Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

bellezzaEppure il Dio cristiano è il Deus pulchritudinis, l’Artista che pone nelle venature della bellezza uno dei linguaggi più nobili e delicati dei quali servirsi per accendere e tessere un dialogo con l’Uomo, immagine e riflesso della Bellezza stessa. E’ la bellezza che risveglia il cuore, accende l’immaginazione, ringiovanisce pensieri, affetti e stupori. Per molti anni osteggiata e guardata con sospetto pure tra le navate delle Chiese e i laboratori del pensare cristiano, da tempo s’è fatta amara esperienza che la cacciata della bellezza dalla teologia e dal vivere cristiano ha procurato l’ottundimento dei sensi, l’affaticamento dei pensieri e dell’immagine stessa di Dio. La bellezza e la donna: note che si pensavano stonate nel repertorio della sacralità, schegge impazzite di una spiritualità pericolosa e di un’affettività a rischio. Eppure basterebbe sfogliare la Scrittura Sacra per scoprire a quante donne Dio abbia concesso la cittadinanza onoraria: innocenti e seduttrici, ispirate e audaci, fidanzate e mogli, concubine, vedove, prostitute, bellissime, terribili, guerrieri, ribelli, ispirate, profetesse, misteriose, introvabili. Giuditta, Rut, Noemi, Orpa, Ester, Sara, Miriam, Lia, Rachele, Rebecca, la sposa del Cantico, Priscilla, la Madre del Messia.
Una delle intuizioni geniali di Padre Hans Urs von Balthasar fu quella di rovesciare la prospettiva della triade greca “verum, bonum, pulchrum”: per lui il primo posto non è riservato all’azione (il bonum) né tantomeno ad una razionale contemplazione (il verum) ma, piuttosto, alla contemplazione del bello (il pulchrum) che si mostra sempre in una concretezza di cui fare esperienza. Fare esperienza della bellezza è possibile grazie alla capacità che possiede una forma di trasmettere la sua luce. Un’intuizione per certi versi sorprendente perchè pensata ed elaborata in un secolo d’ombre qual’è stato il Novecento. Ovviamente la bellezza di cui parlava il teologo di Lucerna non era una bellezza arbitraria, ma il contrassegno originario e l’eco di Colui che è bellezza.
Non è la bellezza dei rotocalchi e delle veline quella che riflette l’Eterno e che è degna di contemplazione. Ma nemmeno questa bellezza umana merita la disattenzione completa: dal momento che l’uomo apprende alla scuola di ciò che incontra oltre che da ciò che Dio gli ha messo nel cuore. Qualche giorno fa un nostro lettore ha denunciato la sua stizza nel vedere che Miss Benessere a Montegrotto Terme teneva il patrocinio della parrocchia. Stizza che l’ha portato ad imitare l’uomo della lanterna di Nietzsche nel mezzo del mercato e gridare: “non c’è più religione”. Una possibile lettura – di chi, forse, prova nostalgia di un certo tipo di cristianesimo – che non annulla, però, il tentativo di una parrocchia di entrare nell’organizzazione di una manifestazione apparentemente profana. Magari col sogno di sanarne gli intenti e procurare stupore. Serve fantasia – mi sussurrerà il mio lettore – per vederci la Bellezza di Dio nelle forme esasperate delle miss. Ma ne servirà perlomeno altrettanta per non vederci riflesso alcuno di quella Bellezza che dagli albori della creazione s’intestardisce di bersagliare l’uomo nel mondo che abita. Quella Bellezza che fece dire a Paolo apostolo: “corro perchè conquistato” dal momento che nessuno muove i suoi passi se non c’è qualcosa che l’attira verso di sé. E chissà mai che un po’ di bellezza non ridesti questa Bellezza che procura un sano “benessere” per la nostra anima che, spesso e volentieri, è pronta e disposta a decretarne il rimpatrio solamente perchè scomoda categorie inzuppate d’abitudine.
Senz’accorgersi che il contrario della bellezza non è la bruttezza. E nemmeno il velinismo. Ma l’anestesia delle emozioni: cioè di una delle vie più partecipate e delicate che conducono verso l’Altissimo. E qui s’avverte già l’alba di uno stile nuovo di ri-pensare il cristianesimo.

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