Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Mariupol

Nei secoli la soprannomineranno Signora delle Cime ma, a guardar bene, in vita non ha mai cercato le estremità, il pericolo, l’eccezionalità: non ha avuto bisogno di superare i limiti, d’apparire provocante per far attecchire la sua beltà. È più una donna di pianura che delle cime: è nella strada percorsa da tutti non nella comarella delle persone scrupolose. Maria è un’anima pia, una di quelle che vivono della grazia di Dio: “Speranza e preghiera, non so cosa altro dirvi se mi chiedete gli ingredienti della mia felicità” sembra quasi di sentirle risponder ai naviganti. Tutt’intorno, poi, silenzio: tanto silenzio, silenzio-tomba, silenzio delle grandi occasioni. A Nazareth, anche allora, era tutto un tam-tam infinito di voci: tutti a comunicare che stavano comunicando. Lei, invece, si concesse soltanto il diritto che le spettava, in virtù della sua appartenenza alla gente povera: quello di sorprendersi. Di lasciarsi sorprendere dalla vita: “Sia fatta la volontà di Dio!”, le avranno pure insegnato la madre Anna e il padre Gioacchino. Anzitempo.
Quel grido, a Nazareth, più che una luce fu un proiettile: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». Impossibile anche solo da immaginarsi: in certi giorni la realtà supera di gran lunga la più fervida fantasia. Quell’annuncio non lo conosceva a priori: ha dovuto reggere in diretta la forza d’urto di quelle divine vibrazioni che, per la prima volta, stavano sconquassando il mondo e la storia di quaggiù. Chi pensa che tutto questo sia stato un gioco o una scenetta dell’asilo riprovata svariate volte, non s’accorge di strappare via alla storia cristiana la sua pagina più accecante. Di trattare Maria come la marionetta d’un Cielo divertitosi a fare da menestrello all’umanità. Quando al Cielo, invece, era chiaro ciò che le donne ucraine e russe stanno mostrando in queste giornate convulse: che sono i soldati a vincere le battaglie, che è negli uffici che si perdono le battaglie. Ci voleva, comunque, un cuore alquanto creativo per metter ordine e disegnarci un percorso dentro il disordine di quell’inaspettata annunciazione: perchè quando ti addentri in un mondo sconosciuto scopri d’essere libero, ma senti anche che te la devi sbrogliare. E, soprattutto, che alla fine ci sarà una sentenza, comunque vadano le cose. E’ il dramma mattutino di Maria, tutt’altro che servile all’udire le parole angeliche dell’arcangelo: «Come avverrà questo?» L’avventura pesa, lei non l’accetta all’acqua di rosa: la soppesa, non vuole perdersi l’appuntamento.
Come avverrà questo – «Non temere, Maria!» – a Mariupol, la città ucraina che reca il nome della Vergine, dove si sta vivendo un vero genocidio tra stupri, fucilazioni, saccheggi? Dove tutto sembra filare liscio come l’odio. Si era alzata anche lei, come tutti noi, con quella fissa in testa, ogni giorno sempre la stessa ma che ogni giorno la si tenta di colorare di una sfumatura diversa: (ri)cercare la versione migliore di noi stessi, ovverosia l’avventura di permettersi di diventare qualcosa di diverso dalla solita versione che già siamo. Se l’avventura pesa e la conversazione è serratissima, Maria però è certa che l’alleanza resta la formula più solida tra quelle esistenti in natura: «Lo Spirito Santo – è la certificazione di autenticità marchiata a fuoco su quell’annuncio – scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». Posta così, la faccenda è tutt’altro che un tranello. E la chiusura di Maria è d’una bellezza barbara: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Non è tregua, è alleanza.
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città dell’Ucraina chiamata Mariupol a una vergine di nome Maria. Entrando da lei disse le stesse identiche cose di Nazareth: «Il Signore è con te». Fuori dei monaci sporgono denuncia: “Vogliono cancellare la città di Maria dalla faccia della terra”. Che il Satanasso non sopporti Maria è la prima cosa che la Bibbia avverte. Ovvio che cerchi in tutti i modi di cancellarne le tracce: davanti a lei si fa un cacasotto. Lei, intanto, per strada organizza la resistenza al grido: «Nulla è impossibile a Dio».

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei (Luca 1,26-38).


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