovinezza da sempre è un tema combattuto e sovente viene usato per mascherare la fatica di accendere la passione dentro queste anime che vanno migrando di tentativo in tentativo. Chi ha a che fare con l’educazione dei ragazzi sperimenterà sempre più spesso che oggi non basta più appellarsi all’autorità che uno ricopre per riuscire ad addentarsi nell’immaginazione di un ragazzo fino a rimetterla in piedi e farla camminare: occorre che la parola ritrovi la sua originaria capacità di segnare la storia, d’addentrarsi per proporre una modalità diversa di vivere il quotidiano, di riprendersi quell’eleganza che fa di lei il mezzo di comunicazione più efficace tra gli uomini fino a condividere la propria intimità.
C’è un fatto che ormai sta facendo capolino anche nella letteratura della situazione giovanile: sembra che l’essere giovani scateni nel popolo degli adulti una forma di gelosia e di invidia dovuta alla possibilità d’aver ancora tanto tempo a disposizione per organizzarsi il futuro. E questo scatena in chi magari giovine non lo è proprio tanto, una sorta di rivalsa che sfocia nel tenere ostruite le strade alla promozione di chi del futuro sarà cittadino fra pochi anni. Non basta certo dare loro la possibilità di votare per assicurare che la loro creatività e la loro giovinezza sono risorse preziose per l’economia generale: sembra quasi – come rileva un giovane teologo – che mentre c’impegnano a più non posso per cercare di risolvere il problema del surriscaldamento della terra a raffreddarsi siano proprio le relazioni umane che scorrono sempre più faticose tra di noi. Fino a smarrire quella sana complicità di cui la storia tramanda belle pagine di testimonianza: nel passato – e forse in qualche piccolo paese regge ancora – un giovane talentuoso s’approssimava alla bottega di un artigiano e, fianco a fianco, modellava il suo talento fino a farlo diventare la bella professione che immaginava da bambino. L’esperienza dell’adulto seduta a fianco del talento creativo del giovane: e la bottega di paese diventava la scuola in cui il sapere dell’apprendimento diventava ben presto un’occasione di dare sapore alla propria esistenza.
Tonino Guerra, simpatico e poliedrico attore novantenne, sosteneva che “l’ottimismo è il sapore della vita”: mettersi in cooperativa con i giovani e scoprire assieme che il futuro non è così proibito a loro come si tende a dipingerlo li potrebbe aiutare ad avvertire meno la pesantezza del presente dentro il quale sembrano schiacciare tutto il loro interesse. Presentare il futuro e organizzare assieme a loro una possibile traiettoria significa infondere l’ottimismo e l’ottimismo assicura che anche un momento di faticosa ricerca come la giovinezza ha uno splendido scopo nascosto. D’altronde oggi il vero problema – non solo dei giovani – non è tanto la sofferenza o la paura del dolore ma l’angoscia di svegliarsi un mattino e scoprire che non c’è un senso al quale agganciare la nuova giornata.

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