Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Operai
alle strette dipendenze del cielo. Con una doppia possibilità lavorativa: con o
senza contratto (Mt 20,1-19). Al calar della sera a chi scelse il contratto
spetterà il giusto. A chi s’arrischiò sulla Parola data toccherà una paga inedita.
Ai primi la giustizia, agli ultimi la generosità. Stipendi strani strappati al
chiaror dell’Eterno.
Non s’archivia
giorno – dei mille che colano tra Nazareth e il Calvario -, non si piega
pagina, non si bevono storie che non conservino l’eco di brontolii, simulazioni
nervose e inaspettate rivolte sotto il cielo di Galilea. D’altronde chi zappa
dal fresco della mattina alla canicola del primo pomeriggio s’attenderebbe
soldi maggiori dell’ultimo fannullone beccato sui gradini della piazza
all’estinguersi della luce. E assunto al volo. Magari controvoglia. Parabola
intuita così bene da costare la vita al suo Ideatore che, consapevole, alla
sicurezza del silenzio preferì il coraggio dell’enunciazione.
Stipendio
contestato. Criticato. Maledetto. Perché se uno è vecchio che se ne vada al
ricovero. Se è moribondo che s’aiuti a morire: accelerandone la dipartita. Se è
malaticcio che ci badi l’Ulss. S’è brutto che s’implastichi. O s’impasticchi.
Se è ciccione che si massacri in palestra. Se è imbecille che del carro scelga
la ruota. A tutti lo stesso numero di scarpe. Nella chiesa: tutti inclergimati.
Nello sport: tutti vincenti. Nella politica: tutti sorridenti. Nella piazza:
tutti truccati. Finti operai-salvatori. Smemorati che siamo tutti operai
dell’ultima ora. Avremmo pure iniziato all’alba a zappare. Ma qualcuno aveva
prima comprato il terreno. Dissodato la terra. Piantato la vigna. Atteso,
potato, trattato e salvaguardato gli acini. A credersi qualcuno bisogna avere
il cervello fuori fase. Straordinari? Eccessi? Salamelecchi? Che serve: mettici tutto il cuore e va
bene così. Perché Qualcuno è così onesto da pagarti non solo il lavoro ma riscattarti
anche le struggenti ore del vederti rifiutato. Non chiamato. Ignorato. Le ore
di precariato.

tristezza.jpg

L’Heidegger filosofo la battezzò: "bellezza del dimesso". Il
fascino del rifiutato. Il sapore di ciò che disgusta. Alle "cinque del
pomeriggio" – mentre tutti i datori di lavoro s’imbottigliano all’uscita – un
capomastro s’arrischia l’assunzione di un pugno di precari. Azienda in continua
fase d’assunzione. "Alle cinque", in piena zona cesarini, quando già il
cartellino sta per essere timbrato
assume in azienda la supermaritata Samaritana pizzicata presso il pozzo di
Giacobbe. Sradica il Matteo pubblicano dal banco delle tasse. Rapisce lo
strozzino Zaccheo, conquista la povera Maddalena da cui uscirono sette demoni.
E, nell’estremità dell’estremo, quadra persino l’esistenza del buon ladrone: "Oggi sarai con me nel paradiso"
(Lc 23,43). L’unico santo canonizzato direttamente dal Cristo. Non se la
prenderanno di certo Pio da Pietrelcina, Antonio di Lisbona o Teresa di
Calcutta. Il loro Capomastro ogni tanto firma contratti lavorativi
personalizzati. E si prende pure la responsabilità del materiale usato. Mai
dubitare delle capacità di Dio! Mai disperare della conversione anche di chi ci
sembra tanto lontano!

I cimiteri
son pieni di persone che s’immaginavano insostituibili: ma finora non è ancora
esistito l’uomo necessario.

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