Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato
black friday

Come sintetizzare l’esistenza in un tre ore. Perchè al Black Friday indetto nella notte scorsa a Padova non tutti i negozianti hanno aderito. Cosicché, attraversando la stessa piazza, capitava sovente d’imbattersi in un negozio con affisso nel vetro l’adesivo “Black Friday” e subito dopo in un altro negozio con un cartello – scritto a mano e non stampato in serie – con scritto “#No Black Friday”. Uno di loro, sotto la scritta, ne ha dato la spiegazione: “siamo commercianti seri”. Hanno ragione i primi: una serata investita a rendere abbordabili prezzi altrimenti proibitivi potrebbe aiutare la gente a soddisfare qualche piccolo desiderio lungamente vagheggiato. Ma come dare torto ai secondi? Certi oggetti, certe stoffe o certe eleganze sono cose di prima qualità e non possono andare svendute solo per arraffare la simpatia popolare. Valgono punto e basta: perchè abbassarle al livello delle cose comuni?
L’esistenza non è una merce di scambio. Eppure c’è qualcosa di imbarazzante in questa “svendita” cittadina: non è stata forse la sorte che è toccata a tanti ideali ed altrettanti pensieri quella di vedersi abbassare il valore solo per accontentare il sentimento comune? Perchè per tanta gente vale sempre il vecchio detto che risuona come una litania fuori dalle trattorie del paese, laddove l’apprezzamento non va tanto al buon gusto delle pietanze bensì alla sua quantità: “si mangia a pochi soldi e non riesci nemmeno a finire la carne che ti portano”. Non si dice che la carne è buona ma che la quantità nella quale te la servono è quasi da indigestione. Passi per la merce e per i consumi, ma tale modo di ragionare sembra aver redatto una grammatica che è possibile applicare – con enorme plauso da parte del pubblico pagante – a tutte quelle realtà che fanno di un’esistenza un’avventura da viversi da protagonisti. C’erano una volta delle realtà d’insopportabile bellezza, perchè trasparenti: la bellezza e l’amicizia, l’attesa e l’inseguimento, la trepidazione e l’intrigo. La caparbietà e il merito, il sapore e la costanza, il fascino del corteggiamento e l’esultanza di una prossimità. Paesaggi per palati finissimi, orizzonti per gente innamorata, spazi da abitare per grandi sognatori: sono storie da coniugare al tempo passato, roba da trogloditi della prima generazione cristiana. Li svendettero e l’amore s’abbassò a frequentazione, il corteggiamento a tempo perso, la caparbietà divenne segno distintivo degli ingenui. Fino a fare dell’esistenza un eterno Black Friday della porta accanto: “non darti da fare, arriva un giorno in cui tutti i prezzi verranno abbassati”. Che senso ha comperare oggi se fra due giorni quella merce la ritrovo identica a metà prezzo?
Pensieri che svolazzano liberi ai margini di una città confusa. La consolazione sono quelle serrande abbassate, con annessa spiegazione affissa. Il che non significa che chi vi ha aderito sia un commerciante non serio o incapace. Tutt’altro. Semplicemente raccontano di una scelta diversa: assicurare i propri clienti che quella merce che ieri valeva tot stasera vale ancora tot. Perchè, nonostante tutte le giustificazioni, certi quadri d’arte non cambiano improvvisamente di valore: semplicemente rimangono tali. Forse è per questo che in nessuna chiesa c’era affisso “Black Friday”. E’ vero, nemmeno l’altro cartello appariva. Ma dietro quel simbolo stampato sull’architrave – una Croce – c’era tutta la serietà di un messaggio che non conosce il “Venerdì del saldo” ma solamente il Venerdì Santo: quel giorno di feriale passione nel quale l’Uomo della Croce mostrò il valore dell’Amore, quello che conduce alla morte. Che era come dire: “sono un commerciante serio”. Laddove il commercio è rimasto l’arte di amare senza chiedere sconto alcuno.

(da Il Mattino di Padova, 17 novembre 2013)

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