Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

giocoC’era una volta il mercantilismo servile di una certa politica a fare da scandalo all’opinione del popolo: una schiera di yes-man e di fattucchiere pronte a tutto pur di non fallire il bersaglio del potere e del drago. Eppure questa è solo la faccia della medaglia, quella che riproduce il volto di Cesare. L’altra faccia è quella che riguarda Dio e la sua Chiesa ed è una faccia da scrutare in profondità se vogliamo essere obiettivi e non cadere in problemi di coscienza. E’ il volto di una certa Chiesa che, lungi dall’essere rischiarata dalla luce di Cristo, sta confondendo troppo spesso l’essere cristiani con il giocare al cristianesimo. Complice pure una certa “teologia dello struzzo” (o dell’insabbiamento, ndr) che ha preferito la mistificazione della realtà alla lungimiranza della denuncia. E’ servita l’amabile dolcezza e la severa chiarezza di un Papa troppo ingiustamente ridicolizzato per richiamare alla fedeltà il gregge di Cristo: “posso capire che di fronte a crimini come gli abusi commessi da alcuni sacerdoti (…) qualcuno dica: questa non è la mia Chiesa, non posso più stare con questa Chiesa” – ebbe a dire Benedetto XVI durante il suo ultimo viaggio in Germania nell’estate del 2011. Affermazione che non è una vertiginosa calata di pantaloni ma una denuncia implicita rivolta alla Chiesa stessa, quasi a dirle “chiedi pure l’onore e la fiducia al mondo ma tu per prima dimostrati onorabile e credibile ai suoi occhi”. Perchè se il cristianesimo è una forma di umanizzazione deve arrecare all’uomo quella dolcissima sensazione di sentirsi elevato a più alti misteri e non umiliato a disumanizzanti nefandezze.
La magistratura farà il suo corso, ma l’episodio balzato agli onori della cronaca vicentina – le morbose attenzioni sessuali di cui è accusato don Sergio Rappo, parroco di Santa Croce a Schio (VI) – è la punta di un iceberg che sta dettando moda troppo facilmente anche tra i sacri palazzi e le navate fumose delle cattedrali di un tempo: le notti bravi dei preti gay, gli imbrogli e le frodi fiscali di matrice economica, l’abbandono certosino del gregge ferito da parte dei pastori, gli scandali meschini e putridi di chi gioca con il mondo dei bambini e una sessualità deviata e deviante sono un grido d’allarme che non può non turbare il sonno di chi è ancora convinto che l’Eternità è stata messa come possibilità nelle mani dell’uomo, chiedendo a lui collaborazione e fedeltà. La persecuzione di cui sono vittime i fratelli delle chiese cristiane nel Terzo Mondo ci suona oggi da monito nell’Italia e nell’Europa che troppo facilmente si dichiara cristiana e troppo sovente fa la vittima per una persecuzione che esiste solo nelle sue fantasie: sarà meglio che preghiamo un po’ meno per l’unità dei cristiani (di cui in questi giorni si celebra la settimana di preghiera, ndr), per la conversione degli Ebrei e per quella del popolo che invoca Allah e torniamo più sovente a gridare a squarciagola inni e cantici spirituali per la conversione della Chiesa di Dio. Perchè nessun popolo accetterebbe mai di innamorarsi di un messaggio che sia incapace di portare all’uomo un aumento di umanità.
La speranza è sempre quella che le notizie siano inesatte, anche se la storia passata ci è di scoraggiamento in questo. La probabilità più certa è che anche questa volta il tradimento di uno (che forse si vedrà solamente spostare in un’altra parrocchia) metterà alla berlina l’impegno indefesso e lacerante di migliaia di preti che danno la vita per continuare a diffondere la speranza nel cuore della storia con uno stile amabile e dolce. Sarà forse un segno d’attenzione e d’amore verso questo gregge rimasto fedele se, almeno questa volta, si troverà il coraggio di guardare in faccia la verità e una volta tanto di chiedere scusa per non essere stati all’altezza dei sogni di Dio.
Quei sogni colorati che il mondo s’è ormai deciso a cercare fuori dalla Chiesa.

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