Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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San Francesco, patrono d’Italia, di cui, il 4 ottobre, festeggiamo solennemente il transito al Padre Celeste, è tra i santi più noti, oltre che tra i più venerati in tutto il mondo.
Ve n’è, senz’altro, motivo. L’importanza della sua figura trascende il ricordo del suo ordine religioso e persino quello ecclesiastico. In un tempo difficile per la Chiesa, la sua inquietudine è diventata la ricerca di molti, la sua fede ha aperto nuove possibilità a tutti i fedeli.
Figlio di un ricco mercante di stoffe, con l’ambizione di diventare un cavaliere, nonostante il proprio corpo fragile e minuto, partecipa, nel 1202, alla guerra tra Assisi e Perugia, rimanendone catturato. Dopo aver assaporato l’asprezza della prigionia, per un anno, le ricchezze del padre sono la sua salvezza: riescono a riscattarlo. Torna ad Assisi, non solo vinto, ma fiaccato nel corpo e nello spirito. parte nuovamente, al seguito di Gualtiero de Brienne, per muovere guerra in Puglia. 45 km dopo la partenza, nei pressi di Spoleto, la febbre lo assale e lo costringe a fermarsi. In sogno, una voce lo interpella: «Vuoi servire il servo o il padrone?». Francesco è ambizioso: non ha dubbi nel rispondere. La stessa voce gli intima di tornare.
Dopo aver prima finanziato (vendendo a Foligno delle stoffe del padre, oltre al proprio cavallo) ed in seguito lavorato in prima persona per i restauri di san Damiano, è portato dal padre a giudizio dal vescovo (aveva venduto i beni del padre, senza il consenso di quest’ultimo). È in quest’occasione che avviene uno degli aneddoti più famosi: tolto ogni avere paterno, compresi gli abiti, completamente nudo, riconosce in Dio la paternità più rilevante della propria vita, in cui vivere il proprio essere figlio.
Rinunciato al padre terreno, il Serafico padre Francesco si ritrovò, quasi suo malgrado, guida di molte anime, che si unirono a lui, dando vita, prima all’ordine dei Frati minori, in seguito, alcune ragazze, a partire da Chiara, diedero origine alle Clarisse, di vita contemplativa.
Nel 1209, la regola ricevette l’approvazione papale ed i frati continuarono la loro vita, nella semplicità, nella povertà, nel lavoro, nella preghiera e nella predicazione.
Di Francesco, in particolare, è nota l’austerità, come testimoniano diversi passi delle fonti Francescane, causata dall’occupazione di avere non solo i pensieri e l’animo, ma tutto il proprio essere integralmente rivolto verso l’Unico che davvero conti:

Ovunque fosse ospitato di notte, non voleva materassi o coperte sul suo giaciglio, ma la nuda terra raccoglieva il suo nudo corpo avvolto solo nella tonaca. Quando poi concedeva un po’ di riposo al suo corpo fragile spesso stava seduto e non disteso, servendosi per guanciale di un legno o di una pietra. E quando lo prendeva desiderio di mangiare qualche cosa, come suole accadere a tutti, a stento si concedeva poi di mangiarla (FF 412).

Era libero da ogni sollecitudine per il corpo, trattandolo come un vaso derelitto ed esponendolo alle ingiurie sempre preoccupato di non lasciarsi vincere dal desiderio di alcuna cosa materiale per amore di lui (FF 414)

Tuttavia, è giusto e bello notare come, sul finire della propria esistenza, con l’umiltà che aveva imparato a far propria, in seguito al consiglio con un confratello,  il serafico padre abbia modo di rivedere, alla luce della proprio esistenza, di aver ecceduto nel disprezzo verso di lui, mostrandosi ingrato verso chi si è mostrato “amico fedele”

Un giorno dovendo lenire, sia pure contro volontà, le sofferenze del corpo con vari medicinali, perché i dolori erano superiori alle sue forze, si rivolse con fiducia ad un frate, perché sapeva che gli avrebbe dato un consiglio saggio.
«Cosa ne pensi, figlio carissimo, del fatto che la mia coscienza mi rimprovera spesso della cura che ho per il corpo? Forse teme che io gli sia troppo indulgente perché è ammalato, e cerchi di soccorrerlo con medicamenti rari. Non già che il corpo provi diletto in qualche cosa, perché rovinato com’è da lunga malattia ha perduto ogni gusto».
Il figlio rispose al Padre con grande accortezza, conoscendo che il Signore gli suggeriva le parole: «Dimmi, Padre, se credi: non è stato pronto il tuo corpo ad obbedire ai tuoi ordini?».
«Gli rendo testimonianza, figlio, che fu obbediente in tutto, in nulla si è risparmiato, ma si precipitava quasi di corsa ad ogni comando. Non ha sfuggito nessuna fatica, non ha rifiutato nessun sacrificio, purché gli fosse possibile obbedire. In questo, io e lui, siamo stati perfettamente d’accordo, di servire senza riserva alcuna Cristo Signore».
E il frate: «Dov’è dunque, Padre, la tua generosità, dov’è la pietà e la tua somma discrezione? È questa la riconoscenza che si dimostra agli amici fedeli, ricevere da loro un beneficio e non ricambiarlo nel tempo della necessità? Quale servizio a Cristo tuo Signore hai potuto fare sino ad ora senza l’aiuto del corpo? Come tu stesso dici, non ha affrontato per questo ogni pericolo?».
«Sì, lo ammetto, figlio – rispose il Padre -. È verissimo!».
«E allora – proseguì il frate – è ragionevole che tu venga meno in così grande necessità ad un amico tanto fedele, che per te ha esposto se stesso e tutti i suoi beni sino alla morte? Lungi da te, Padre, aiuto e sostegno degli afflitti, lungi da te questo peccato contro il Signore!».
«Benedetto anche tu, figlio mio–concluse il Santo—perché sei venuto incontro ai miei dubbi con rimedi così saggi e salutari!».
E rivolgendosi al corpo, cominciò a dirgli tutto lieto: «Rallegrati, frate corpo, e perdonami: ecco, ora sono pronto a soddisfare i tuoi desideri, mi accingo volentieri a dare ascolto ai tuoi lamenti!».
Ma cosa avrebbe potuto recare conforto a quel povero corpo quasi estinto? Cosa offrirgli a sostegno, essendo in ogni sua parte in rovina? Francesco era già morto a questo mondo, ma Cristo viveva in lui. Le delizie del mondo erano per lui una croce, perché portava radicata nel cuore la Croce di Cristo. E appunto per questo le stimmate rifulgevano all’esterno nella carne, perché dentro la sua radice gli si allungava profondissima nell’animo. (FF 800)


Fonte:  ilpoverellodassisi

Fonte immagini: ilsussidiario

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